
Il settimo (The Seventh) è il settimo (!) episodio della seconda stagione e il focus è T’Pol, di cui scopriamo un passato particolarmente turbolento. Mi è sembrato un buon episodio che stenta a decollare ma una volta sui binari giusti, va avanti come un treno.
La prima parte l’ho trovata un po’ debole perché la segretezza rispetto alla missione che viene assegnata a T’Pol mi è sembrata inutile. Avrebbe potuto svelare i dettagli della cosa sin da subito a Archer (e Archer a sua volta a Trip) senza nessun effetto reale sulla storia. Ma sto parlando solo dei primi dieci minuti!
Da quando Archer, T’Pol e Mayweather vanno sul pianeta ghiacciato, c’è tanto di positivo in The Seventh. Il bar per camionisti spaziali (Come on Space Truckin’!) è sfizioso, con tanti alieni diversi (spiccano Klingon e Kreetassan) e con un’atmosfera alla Mos Eisley / saloon western inusuale per Star Trek. Come nel precedente episodio, anche qui si nota il valore della produzione, con vari set nuovi e tante comparse.
Quando poi arriva la guest star Bruce Davison ad interpretare il fuggitivo Menos, che T’Pol non era riuscita a catturare qualche anno prima, l’episodio si fa intenso e le performance dei protagonisti si dimostrano all’altezza. T’Pol è divorata dal rimorso per aver ucciso un compagno di Menos quando non riuscì ad arrestare quest’ultimo, e le emozioni represse con un rito vulcaniano tornano con grande forza. È l’amicizia con Archer che riesce a riportarla alla ragione, grazie a dei dialoghi ben scritti dai soliti Rick Berman e Brannon Braga in cui lui prova a farle capire come gli umani provino a venire a patti con la loro coscienza.
Di fatto, la rivelazione della colpevolezza di Menos è una delle cose che mi sono piaciute meno dell’episodio, perché l’ambiguità del personaggio è ciò che dà forza alla storia. È interessante seguire T’Pol che prova a capire cosa stia succedendo e Jolene Blalock può finalmente far brillare le sue capacità in una prova che le permette di esprimere dei sentimenti, senza comunque dover ricorrere all’overacting.
Certo, ci sono più cose che non tornano troppo in The Seventh… Per esempio, non si capisce perché la pistola di T’Pol diciassette anni prima non fosse impostata su stun (stordimento), né si può comprendere come un’agente segreta con anni di addestramento vada in crisi totale dopo aver ucciso un vulcaniano ricercato per legittima difesa. Infine, la scena dell’incendio nel bar è ben fatta, e ricorda un po’ quella in Raiders of the Lost Ark (I predatori dell’arca perduta, 1981), ma mi è sembrato ridicolo che tutti scappino a gambe levate senza nemmeno provare a spegnere le fiamme.
A parte questi dettagli, ho apprezzato abbastanza questo thriller con un mistero che viene dal passato, che oltre ad esser avvincente permette di rafforzare ancora di più l’amicizia e il senso di rispetto tra Archer e T’Pol (Mayweather, purtroppo, risulta non pervenuto un’altra volta).
Mi ha fatto anche sorridere il lato comico dell’episodio con Trip che non riesce ad essere credibile come capitano della nave, visto che non può prendere nessuna decisione e non mantiene la calma di fronte ad un inutile capitano vulcaniano che, in ogni caso, non vuole niente da lui. Non è il Trip che conosciamo, ma questa trama secondaria di serve solo a rendere più leggero un episodio pieno di tensione e funziona in questo senso.
Concludo applaudendo ancora una volta Bruce Davison, attore consumato che qui apporta molto con la sua interpretazione e ci fa credere per un po’ che Menos possa davvero essere innocente (anche se l’avevo visto cattivissimo in Un sogno per ricordare, in Star Trek: Voyager). Avanti così, Enterprise! Ciao!
Episodio precedente: I predoni
Episodio successivo: Il comunicatore
Fra i miei appunti ho conservato le schermate di un libro scritto a mano, credo sia una sorta di taccuino, segno che in questo futuro gli autori sono abbastanza confusi, alternando tecnologie librarie più disparate, dalla scrittura a mano al PC al tablet. Non si riesce a trovare una regolare evoluzione tecnologica in questa serie! 😀
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Quello di Enterprise è un mondo vario, come il nostro: c’è chi usa il Kindle, chi il tablet, e chi i libri cartacei! :–P
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Di Bruce Davison non ti puoi mai fidare fino in fondo, è la prassi 😉
Riguardo ai punti deboli, soprattutto riguardo alla rivelazione della colpevolezza di Menos, credo si sia scontato nuovamente il limite di essere una serie con un target di pubblico il più ampio possibile: vedi la sottotrama spionistica messa lì solo per stuzzicare lo spettatore ma senza nessuno sbocco o, appunto, la mancanza di vera ambiguità riguardo al personaggio di Davison dovuta alla necessità di dividere in modo netto (ma, alla fine, stereotipato) i “buoni” dai “cattivi”… A parte questo, però, l’episodio si lascia guardare senza troppi problemi.
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E auguri di buon Natale, fratello Trekker 😉🎁🖖🍾
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Buon Natale! Live Long and Prosper! :–D
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Solamente DS9 è andata là dove nessuno Star Trek era mai giunto prima, creando personaggi né nuoni né cattivi, come Garak o Quark! Ma comunque pure questo episodio è assolutamente ben fatto!
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