Burke & Hare: recensione del film

Burke & Hare è un film del 2010 diretto da John Landis e uscito in Italia col titolo Ladri di cadaveri. Landis, regista leggendario, ha varie cose in comune con almeno un’altra leggenda vivente del cinema: John Carpenter. Negli anni Novanta hanno visto la luce gli ultimi film di entrambi i registi, tranne un ultimo guizzo finale qualche anno dopo. The Ward di Carpenter uscì nel 2011, e Burke & Hare di Landis l’anno precedente, e ad oggi restano gli ultimi film nella loro rispettiva cinematografia. E che dire di Burke & Hare quindi?

È una commedia nera di poco meno di un’ora e mezzo che rivisita una storia vera avvenuta ad Edimburgo, Scozia, nell’Ottocento. La città era rinomata per le sue scuole di medicina, e servivano sempre cadaveri freschi per le lezioni di anatomia. Il professor Knox (Tom Wilkinson) era disposto a pagare bene per ottenerli, e due immigrati irlandesi (Simon Pegg e Andy Serkis) cominciarono a far fuori gente per sbarcare il lunario…

Landis decide di raccontare questa storia drammatica con il suo solito senso dell’umorismo (sennò perché mettere Tim Curry nel cast?) e ci butta dentro anche un po’ di romanticismo (con i personaggi di Isla Fisher e Jessica Hynes), con un risultato secondo me decisamente solido.

Il film, anche grazie alla sua durata ridotta, fila via che è una meraviglia, e i due protagonisti sono eccezionali, dimostrando anche una buona chimica tra di loro. Certo, il tono del film fa dubitare che stiamo assistendo ad una storia reale, ma il bello di questa riproposizione forse è proprio il mettere in scena qualcosa di tragico e anche cruento in modo leggero, senza rinunciare a sviluppare temi di una certa profondità. Quali sono i limiti che siamo disposti a superare in nome del progresso e della conoscenza? Oggigiorno usiamo animali che consideriamo inferiori per progredire nelle nostre conoscenze scientifiche in alcuni campi, mentre qualche tempo fa non esitavamo ad usare esseri umani. Forse nel futuro eviteremo anche la sperimentazione animale? Non che il film dia delle risposte a queste domande, ma sicuramente suggerisce qualche riflessione in proposito… 

Ho anche apprezzato come Landis abia deciso di scostarsi notevolmente dal film che aveva già narrato la storia di Burke e Hare qualche decennio prima, cioè Burke & Hare del 1972 di Vernon Sewell, considerato uno horror fin troppo sessualmente esplicito per l’epoca.

Insomma, per me l’attualmente ultima fatica di John Landis è un film sicuramente da vedere, nonostante sia stato accolto tiepidamente all’uscita (ma anche a The Ward toccò la stessa sorte, e io lo consiglio a chiunque). Ciao! 

PS: A Landis sono sempre piaciuti i cameo di amici e colleghi, e infatti pure qui, come in Beverly Hills Cop III (Un piedipiatti a Beverly Hills III, 1994), ecco Ray Harryhausen in una particina. Qui però è andato oltre, inserendo nel cast ben tre attori del suo An American Werewolf in London (Un lupo mannaro americano a Londra, 1981): Jenny Agutter, David Schofield e John Woodvine



17 risposte a "Burke & Hare: recensione del film"

  1. Lo adoro, ha un solo difetto: non ci sono altri film di Landis dopo questo, ecco il vero peccato! Ti risparmio la storiella simpatica di quando la Winw-woman lo ha visto in sala, un film con un umorismo nero che mi fa sempre ridere 😉 Cheers

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  2. Mi era sfuggita questa recensione!
    Confesso che il film non l’ho apprezzato molto alla prima visione, ma mi riprometto sempre di rivederlo, anche perché la storia è così palesemente la versione frizzante de “La jena” che mi sorgono dei dubbi: il romanzo di Stevenson si rifaceva al vero evento? O il vero evento è nato perché qualcuno ha letto il suo racconto e l’ha messo in pratica? Prima o poi me lo devo rivedere 😉

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    1. Secondo me quando Stevenson ha scritto The Body Snatcher nel 1884 si è ispirato a eventi che stavano realmente accadendo… immagino che si sapesse che sti cadaveri non apparivano dal nulla durante le lezioni di medicina! X–D

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