The Sandman Volume 2: The Doll’s House: recensione del libro

The Doll’s House (La casa delle bambole) è il secondo volume di The Sandman e raccoglie le storie dei numeri 9-16 del fumetto originale. A dare il la alla storia è un oscuro piano di Desire (Desiderio) ai danni del fratello Dream (Sogno).

Le storie di questo volume continuano a costruire il mondo di Sandman senza rinunciare a collegarsi a quanto visto nei primi numeri. Anche qui non mancano riferimenti al passato della DC, addirittura al coloratissimo Sandman degli anni Settanta che ho menzionato nel post precedente. Ma soprattutto io considero splendido The Doll’s House per come sviluppa il tema dell’esistenza e della relazione con piani ed esseri superiori, su più livelli. Ma voglio evitare spoiler, almeno qui all’inizio!

Scritto da Neil Gaiman, il volume è illustrato da Mike Dringenberg, Malcolm Jones III, Chris Bachalo, Michael Zulli e Steve Parkhouse, coi colori di Zylonol Studio e il lettering di Todd Klein e John Costanza. Le copertine originali sono naturalmente di Dave McKean.

Tales in the Sand (Doll’s House Prologue)

Il volume si apre con un prologo (Racconti nella sabbia) che ci narra una versione della storia d’amore tra Dream e Nada, che avevamo vista condannata alla sofferenza eterna all’inferno (A Hope in Hell). La storia viene raccontata da un padre a un figlio in quello che è un rito di iniziazione nel deserto, laddove si narra che esistesse una splendida città. Regina di quella città era Nada, che si innamorò una notte di Dream e riuscì a raggiungerlo nel suo reame. Ma quando vide che il suo amore era ricambiato, fuggì per paura delle conseguenze. Lui la seguì e alla fine riuscirono ad avere una notte d’amore. E subito dopo una palla di fuoco si staccò dal sole e distrusse la città. Nada, pentita pur se innamorata, si suicidò e rifiutò di tornare con Dream, lacerata tra il desiderio di stare con lui e la paura della distruzione portata dalla loro unione. La sua decisione è drammatica, perché presa sapendo che si sarebbe sacrificata per il bene dell’umanità condannandosi alla dannazione eterna…

Una storia del genere dimostra le infinite possibilità che Gaiman si è creato col suo Sandman, che altro non è se una storia sulle storie, un contenitore di leggende, fiabe, di avventure che possono avvenire in qualunque tempo, luogo, o dimensione.
Con questo prologo si parla di amore, amore di coppia ma anche di un amore ancor più grande verso la propria terra e il proprio popolo. È una storia tragica e bellissima, sicuramente degna di far parte di un rito così importante come quello di cui siamo testimoni. E pensare che nasce da poche vignette di A Hope in Hell: evidentemente Gaiman aveva in mente molto di ciò che avrebbe scritto in questa serie sin dall’inizio…

È incredibile come Tales in the Sand suoni autentica anche se completamente farina del sacco di Gaiman, che sicuramente avrà letto molto sui miti tramandati oralmente in alcune zone dell’Africa per poter inventare qualcosa di così credibile. E poi Gaiman ci lascia pure con la voglia di saperne di più rivelando che esiste un’altra versione della storia, quella raccontata dalle donne… ma non ce la dice!

The Doll’s House (Doll’s House Part One)

Il secondo numero del volume (e numero 10 della serie originale) introduce un altro degli Endless: Desire (Desiderio). Già sapevamo (da The Sound of Her Wings) che eistesse e che Death (Morte) non lo considerasse particolarmente bene, e qui sembra pericoloso sin dalle prime immagini poco rassicuranti della sua enorme statua, The Threshold (La soglia), la sua fortezza. Ecco subito un concetto interessante: nella sua galleria Desire ha vari simboli che gli permettono di comunicare con gli altri Endless: un ankh (Death), un libro (DestinyDestino), una maschera (Dream), uno spazio vuoto (e dopo si capisce esserci un figliol prodigo in famiglia), il sorriso di Desire, un anello con un uncino (Despair, Disperazione, che viene evocato da Desire), e delle confuse linee colorate che per ora non sappiamo a cosa si riferiscano.

Desire dice a Despair che è in giro per il mondo un Dream Vortex, un Vortice di Sogno (un concetto misterioso, per ora). Inoltre, Desire sembra intenzionata a fare del male a Dream come fece già con Nada Tales in the Sand -, si capisce da cosa dice Despair. Questo Vortice lo incontriamo poco dopo: pare essere Rose Walker, nipote di quella Unity Kincaid che ha dormito per la maggior parte della sua vita (Sleep of the Just). Rose ha la capacità di sognare in modo molto vivido, diciamo, e la vediamo entrare nel reame di Dream poco dopo (con l’impaginazione che cambia da verticale ad orizzontale per veicolare ancora meglio il concetto).

Rose osserva Lucien che fa un censimento per Dream e gli comunica che mancano quattro Major Arcana (un termine proprio di tarocchi), spariti durante le decadi in cui Dream è stato assente (Sleep of the Just): Brute e Glob, due incubi mostruosi (presi dal fumetto DC del Sandman chiamato Garrett Sanford degli anni Settanta), il Corinthian, con bocche dentate al posto degli occhi, e lo strano Fiddler’s Green, che sembra un mondo a sé. Il sogno finisce con Dream e Lucien che ci guardano negli occhi, perché i nostri occhi sono quelli di Rose

Ma è chiaro che Rose sia la chiave di avvenimenti più grandi di lei quando le appaiono le tre streghe viste in Imperfect Hosts, che le ricordano di suo fratello Jed, l’unico della famiglia che manca nella riunione con la nonna Unity. E Dream osserva quella stessa riunione familiare dalla grande casa delle bambole nella stanza di Unity.

Il numero, però, si chiude con un orribile crimine che il Corinthian sta per commettere in un motel in Texas. Sono quindi vari i fili narrativi che cominciano in The Doll’s House: Dream deve recuperare quattro sue creature uscite dal suo reame, e Rose Walker è un Dream Vortex a cui sono interessati vari Endless (Dream, naturalmente, ma anche Desire in combutta con Despair). La curiosità di sapere cosa possa succedere nei numeri successivi è tantissima…

Moving In (Doll’s House Part Two)

Rose va in California per cercare il fratello Jed e si ritrova a vivere in un’assurda casa (ecco la doll’s house di questo numero) col proprietario Hal Carter (un travestito e attore teatrale in erba il cui nome femminile è Dolly), Ken e Barbie, Chantal e la silenziosa Zelda (con la più grande collezione di ragni della costa Est), e il misterioso Gilbert, un gentile signore grassoccio che difende Rose come un supereroe senza superpoteri (il nome omaggia Gilbert Keith Chesterton, scrittore talentuoso di inizio XX secolo).

Troviamo anche Jed, prigioniero in una cantina e trattato malissimo da non sappiamo chi. Sogna col Sandman dei fumetti DC degli anni Settanta sogni in cui aiuta il supereroe a sconfiggere dei cattivi (c’era un personaggio chiamato Jed in quei comics). Nel frattempo il Corinthian continua a compiere crimini orrendi (mangia gli occhi delle vittime!), e decide di andare ad un ritrovo di persone a lui simili in Georgia, dove sta pure Jed e dove alla fine del numero si dirige anche Rose insieme a Gilbert.

Dream spia Rose tramite il suo corvo Matthew (altro personaggio preso dall’universo DC: Matt Cable, primo marito della moglie di Swamp Thing), capisce che Brute e Glob sono i responsabili della sorte di Jed, e decide di fare qualcosa lasciando il suo reame nell’ultima vignetta.

Questo numero sembra di preparazione per un grande showdown in cui tutti i protagonisti della storia si troveranno insieme. Da notare un bel poster dei The Cure (Boys Don’t Cry), e soprattutto la rivelazione fatta da Dream a Matthew che Rose, il Vortex, attira a sé tutti i sogni liberi. Per questo, probabilmente, Brute e Glob stanno torturando suo fratello, e il Corinthian si sta dirigendo in quella direzione.

Playing House (Doll’s House Part Three)

Dream riesce a sconfiggere Brute e Glob e a liberare Jed, ma quest’ultimo cade nelle grinfie del Corinthian diretto ad un motel dove arrivano anche Rose e Gilbert (la Cereal Convention del cartello del motel pare essere una riunione di serial killercereal / serial).

Gaiman prende a piene mani dal vecchio Sandman qui, visto che Jed in quel fumetto effettivamente cade preda di due genitori abusivi chiamati Barnaby e Clarice, e qui sono questi due che lo tengono prigioniero per ottenere l’assegno mensile per prendersi cura del bimbo.

In termini di world building, scopriamo che Dream non può uccidere un sognatore, ed è su questo che puntano Brute e Glob per farla franca, fallendo miseramente. Nel sogno Dream sconfigge facilmente Hector, che impersonava questo vecchio Sandman, per la disperazione di sua moglie Lytha, perennemente incinta in questo mondo etereo.

Si colgono riferimenti a Watchmen, Batman e ai Beatles negli schermi della fortezza del Sandman sognato da Jed, e ci sono vari momenti in cui si capisce come ci sia molto di più dietro al personaggio di Lytha, ma sono riferimenti un po’ oscuri (per esempio riguardo ai suoi genitori) e difficili da comprendere per chi non conosca davvero a fondo la storia dei fumetti DC. Più rilevante per noi lettori è il fatto che Dream prometta di prendersi il figlio di Lytha nel futuro… Ancora una volta Dream appare malvagio, anche se probabilmente agisce secondo un codice di giustizia a noi avulso.

Men of Good Fortune (Doll’s House Part Four)

1389: in una taverna, Hob Gadling sostiene che morire non siaun obbligo, e lui non ha alcuna intenzione di farlo. Dream si trova lì con Death, e esaudisce il suo desiderio, dandogli appuntamento nello stesso posto dopo 100 anni. La storia ci mostra questi incontri a distanza di un secolo l’uno dall’altro fino al 1989, in cui troviamo Hob tra alti e bassi: nel 1589 è diventato un nobile; nel 1689 è caduto in disgrazia; nel 1789 una tale Johanna Constantine che Dream sa non essere umana prova a capire i loro segreti, fallendo (quasi sicuramente è della stessa famiglia di John ConstantineDream a Little Dream of Me); nel 1889 (con tanto di riferimento a Jack the Ripper, Jack lo squartatore) Dream fugge spazientito ed offeso quando Hob insinua che il suo non sia un esperimento, ma solo un tentativo di avere un amico; infine, negli 1989 Dream e Hob si ritrovano, confermando implicitamente che il primo consideri il secondo come un amico (e si capisce anche il consiglio datogli tempo addietro di non arricchirsi col traffico di schiavi africani).

Gaiman riempie di riferimenti storici accurati questa storia che esplora un concetto più che intrigante: che fare della vita eterna? Hob dopo cinque secoli non si sente più saggio, ma solo più capace di riconoscere i propri errori. Solo che ha anche più tempo per cometterne! E poi lo dice chiaramente: I’ve seen people, and they don’t change. Not in the important things. (ho visto le persone, e non cambiano, non nelle cose importanti). Cinico, forse, ma probabilmente vero a giudicare dagli stessi sbagli che commettiamo sempre come umanità (un esempio a caso: le guerre). A ribadire il concetto, le conversazioni della taverna nel 1389 sono uguali a quelle nella taverna del 1989!

Appaiono anche svariati personaggi realmente esistiti: Geoffrey Chaucer (autore di Canterbury Tales), Christopher Kit Marlowe, e Will Shakespeare, che Dream prende sotto braccio per accordarsi su qualcosa che non ci è dato sapere…
C’è anche un altro rimando a Dream a Little Dream of Me (oltre alla famiglia Constantine) nel personaggio di Mad Hettie, immortale conosciuta da Hob.

Collectors (Doll’s House Part Five)

Non so come sia venuto in mente a Gaiman di creare una convention di serial killer, ma il risultato è di sicuro impatto. Da una parte tutti questi personaggi sono orribili (pedofili, violenti, psicopatici…), ma dall’altra permettono all’autore di sbizzarrirsi in battute e giochi di parole per fare dello humour (nero) per quasi tutto il tempo.

L’idea di fondo è che il Corinthian da semplice incubo sia andato sulla Terra a compiere malefatte orribili (principalmente uccidendo bambini e mangiandone gli occhi) e abbia ispirato certi individui ad uccidere in serie. Tutti questi personaggi si vedono come vittime o come mandati da Dio, ma Dream nel finale è chiarissimo quando dice che non è così, non hanno scuse, e devono solo accettare la loro condizione di persone immonde.

Anche in questo numero abbondano riferimenti cinematografici (la lista di film della serata cinema che include Manhunter di Michael Mann e Night of the Hunter di Charles Laughton, e ci sono almeno due riferimenti a film di fratelli Marx) e musicali (tra Velvet Underground e The Troggs). È poi impossibile da non notare la frecciatina a Disneyland, dove l’assassino Fun Land può compiere i suoi crimini indisturbato, anzi, con la copertura del proprietario del luogo.

Da notare come Gilbert riconosca il Corinthian e permetta a Rose di salvarsi quando viene attaccata, invocando Dream (che giustamente sconfigge l’incubo che aveva creato e che gli era sfuggito con pochissimo sforzo). E poi è lui a trovate Jed, finalmente Rose riesce a riunirsi con suo fratello!

Riguardo ai due serial killer mancanti alla convention che vengono menzionati in alcuni dialoghi, cioè Family Man e the Bogeyman, per conoscere i loro destini bisogna andarsi a leggere alcuni numeri di Swamp Thing.

Ho trovato bellissima anche la versione di Red Riding Hood (Cappuccetto Rosso) raccontata da Gilbert, che sostiene (con ragione) che Charles Perreault avesse edulcorato storie della tradizione popolare che non erano affatto destinate ai bambini. Gaiman torna spesso sulle fiabe nei suoi libri i specialmente nei suoi racconti brevi. Il lupo della fiaba campeggia anche sulla maglietta di Fun Land, e in una vignetta la testa del killer con le orecchie da Mickey Mouse sembra la silhouette di quella di un lupo.

Into the Night (Doll’s House Part Six)

Nella notte ci porta a qualche settimana dagli eventi del precedente numero e troviamo una Rose molto triste e preoccupata. Sua madre è in Inghilterra con Unity Kincaid che sta male (è un’ultranovantenne, dopotutto) e Jed è in ospedale lottando per sopravvivere dopo i maltrattamenti subiti dai suoi familiari e dal Corinthian. Lei si trova nella residenza insieme agli strani personaggi che avevamo conosciuto in Moving in, e dormendo entra nei sogni di tutti gli altri: quelli perversi di Ken, quelli innocenti e fantasiosi di Barbie (una fiaba centrata su un amuleto chiamato Porpentine, parola presente nell’Amleto di Shakespeare e che significa porcospino, e un nemico chiamato Cuckoo, Cuculo), quelli speranzosi di Hal, quelli inquietanti di Zelda e Chantal (che, si capisce, non sono sorelle ma amanti).

Lì interviene Dream, che porta via Rose per occuparsi di lei (è il Vortex, come sappiamo). Matthew porta Gilbert nel regno dei sogni, dove scopriamo che il secondo è una creatura di quello stesso regno, ed è lui a dire che Dream ucciderà Rose, perché nel passato ha sempre eliminato i Vortex: scopriamo quindi un’altra regola: Dream può uccidere un mortale solo in occasioni come questa. Un cliffhanger niente male prima dell’ultimo numero di Doll’s House!

Continuano i riferimenti cinematografici, con Hal che sogna Judy Garland, Bette Davis e Marylin Monroe. L’arcobaleno dei diritti LGBTQ viene da quello del Mago di Oz, dove la prima delle tre era protagonista, e friend of Dorothy (amico di Dorothy) era slang per gay trent’anni fa. Poi Judy si toglie una maschera per rivelare la faccia della strega malvagia del film, e poi ancora una per rivelare di essere il mago Oz (anche Hal porta una maschera, con la sua doppia identità).

Più in generale, potremmo parlare a lungo dei sogni degli abitanti della casa dove risiede Rose, ma ancora una volta mi preme sottolineare come questo sia uno dei tanti modi in cui Gaiman si permette di spaziare in lungo e in largo. Creare un intero mondo fantasy solo per dare vita ai sogni di Barbie, per esempio, è una trovata geniale! E questo mi ricorda ciò che avevo scritto a proposito di Freddy Krueger, un villain che offre così tante possibilità rispetto, che so, a un Michael Myers o un Jason Vorhees: se parliamo di sogni, il limite è solo la nostra fantasia!

Lost Hearts (Doll’s House Part Seven)

Cuori perduti chiude splendidamente questo secondo volume regalando momenti emozionanti e colpi di scena difficili da anticipare, eppure che una volta rivelati si sentono come totalmente organici ed in linea con tutto quanto letto fino ad ora.
Sarebbe stato crudele togliere di mezzo la povera Rose, colpevole di essere un Dream Vortex suo malgrado, ed è quindi provvidenziale l’aiuto di Unity Kincaid, che in fin di vita interviene nel mondo dei sogni per sacrificarsi al suo posto. Ma soprattutto è l’intrigo di Desire a venire alla luce: fu lei a mettere incinta Unity, quindi sia Rose che sua madre hanno sangue Endless nelle vene. Se Dream avesse ucciso Rose, sarebbe andato contro una delle regole fondamentali della sua esistenza, e quando si confronta con Desire il suo tono è durissimo. Certo, Desire per sua natura dopo poco si è già dimenticata tutto, quindi non sappiamo se sarà l’ultima volta che tenterà di danneggiare suo fratello…

A proposito di Endless, viene menzionato espressamente un fratello scomparso, come si intuiva dal quadro vuoto nella galleria della fortezza di Desire vista nella prima parte di Doll’s House. Per il resto, mi preme sottolineare come l’intero volume sia tematicamente solido, con i tre protagonisti delle vicende che ragionano su quanto è accaduto appoggiandosi alla metafora di una casa delle bambole.

La prima è Rose, entrata in crisi dopo gli eventi che ha vissuto, che ripensando sul mondo che le si è aperto davanti pensa che noi umani siamo come bambole: non abbiamo idea di cosa stia succedendo, pensiamo di controllare le nostre vite ma cose più grandi di noi hanno il controllo.

Subito dopo, al contrario, Dream spiega a Desire che gli Endless non sono i padroni dei mortali, ma loro servitori, che esistono solo perché gli umani sanno che esistono. Gli Endless sono come delle bambole per gli esseri umani!

E infine Desire rimane sola e pensa di non essere affatto come una bambola perché si sente in totale controllo, e crede che gli umani siano sue creature perché in preda ai loro desideri. Che finale!

Lasciamo con una nota positiva Rose e suo fratello Jed, finalmente insieme alla madre. C’è anche un collegamento col primo volume: la migliore amica di Rose era Judy, morta nella storia 24 Hours, poche ore dopo aver lasciato la sua ragazza Donna. mentre è evidente che il rapporto tra Dream e Desire sia tutt’altro che idilliaco. I due dialogano, si dicono le cose abbastanza chiaramente, ma Desire è certamente poco affidabile, come in effetti il desiderio in noi mortali. Ciao!

PS: il nome di un altro degli Endless è Delirium, scopriamo nella penultima pagina!

PPS: un eterno grazie a quei matti di retrofuturology per aver preservato queste preziose Sandman Annotations, di un’era in cui contavano i contenuti e non i social.

PPPS: qualche immagine dallo splendido volume in mio possesso (del trentesimo anniversario).


Volume precedente: Preludes & Nocturnes

Volume successivo: Dream Country


18 risposte a "The Sandman Volume 2: The Doll’s House: recensione del libro"

  1. Casa di Bambola è un volume bellissimo, ricordo che quando l’ho riletto, l’anno scorso, mi ero riproposto di centellinarlo salvo poi divorarlo tutto in un paio di sedute. Il mio capitolo preferito, probabilmente, è Men of Good Fortune, che una storia breve perfetta con un’idea davvero ottima scritta in maniera sensazionale! Chissà se Dream sarebbe andato ugualmente all’appuntamento se non fosse stato intrappolato; per dire, ho idea che in Calliope lui la aiuti solo perchè entra in empatia con la sua situazione, per cui magari anche questo fa parte del cambiamento che ha avuto durante la prigionia.
    La convention di serial killer è puro genio! Ho letto che l’idea gli era venuta molto prima di quando effettivamente l’ha messa in pratica, per cui ha passato un sacco di tempo con l’ansia che nessuno, nel frattempo, ci pensasse e lo facesse prima di lui. Ovviamente nessuno l’ha fatto, e ci ha regalato dei momenti da incubo; agli esordi quando Sandman decideva di virare verso l’horror lo faceva davvero fino in fondo!

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    1. È davvero bellissimo, ed è buffa la storia della paranoia sul fatto che qualcuno potesse rubare a Gaiman l’idea della convention di serial killer! X–D

      Men of Good Fortune è splendida, e ancor di più mi piace come questo volume apra infinite possibilità narrative all’universo di Sandman, potenzialmente Gaiman ci può scrivere storie fino alla pensione (e infatti lo sta facendo)…

      Ciò che dici di Dream ha un senso, è un personaggio che inizialmente sembra inamovibile ma cambia e cresce mano a mano che ne leggiamo la storia… meraviglioso. :–)

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