
A good plan isn’t one where someone wins, it’s where nobody thinks they’ve lost.
(Un buon piano non è quello in cui qualcuno vince, ma quello in cui nessuno pensa di aver perso)
The Amazing Maurice and His Educated Rodents (per l’Italia: Il prodigioso Maurice e i suoi geniali roditori) è uno dei libri del Discworld marcati per giovani lettori, e pur non essendo io giovane già da un bel pezzo, potevo forse farmelo mancare? Naturalmente no, e quindi me lo sono letto non una, ma ben due volte.
Ammetto che alla prima lettura qualche anno fa non mi avesse colpito troppo, e ora che l’ho riletto capisco perché vada apprezzato, ma continuo a non amarlo più di tanto, consapevole del fatto che non tutti i libri di una saga che ne conta più di quaranta possano piacermi alla follia. Certo, sarebbe diverso se avessi scoperto questo libro quando ero giovane (sì, lo sono stato): il protagonista è un gatto prodigioso, c’è un clan di ratti ad accompagnarlo, ognuno con una sua personalità, un bimbo (Keith) ed una bimba (Malicia) hanno dei ruoli fondamentali nella storia e tutti loro dimostrando una certa superiorità nei confronti degli adulti che incontrano1.
Per non parlare del fatto che il libro ancora una volta (penso per esempio a Witches Abroad) è una storia sulle storie, essendo principalmente una rielaborazione di quella del Pifferaio magico di Hamelin le cui origini si perdono nel Medio Evo2. Pratchett scrive anche un libro che non prende mai il lettore per stupido, e lo riempie di concetti decisamente adulti come la morte, la paura, e pure il cambiamento e l’evoluzione personale, essendo un libro sullo scoprire sé stessi ed aspirare a migliorare, anche come società e non solo come individui (tutti i protagonisti della hanno dei fantastici story arc: Maurice, i topi del clan, e pure Keith e Malicia).
C’è anche della meta letteratura con Mr Bunnsy Has an Adventure3, un libro che il clan di ratti diventati intelligenti dopo aver mangiato spazzatura magica della Unseen University usa come guida, credendo nella sua mitologia (la delusione è grande quando scoprono che si tratta soltanto di un libro per bambini). E qui mi viene in mente Sapiens di Yuval Noah Harari con la sua tesi dell’evoluzione dell’umanità avvenuta grazie alla nostra capacità di credere in gruppo ad ideali e obiettivi quasi intangibili.
E poi penso che non ci sia modo migliore di veicolare messaggi positivi sul tema dell’accoglienza del diverso, tanto caro a Pratchett, se non in un libro per bambini che scoprono come addirittura dei ratti e degli umani possano riuscire a convivere in pace ed armonia nonostante i pregiudizi: quelli sono sporchi e rubano! Ogni frase che vi possa ricordare discorsi di politici, viventi e non, è puramente casuale.
Certo, io individuo anche alcuni problemi nel libro, non necessariamente legati al suo avere come obiettivo giovani lettori, cosa che si fa sentire nella mancanza di battute un po’ più pungenti, e anche in alcune scelte meno dark del solito per Pratchett (ma quest’ultimo aspetto quasi non si nota4). Il mio problema più grande è legato al fatto che ci siano tre trame che sono sicuramente collegate tra loro, ma in modo abbastanza labile, difficile da seguire.
Maurice e i suoi roditori fanno soldi usando la storia del pifferaio di Hamelin. Si imbattono in dei cacciatori di topi che fingono di catturare ratti che mangiano tutte le scorte di cibo della città, ma in realtà sono loro a rubarle per rivenderle. Allo stesso tempo, non si perché, aorganizzano dei rat pit, cioè delle arene con ratti e cani per selezionare dei ratti particolarmente aggressivi. Da lì nasce il re dei ratti, e ho apprezzato molto che il malvagissimo Spider sia in effetti una creazione degli umani. Poi arriva un altro pifferaio che usa un flauto che emette suoni a frequenze disturbanti per roditori e che quindi riesce effettivamente a risolvere problemi di infestazioni di ratti, almeno temporaneamente. In pratica ci sono tre antagonisti che danno luogo a tre scontri “finali” ma nella storia non sono molto integrati tra di loro.
Da una parte questa struttura permette a Pratchett di presentare dei villain umani “semplici”, un villain soprannaturale che mette in seria difficoltà Maurice, e anche un antagonista non necessariamente malvagio ma che entra in conflitto con i nostri eroi e ne esce sconfitto grazie al loro ingegno (e alle infinite riserve di cotone di Malicia). Diciamo che così il libro sfrutta tutto il potenziale offerto dall’avere come base il pifferaio di Hamelin, però lo fa a spese di una certa coerenza interna, o almeno a me fa questa impressione.
Detto questo, pagherei oro per aver potuto leggere The Amazing Maurice da preadolescente! Magari mi sarei buttato prima sul Discworld5, e lo adorerei ancora di più. No, aspetta, questo è impossibile… Ciao!
PS: Nel 2022 è uscito un adattamento animato diretto da Toby Genkel e Florian Westermann intitolato The Amazing Maurice con Hugh Laurie a dare la voce a Maurice. Non l’ho ancora visto.
1. Humans, eh? Think they’re lords of creation. Not like us cats. We know we are. Ever see a cat feed a human? Case proven. (Umani, eh? Pensano di essere i signori della creazione. Non come noi gatti. Noi sappiamo che lo siamo. Mai visto un umano dare da mangiare ad un gatto? Appunto.)
2. Pratchett evoca anche i fratelli Grimm sotto forma delle sorelle Grim, che scrivevano storie, appunto, grim, nel senso di cupe.
3. Somiglia molto a The Tale of Peter Rabbit di Beatrix Potter, che conosco perché lo leggo alla mia creaturina di tre anni e mezzo prima di dormire.
4. Infatti non mancano passaggi evidentemente indirizzati ad un pubblico capace di coglierli, come questo chiarissimo riferimento a Casablanca (1942): “Of all the kitchens in all the town he could turn up in, he’s turned up in this one.” (Tra tutte le cucine in cui poteva capitare, è capitato proprio in questo.)
5.Anche se qui il Discworld si vede poco. Però ad un certo punto appaiono il Sergeant Doppelpunkt e il Corporal Knopf, ovvero le traduzioni in tedesco (siamo a Uberwald) di Colon e Knob di Ankh-Morpork!
2 risposte a "The Amazing Maurice and His Educated Rodents: recensione del libro"