The Pale Blue Eye: recensione del film

The Pale Blue Eye (con aggiunto – I delitti di West Point per l’Italia) è un film del 2022 scritto e diretto da Scott Cooper e basato su un libro di Louis Bayard. La storia, ambientata nel 1830, parte da uno strano omicidio di un cadetto all’accademia di West Point per cui viene chiamato ad investigare August Landor (Christian Bale), una volta brillante detective ma ora alcolizzato dopo la morte della moglie e la fuga della sua unica figlia. L’idea chiave del film è il ruolo di Edgar Allan Poe (uno Harry Melling irriconoscibile, se lo ricordate nei film di Harry Potter), cadetto pure lui, che aiuta Landor nelle sue indagini.

Poe non è soltanto presente come personaggio, ma l’atmosfera del film deve molto ai suoi scritti e ci sono anche vari riferimenti diretti ad alcune sue opere. Per esempio il nome del personaggio di Christian Bale è preso dal racconto Landor’s Cottage, e Poe dice esplicitamente che vorrebbe dedicare uno scritto al suo amico. Immancabile un corvo, che comunque non dice “Nevermore“, e c’è pure una casa che viene distrutta dalle fiamme ricordando la distruzione (più sovrannaturale) del racconto The Fall of the House of the Usher. Il titolo poi viene da The Tell-Tale Heart, sempre di Poe.

Sulla carta, questo dovrebbe essere un film per me: c’è un mistero, c’è un’idea narrativa interessante, e ci sono degli attori e delle attrici di alto livello. Oltre ai già menzionati Bale e Melling, ecco anche Simon McBurney, Charlotte Gainsbourg, Toby Jones, Timothy Spall, Robert Duvall e Gillian Anderson (ben quattro dei quali sono apparsi nella succitata saga di Harry Potter). Eppure…

Eppure non mi è piaciuto molto The Pale Blue Eye, temo. Tranne Christian Bale, che offre una performance misurata perfetta per il suo personaggio, tutti gli altri, senza eccezioni, sono in overacting dall’inizio alla fine, con dialoghi recitati sopra le righe costantemente. Non capisco che effetto si volesse ottenere con questo, forse sottolineare la follia dei responsabili degli strani riti che scopre Landor, e anche quella di Poe che sembra un esagitato anche quando non ce n’è alcun motivo. Questa direzione del cast non mi ha davvero convinto.

E poi l’altro problema grosso che ho avuto con il film (oltre alla durata eccessiva, una mezz’ora in meno non gli avrebbe fatto altro che bene) è la risoluzione dell’enigma, del mistero. Secondo me la spiegazione finale (un classico in questo tipo di storie) non regge affatto, tutto ha bisogno di troppe coincidenze per tornare, così tanto da non risultare affatto credibile. È un peccato, perché alla base di tutto c’è un dramma familiare che aveva già di per sé molta potenza, ma così la perde nel mare di dettagli che non funzionano e fanno crollare tutto come la casa degli Usher. E anche il rapporto tra Landor e Poe ha del potenziale, e le interazioni tra Bale e Melling potrebbero funzionare, se quest’ultimo non si trovasse sempre su un registro totalmente diverso da quello di Bale. Peccato. Ciao!



6 risposte a "The Pale Blue Eye: recensione del film"

  1. Ohhh finalmente qualche critica: alla cieca sento di essere d’accordo conte ^_^
    Non sopporto più Bale da molti anni, non sopporto i film ispirati a Poe da molti anni e questi prodotti paraculi mi irritano a priori: come puoi immaginare, non ho alcuna voglia di vederlo, quindi sentirlo criticare mi dà grande piacere 😀

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    1. X–D

      Magari c’era della vera passione dietro a questo prodotto, ma non è uscito particolarmente bene, secondo me. Mediocre, dimenticabile… e poi ormai è stato sdoganato Lovecraft, basta Poe! Buttiamoci tutti sul vecchio H.P.! :–)

      Piace a 1 persona

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