My Girl: recensione del film

My Girl (l’indecente titolo italiano è Papà, ho trovato un amico) è un film del 1991 scritto da Laurice Elehwany e diretto da Howard Zieff. Si tratta di una storia di crescita in cui la giovanissima protagonista, l’undicenne Vada (Anna Chlumsky), si confronta con sentimenti come l’amore e il dolore della perdita di persone care. È un film fatto per far piangere, e ci riesce perfettamente, visto che segue tutti i canoni del genere.

Estate 1972, Pennsylvania: Vada, orfana della madre che morì di complicazioni legate al parto, vive con suo padre Harry (Dan Akroyd) che ha un’impresa di pompe funebri e ha un laboratorio di tassidermia nella cantina di casa. L’unico amico di Vada è Thomas J. (Macaulay Culkin), un bimbo allergico a tutto e preso in giro dal resto dei compagni di classe. Un giorno arriva la spumeggiante Shelly (Jamie Lee Curtis) a lavorare come truccatrice e a far innamorare Harry.

Vada diventa quindi gelosa della bella ragazza hippie, mentre prova anche a far capire al suo insegnante di letteratura (Griffin Dunne) che è innamorata di lui. Nel finale, riuscirà finalmente a fare i conti con la perdita della madre a causa di una tragedia che la colpirà molto vicino.

My Girl fu un grande successo di pubblico all’uscita ed è uno di quei film per famiglie amato da moltissimi. Si capisce bene perché: la protagonista è dolcissima, gli attori di contorno sono ottimi, la regia e la fotografia (di Paul Elliott) sono classiche, e la struttura del film è quadrata, senza sorprese di sorta.

Di fatto, questo che per molti può sembrare un pregio è l’unico appunto che mi sento di fare a My Girl, che dalla sua ha anche una colonna sonora di Hans Zimmer arricchita da canzoni splendide come Bad Moon Rising dei Creedence Clearwater Revival, Hot Fun in the Summertime di Sly and the Family Stone e, naturalmente, My Girl dei The Temptations.

Il film si lascia guardare piacevolmente, ma alla fine mi ha lasciato una sensazione di costruito, con tutti i pezzi che si incastrano alla perfezione senza dare al tutto una reale profondità. Per esempio, i personaggi secondari non sono sviluppati più di tanto, e anche quelli che inizialmente sembrano particolarmente importanti vengono piano piano abbandonati. Penso a Shelly, che poco a poco sparisce dalla scena, ma anche al padre di Vada che dopo anni di vita spenta dopo la morte della moglie di riattiva grazie a Shelly senza un vero perché.

In realtà ho anche un altro paio di problemi col film: il primo è la voce narrante di Vada, che include anche i momenti in cui rompe la quarta parete (cioè parla a noi spettatori guardando direttamente nell’obiettivo della cinepresa). Ho trovato tutti i monologhi di questo tipo inutili e forzati, molti potrebbero non esserci senza alcuna conseguenza per la storia, e altri potrebbero essere sostituiti da dialoghi tra personaggi o scene senza parlato.

Poi né Macaulay CulkinAnna Chlumsky mi hanno impressionato con le loro doti di recitazione. In molte occasioni non mi hanno convinto i loro modi di fare o le loro battute, e mi sembra evidente che in vari momenti molte scelte di regia sono state dettate per supplire a delle loro mancanze (vedi l’incapacità della Chlumsky di piangere quando era necessario).

Ma forse sono troppo critico nei confronti di un film che comunque dice quello che vuole dire in modo chiaro, trattando temi non facili e faccende anche una scelta coraggiosa (sono pochi i film per famiglie dove muore un ragazzino). Sia grazie al personaggio di Vada sia grazie a quello di suo padre si capisce come l’unico modo di superare momenti difficili e situazioni tragiche sia parlare, aprirsi a chi vogliamo bene, e tornare a vivere la vita come merita di essere vissuta, perché chiudersi a riccio non porta niente di buono (vedi Harry che pensa solo al lavoro, o Vada che si tappa le orecchie e canticchia per isolarsi dal mondo esterno).

Concludo quindi suggerendo la visione di My Girl, magari senza andare con troppe aspettative per non rimanerne delusi. Ciao! 



8 risposte a "My Girl: recensione del film"

  1. Guarda, all’epoca Macaulay Culkin era appena esploso col suo “Mamma” e probabilmente mentre girava questo film non era ancora nessuno, infatti non ne è protagonista: appena esplosa la “mamma-mania” è stato un traino naturale ma è forte il sospetto che come film a sé stante, se cioè fosse uscito senza “Mamma ho perso l’aereo”, se lo sarebbero visti in due.
    Ne ho comunque un ricordo simpatico, più che altro per la colonna sonora, ma dopo averlo visto (credo appena uscì su Tele+1) non mi sono mai sognato di rivederlo.

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      1. Lodevole per il coraggio di trattare tematiche dolorose e difficile ma un tantino costruito, sì. E, probabilmente, il tutto sarebbe sembrato tale anche in presenza di giovani protagonisti più credibili dal punto di vista attoriale… Se lo rivedessi oggi, credo lo noterei ancora di più.

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        1. Si, la sceneggiatura è strutturata in quel modo e non c’è niente che gli attori potessero fare per renderla più naturale, però magari avrebbe aiutato un po’ di qualità in più in quel reparto…

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  2. Non lo vedo da una vita. Ricordo però che all’epoca mi lasciò una sensazione piacevole, e il finale è certamente molto toccante e inaspettato. Ha avuto anche un seguito: “Il mio primo bacio” (My girl 2). L’hai visto?

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