C’era una volta… L’elenco dei film in videocassetta 1988

Siamo ad inizio anno, e come sempre durante le vacanze natalizie sono tornato nella casa dove sono cresciuto e dove sono ancora custoditi tesori di epoche lontane. Ho pensato di riportare qui l’introduzione alla lista di film disponibili in VHS nel lontano 1988, che uscì col titolo Film in TV 1988 in un supplemento del numero 71 della rivista Video (che nel 1987 era al suo settimo anno e si poteva acquistare per 8,500 lire – esistette dal 1981 al 1997, quando terminò le pubblicazioni avendo anche cambiato nome in Videosat).

A rileggerla ora questa introduzione, a 25 anni di distanza, mi ha fatto quasi tenerezza. L’argomento pirateria è centrale ancora oggi, ma il contesto è cambiato completamente, così come i mezzi tecnici (e secondo me la pirateria ha l’effetto contrario a quello suggerito dall’articolo qui sotto). 

Cinema e video: la realtà batte l’utopia

L’anno scorso, introducendo la guida ai film disponibili in videocassetta, scrivevamo che lo sviluppo impetuoso dell’home video non doveva invogliarci a sognare un paradiso mass-mediolofico prossimo venturo, con uno spettatore antropologicamente mutato, disposto a vedere i film in sala e poi a ripassarli in cassetta, scegliendo i migliori per comprarli e disporli in bell’ordine nella propria videoteca, come si fa coi libri e coi dischi: un paradiso che, tra l’altro, avrebbe ridimensionato il consumo di film in TV, riportando la televisione alla sua funzione originale, che è quella di dare il massimo spazio alla “diretta”. Troppe ombre, scrivevamo, oscurano tale sviluppo, quanto meno lo inquinano: la “pirateria” anzitutto, che rappresenta a nostro avviso il maggiore freno alla auspicata mutazione antropologica dello spettatore. A distanza di dodici mesi, come si presenta la situazione? La “pirateria” è tuttora viva e vegeta, lungi dall’essere sconfitta: le videocassette vendute rappresentano una ridottissima minoranza rispetto alle videocassette noleggiate: il videospettatore premia in nodo ancor più radicale del cinespettatore i “campioni del box-office“; i film recenti persistono nell’ essere preferiti a svantaggio dei “classici” e dei cult movies.

Tuttavia il quadro continua a mutare e alcuni fenomeni, che solo dodici mesi fa andavano catalogati tra le utopie e i pii desideri, sono divenuti realtà: basterà ricordare la introduzione nel mercato delle videocassette di un numero sempre maggiore di film inediti, appositamente doppiati, così come di film che, destinati in primis al mercato cinematografico, non vi hanno trovato spazio e contano proprio nella nuova via di uscita un meritato risarcimento.

Del resto basta dare un’occhiata alla nuova guida, per rendersi conto di quanto sia cresciuta la offerta e di come essaspazi su tutti i generi, su tutte le epoche e su tutte le latitudini, come se le ombre precedentemente ricordate fossero state fugate, come se ci si avviasse davvero verso il sognato paradiso massmediologico, come se il cinema che si vede (sul grande e soprattutto sul piccolo schermo) non fosse sempre più ristretto all’asse Hollywood-Cinecittà.

Possibile che i dirigenti delle società che distribuiscono videocassette, pensino prima ai sogni che al loro utile? E come valutare l’aumento costante di queste società che spesso vantano listini coraggiosi, vere e proprie scommesse nei confronti della torpidità del consumatore, così come viene documentata anche dai primi rilevamenti video-Doxa? Ecco perché, nonostante il perdurare delle ombre, la situazione ci induce a un sia pur cauto ottimismo. Ma, affinché tale ottimismo non venga vanificato in un arco altrettanto breve di tempo, occorre che gli sforzi di un settore del mercato trovino udienza negli altri. Ossia, che tutti gli anelli della catena home-video procedano di pari passo. Cosa che, al momento, non si è verificata. Possiamo dire, ad esempio, che i 1.500 (e forse 2.000) punti vendita e noleggio di videocassette posseggano lo stesso grado di consapevolezza dimostrato dalla trentina di aziende distributrici? Che essi sappiano quale sia il valore di quel che vendono e noleggiano, ne conoscano la diversificazione, come i librai nei confronti dei libri, i negozianti di dischi nei confronti della loro specifica merce? Ci siamo noi di “Video”, è vero, a dare un orientamento, anche con questa guida, ma non pretendiamo di supplire alle carenze degli altri.

Ed ecco una foto dell’articolo originale:

Come commentare una scheggia del passato come questa? Io questa illuminata distribuzione cinematografica in Italia non l’ho mai vista, sinceramente, e mi sembra che le produzioni hollywoodiane abbiano sempre dominato il mercato. Che poi la pirateria fosse (o sia) un ostacolo al costruirsi cineteche personali mi sembra proprio una stupidaggine, semmai è il contrario (e lo dico da persona che accumula serialmente DVD e Bluray, senza scaricare niente in maniera illegale)!

Sulla riflessione finale riguardo ai poveri videotecari… Poveracci, sono spariti nell’indifferenza totale di popolazione e governi, quando invece se una libreria di qualsivoglia qualità annuncia la chiusura arrivano mobilitazioni popolari a sostegno della cultura. Il cinema non è forse cultura pure lui?

Vabbè, ci vediamo tra 25 anni a discutere di come sarà messo il cinema, se ancora esisteranno sale dove vedere film in compagnia di sconosciuti che sgranocchiano rumorosamente pop corn di infima qualità e illuminano i propri volti guardando i cellulari. Ciao!

PS: ho una mezza intenzione di fare di C’era una volta una rubrica ricorrente, ma con pochi articoli all’anno. Diciamo che se mi accio ispirare da cose che mi sembrano interessanti, la posso riesumare in ogni momento!

PPS: ecco un paio di pagine dello sterminato elenco di film:


28 risposte a "C’era una volta… L’elenco dei film in videocassetta 1988"

  1. Stavolta ti sei davvero superato, andando dritto al mio cuore: ho i lacrimoni in stile anime, perché essendo cresciuto durante quella magnifica esplosione (nel 1988 avevo 14 anni) non posso che legarla a ricordi teneri di grande amore cinefilo.
    Peraltro questi libri sono tesori puri, conserva gelosamente questo manuale ed è un peccato che non abitiamo vicini, altrimenti te l’avrei già rubato! 😀
    Scherzi a parte, io conservo gelosamente la mia “Videoguida 1999”, un manuale praticamente identico ma aggiornato alla fine dei Novanta – quindi ci sono anche i DVD disponibili all’epoca – un tomone di 1.200 pagine che consulto quasi ogni giorno, essendo uno strumento fondamentale per sapere se un film è stato distribuito in home video in Italia, e per quale casa. (Ci sono dei “buchi”, è vero, ma parliamo di casi rarissimi.)

    Togliendo di mezzo il peana sulla pirateria, questione di una stupidità enorme che però è sempre servita alle case per mascherare le loro enormi incapacità, va riconosciuto come all’esplosione grossa delle videocassette, che proprio in quel 1988 stava crescendo, sia corrisposto il fenomeno dei recuperi in video: prima solo la RAI recuperava film d’annata, li doppiava, li trasmetteva una volta e poi li murava vivi per sempre nei suoi archivi segreti, impedendo a chiunque di vederli. Invece il formato VHS ha strappato di mano lo scettro all’infame regina, che godeva nel distruggere per sempre film introvabili, e ha reso accessibili a tutti film altrimenti impossibili da vedere in lingua italiana.
    I film di Hollywood costavano un boato, i capolavori dell’espressionismo tedesco te li tiravano dietro per qualche lira, perciò non stupisce che le case abbiano tirato fuori pietre miliari del cinema e così riportandole a nuova vita. Non mancavano certo le stupidate di serie Z, ma il bello era proprio una scelta così ampia che oggi ormai è sconosciuta, appannaggio solo di pochissimi collezionisti spendaccioni.

    Se trovi altri reperti archeologici come questo DEVI assolutamente continuare la rubrica ^_^

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    1. Mi aspettavo una reazione etrusca entusiasta, dico la verità! :–D

      Questo è un cimelio veramente interessante, anche per vedere come realmente stessero le cose in quegli anni invece di avvalersi di dubbie ricostruzioni storiche revisioniste, cosa molto comune in ambito cinematografico e non.

      Dico la verità: il primo film che sono andato a cercare per vederne il giudzio è stato John Carpenter’s The Thing, notoriamente massacrato all’uscita ma rivalutato in seguito e… non è in catalogo! Mi sa che è la testimonianza ultima del fatto che davvero quel film non se lo filasse nessuno negli anni Ottanta, purtroppo. Gli altri film di Carpenter invece ci sono e considerati pure con giudizi lusinghieri.

      Hai ragionissima sul fatto che le VHS dettero modo di riportare alla luce film che altrimenti non sarebbero stati mai visti da nessuno, e a me sembra interessante che stiamo assistendo oggi al fenomeno opposto: i servizi di streaming, potenzialmente illimitati, quasi, hanno dei cataloghi di film ridicoli e seguono politiche che portano a fare migliaia di prodotti nuovi e scadenti ogni anno, soprattutto serie magari da cancellare dopo la prima o la seconda stagione.

      Fortunatamente sappiamo che anche tendenze così prima o poi vengono superate… speriamo!

      (se abitassimo vicini ti cederei volentieri questo cimelio perché so che ne faresti un uso più che degno!)

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      1. Vedi? Già il manuale ci ha fornito una preziosissima informazione!
        Quando ho noleggiato in videoteca “La Cosa” doveva essere all’incirca il 1991, al massimo il 1990, il che vuol dire che doveva essere appena stata distribuita dalla CIC Video, che poi nei Novanta tirerà fuori pure l’edizione economica in vendita e quella in edicola, per non parlare del laserdisc. Tutte cose però possibili – ipotizzo – perché Dylan Dog e la mania dell’horror che colpì l’Italia negli ultimi anni Ottanta permisero di ripescare un capolavoro ingiustamente dimenticato. Lode alla CIC Video ^_^
        P.S.
        Se ritrovo la vecchia locandina dell’epoca, che grazie a un amico ho potuto recuperare fotocopiando a colori quella della videoteca, magari becchiamo una data dell’uscita.

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        1. L’assenza è sicuramente rivelatrice di una tardiva distribuzione in home video!

          Bella la locandina dell’epoca! :–D

          Comunque ora capisco da dove prendi tutte le informazioni sulla distribuzione italiana dei film! :–P

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    1. Molti noleggiavano per copiare le VHS e tenere delle temibili copie pirata in casa, e farsi delle collezioni. Anche perché comprarle originali costava un occhio della testa…

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      1. Avrei voluto farlo anche io all’epoca perché come ben dici le videocassette erano carissime… Ma lo erano anche i videoregistratori, già non era scontato che tutti ne avessero uno a casa, figurarsi due (si parla degli anni ottanta). Quindi questo timore di duplicazione selvaggia non mi sembra granché fondato 😄

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        1. Un po’ dimostra che la pirateria è sempre esistita, e un po’ che pure la paura del settore è sempre stata esagerata (perché se qualcosa sta uccidendo il cinema oggi non è certo la pirateria)!

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  2. Un ricordo di quegli anni: la prima volta che vidi “Aliens” su VHS Panarecord, noleggiata ma NON duplicata (anche perché, lo ammetto, ai tempi mi mancavano sia l’esperienza che i mezzi per farlo), nel 1988 😉
    Ricordo di aver registratto spesso dalla TV dato che, appunto, le videocassette originali non erano esattamente alla portata di chiunque (e sarebbero rimaste cosî per anni)…

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  3. Nell’88 io neanche ero nata… Sono arrivata l’anno dopo. Comunque leggendo il testo mi si è attivata la lettura “editor”… Già dalle prime frasi ho intravisto costruzioni latine e greche più che italiane, quando ho letto “doxa” ne ho avuto conferma. Mi viene da chiedermi se avesse un tot di caratteri da scrivere dato che quello che c’è scritto poteva essere detto con un terzo delle parole e in molti punti mi sono persa. In ogni caso ho dei dubbi su quel che dice… La pirateria costava comunque di più del noleggio. Mi sono totalmente persa quando fa il paragone con i libri e i dischi, lì ammetto di non averci capito un tubo.

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    1. La tesi sulla pirateria sembra campata in aria pure a me, e poi pare di sentire discorsi di oggi su streaming e download… È un’industria che convive con la pirateria da sempre, praticamente, se ha successo o meno lo ha indipendentemente da quel fenomeno.

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      1. Guarda… Io sono del pensiero che chi mi scarica il romanzo, a prescindere non lo avrebbe preso. Vengo da quella generazione che prima si guardava o leggeva le cose piratate e solo dopo decideva di comprare solo ciò che preferiva. All’epoca era un modo di fare cernita quando avevano pochi soldi e di usarli solo per ciò che ci piaceva davvero. Ma il noleggio mi costava mille lire, una VHS piratata 10mila… Una VHS che magari vedevo una volta e amen. Con l’avvento di piattaforme come Netflix è pure diminuita, chi te lo fa fare di rischiare virus e sbattimenti quando con 7€ al mese o 50 all’anno hai la comodità? Per i romanzi è un po’ diverso perché il digitale è praticamente boicottato dalle CE. Se per i film si è capito che non puoi far pagare una versione digitale quanto un BD, per la scrittura spesso ti costa uguale o manco lo trovi…

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        1. Esatto, è quello il punto: non è automatico che ogni copia pirata equivalga a un mancato introito.

          Sui romanzi digitali, non so se è perché io legga per lo più robe statunitensi o inglesi in lingua, ma di solito trovo quello che cerco e più a buon mercato che su cartaceo…

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          1. Dipende molto da cosa cerchi e per quale ce, ma anche un USA hanno abbastanza di questi problemi. Da noi c’è l’aggiunta delle spese di spedizione se prendi dall’estero, che andrebbero tolte dal conteggio. Per esempio i libri di Magic The Gathering, quando li cercavo, non avevano molta differenza e sinceramente pagare 7,90€ per una licenza di lettura per romanzi che hanno 30 anni è un po’ troppo a mio avviso. Per l’Italia, se guardi per esempio i romanzi e/o la differenza è di 1€ o 2€. Altre ce proprio si rifiutano di fare l’epub, altre lo fanno male, altre ancora non lo fanno uscire assieme al cartaceo… Diciamo che non è proprio rosea la visione nel globale, tra l’altro sembrerebbe che in America esista una sorta di cartello per impedire che gli ebook costino meno di un tot.

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            1. Le vie dell’editoria sono misteriose, ma anche quelle di prodotti simili. Per esempio i CD degli album musicali si vendono ancora a prezzi assurdi in un’epoca in cui NESSUNO li compra più. Stessa cosa per DVD e Bluray, non hanno più mercato ma hanno ancora prezzi esorbitanti. Chissà perché…

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              1. Penso c’entri la distribuzione che si prende una fetta troppo alta di introiti. Una volta faceva anche un lavoro di pubblicità nei negozi per convincere a comprare, oggi non si capisce bene perché debbano prendersi una fetta compresa fra il 25% e il 50% del prezzo di copertina visto che è cambiato totalmente il modo di fare marketing.

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