
Il mistero della navetta, titolo italiano del ben più accattivante Future Tense (Tempo futuro), è un episodio che si inserisce nella mythology sviluppata lungo tutta la prima stagione di Star Trek: Enterprise (sin da Prima missione, e trattata l’ultima volta in Onda d’urto), anche se la cosa si capisce soltanto dopo una prima parte misteriosa in cui l’Enterprise si imbatte nel relitto di una nave più grande all’interno che all’esterno.
Cosa ancor più misteriosa, la nave sembra terrestre, così come il suo occupante (Mark Major) sembra essere umano. All’inizio Archer si chiede se possa essere Zefram Cochrane, non sapendo che sarà Kirk a trovarlo qualche anno più tardi (Guarigione da forza cosmica). Poi Phlox scopre del DNA di altri alieni nel corredo genetico del cadavere, tra cui quello vulcaniano. È una nave che viene dal futuro! Così, mentre Trip e Reed provano a far funzionare un dispositivo che hanno trovato al suo interno, sia i Suliban (comandati da un capitano interpretato da Cullen Douglas) che degli aggressivi Tholian (non umanoidi, e che non si vedono mai) provano a prendere possesso del relitto.
L’episodio si sviluppa tra battaglie ed inseguimenti spaziali, tentativi di capire i segreti della tecnologia futura, e momenti di sviluppo dei personaggi che vedono interagire specialmente Trip e Reed da una parte e Archer e T’Pol dall’altra, con quest’ultima che sembra avere una cotta per il capitano, forse? Particolarmente rivelatore il dialogo in cui i due si interrogano sulla possibilità che l’unione tra un umano e una vulcaniana possa portare alla nascita di un figlio, e T’Pol sottolinea come il “we” (noi) si riferisca a umani e vulcaniani, non a lei e ad Archer. Che gli sceneggiatori stiano seminando scene qua e là per arrivare a fare qualcosa con questi due?
Curioso invece come alla fine dell’episodio ci troviamo più o meno punto e a capo: certo, abbiamo scoperto un’altra delle fazioni di questa guerra temporale, i Tholian (che massacrano facilmente i Suliban e che avevamo visto all’opera con una famosa e lentissima ragnatela nella serie classica), ma non sappiamo cosa sia successo alla navetta recuperata dall’Enterprise, né come stia procedendo il conflitto.
Anche il loop temporale dovuto alle radiazioni emanate dal relitto resta una curiosità più che un vero e proprio snodo di trama, perché non porta a niente (se non a velocizzare lo smontamento di un siluro, il cui uso a sua volta non porta a niente perché la testata caricata sul relitto trainato via dai Tholian non esplode).
Mi aspetto comunque che tutto questo non rimanga avvolto nel mistero più assoluto, immagino e spero che delle rivelazioni arriveranno in episodi futuri che portino avanti questa trama orizzontale!
Nel frattempo mi rimane un’ottima impressione del modello del relitto in scala 1:1 dentro cui entrano Trip e Reed, degli scontri tra navi stellari da non buttar via, delle porte aperte in quanto a futuri sviluppi dei personaggi che potrebbero risultare interessanti, e in generale un episodio avventuroso molto divertente che non rinuncia nemmeno a discutere aspetti fantascientifici intriganti senza renderli complicatissimi, come nel dialogo tra Trip e Reed sulla conoscenza del futuro (questi due personaggi insieme hanno decisamente del potenziale ed è divertente che gli attori siano rimasti amici, come testimoniato dallo Shuttlepod Show)… Ciao!
Episodio precedente: La tregua
Episodio successivo: Canamar
A me quest’episodio aveva fatto un’ottima impressione per due motivi, principalmente: l”omaggio alla TOS, per via dei Tholiani, e quello a Doctor Who, il cui celebre TARDIS è per l’appunto molto più grande all’interno che all’esterno (e non è certo per caso che gli autori abbiano inserito il loop temporale con tanto di radiazioni, sulla falsariga dell’energia Artron emessa dall’originale britannico) 😉
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Vedi, io quei riferimenti me li perdo tutti perché non conosco Dr Who… :–/
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E infatti è per questo motivo che ti vengo in aiuto 😉
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Fai benissimo! :–)
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