Superman: recensione del film

A 45 anni dalla sua uscita nelle sale ho finalmente visto Superman – The Movie, film del 1978 scritto da Mario Puzo (sì, quello di The Godfather, Il padrino, 1972), diretto da Richard Donner, con Marlon Brando, Gene Hackman e l’allora sconosciuto Christopher Reeve. E la colonna sonora, solo leggermente famosa, è di John Williams! Non ho mai provato alcuna attrazione verso il personaggio di Superman, lo ammetto candidamente, ed è per questo che nonostante i grandissimi nomi coinvolti non mi ero mai avvicinato a questo film, che è il capostipite di una lunga serie (una decina fino ad ora, e ne erano usciti anche alcuni negli anni Quaranta e Cinquanta).

Mi rendo conto di essere l’ultimo arrivato alla festa, quindi mi sembra quasi superfluo riassumere qui la trama di un film che racconta le origini di Superman (Christopher Reeve) sul pianeta Krypton, e poi ne narra uno scontro con il supercattivo Lex Luthor (Gene Hackman) e i suoi scagnozzi (Ned Beatty e Valerie Perrine). Il piano di Luthor è far inabissare la California (usando un paio di testate nucleari) per lucrare sui terreni desertici retrostanti comprati a poco prezzo e destinati a diventare la nuova costa occidentale del sud degli Stati Uniti. Geniale.

E lo dico sul serio, eh, perché questo è un filn che si prende sul serio fino ad un certo punto, come facevano i cinefumetti di quegli anni lì. Non arriva alla demenzialità di Batman del 1966, ma in alcuni momenti poco ci manca (anche se probabilmente la cosa è involontaria). Già nel prologo è difficile prendere sul serio gli abitanti di Krypton che, dopo aver esiliato tre cattivi a caso per un qualche crimine (non si rivedranno più per il resto del film), non capiscono che il loro pianeta sta per essere distrutto da un fenomeno spaziale, nonostante gli avvertimenti dello scienziato Jor-El (un Marlon Brando in vacanza premio, di cui tutti si sono poi lamentati, dal regista ai colleghi del cast). Praticamente l’ultima cosa che hanno fatto questi furboni degli abitanti di Krypton è salvare la vita a dei misteriosi malfattori, per poi morire inghiottiti dai ghiacci del proprio pianeta disintegrato. Complimenti. E qui finisce il primo terzo di film. 

Poi, sulla Terra dove lo ha spedito il padre, Kal-El (Superman) cresce e dopo qualche anno nell’Artico a studiare gli insegnamenti di Jor-El, va a vivere tra gli umani di Metropolis (no, non quella di Thea von Harbou), facendo il giornalista ed innamorandosi di Lois Lane (Margot Kidder, che poverina è morta a 70 anni nel 2018, e di cui io non riesco a capire la bellezza). È proprio per salvare lei che  esce allo scoperto come supereroe, e misteriosamente nessuno lo riconosce essere Clark Kent, perché Kent ha gli occhiali e Superman no (bisogna comunque dare atto a Reeve di fare quello che può interpretando la differenza tra Kent e Superman in quanto ad atteggiamenti e movenze).

Dopo questo secondo atto, nel terzo finale del film Superman deve fermare i diabolici piani di Lex Luthor, ma fallisce perché quello lo fa entrare in contatto con della kryptonite. Ma se era il materiale di cui era fatto il mondo da cui veniva Superman, perché è come veleno per lui? Sono sicuro che ci sia una spiegazione, ma come detto non è un personaggio a cui mi sia mai avvicinato in vita mia e sinceramente non sono troppo interessato a saperla. 

La cosa che ho trovato più tirata via del film è però la soluzione con cui Superman mette fine ai piani di Luthor e lo consegna alla giustizia: dopo aver fallito, fa andare indietro il tempo volando velocissimo intorno al nostro pianeta e questa volta compie le azioni giuste per salvare Lois Lane, evitare la distruzione della California, e catturare Luthor. Ok… Ma praticamente questa è una soluzione che si può applicare a tutto e all’infinito! Sappiamo che se Superman fallisce in una missione, può semplicemente usare il tasto rewind e provare di nuovo. Personalmente mi sembra troppo comodo, e soprattutto toglie ogni tensione dalle azioni del supereroe in tutina azzurra e rossa. Che già non è che ne abbia tanta: è indistruttibile, velocissimo, intelligentissimo… 

Ma a proposito di azzurro e rosso, i colori non sono naturalmente casuali: che tristezza sentire Superman che dichiara “I’m here to fight for truth, and justice, and the American way“, tradotto per l’Italia con “Io difendo la verità, la giustizia e la bandiera americana“. Bella scelta. E perché difendere proprio gli Stati Uniti? E se fosse atterrato in Venezuela o in Cina avrebbe difeso gli interessi nazionali di quei paesi? Sarà pure alieno questo Superman, ma è più statunitense di Capitan America, mi pare.

Volendo essere buoni, possiamo semplicemente tacciare di ingenuità questo film che rispetta lo spirito originario dei fumetti di Superman, nato nel 1938 dalla fantasia di Jerry Siegel e Joe Shuster e che praticamente incarna il supereroe tipo come lo conosciamo oggi, combattendo il crimine in costume attillato e mantello e protetto da un’identità segreta.

Che poi alla fine Superman è stato interpretato in milioni di modi, da difensore della società a figura dell’immigrato negli Stati Uniti del primo Novecento, fino a tirar fuori legami religiosi e politici. Il film di Richard Donner contiene forse dei commenti sociali profondi su cui valga la pena disquisire? Se sì, probabilmente sono usciti dall’inconscio dei creatori del film più che inseriti volontariamente ed organicamente nella trama.

A me il film sembra un prodotto ad alto budget fatto per lucrare sul fumetto all’epoca più venduto negli Stati Uniti (lo è stato fino agli anni Ottanta) coinvolgendo grandi nomi per attirare nelle sale un pubblico più nutrito dei soli lettori di fumetti. L’esperimento riuscì alla grande, perché di fronte ad un budget di 50 milioni di dollari se ne incassarono più di 130. La storia è quella tipica analizzata da Joseph Campbell in The Hero with a Thousand Faces (L’eroe dai mille volti), con la nascita dell’eroe, la sua missione, il contatto con la morte, e poi il trionfo. Dobbiamo solo aggiungerci dialoghi che oggi suonano piuttosto ridicoli e degli effetti speciali invecchiati altrettanto male con quel green screen che non si può vedere.

Con tutto il bene che voglio a Richard Donner, non è sicuramente questo il suo film che preferisco. Ciao! 


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24 risposte a "Superman: recensione del film"

  1. Quando ancora non esisteva il genere, Richard Donner aveva già firmato il miglior cinecomics di sempre oltre che il miglior film su Big Blue di sempre. Questo ci dice parecchio della grandezza di Donner 😉 Cheers

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      1. All’epoca di supereroi ne leggevo parecchi, sia Marvel che DC, quindi anche per me è stato facile amarlo, non secondariamente per il fatto che finalmente un personaggio come lui veniva portato su schermo nella dovuta e spettacolare maniera: il precedente film del “concorrente” marveliano Spiderman NON era stato affatto uno spettacolo…
        Se mai Superman ti fosse piaciuto, sapresti che l’essere condannato alla Zona Fantasma come quei tre criminali (il temibile Generale Zod e i suoi accoliti) è altra cosa dall’aver salva la vita, dovendo finire in una prigione/limbo extra-dimensionale in cui potresti dover restare per un tempo potenzialmente infinito ma che però, nel caso in questione, termina nel sequel con l’accidentale liberazione del trio nei pressi del nostro pianeta (evento che li porta ad avere gli stessi poteri del loro nemico Superman) 😉

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        1. Ah ma guarda un po’ il caso, tornano nel sequel! Infatti i primi due film li avevano girati un po’ insieme, no? Non so mica se ho il coraggio di spararmi anche Superman 2, però, lo ammetto… X–D

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          1. Be’, tieni conto che è un buon sequel e si prende molto meno seriamente del primo, tra le altre cose (d’accordo, mai come ai livelli del terzo cartoonesco e fin troppo bistrattato capitolo), se deciderai di cimentarti nell’impresa 😉
            P.S. Pensa che addirittura hanno realizzato crossover fra personaggi DC e Bonelli, con il risultato di far incontrare Nathan Never e Superman, iniziativa per la quale certo non ho fatto salti di gioia, non essendo più da anni un lettore di supereroi e considerando i rispettivi universi narrativi lontanissimi fra loro: un conto è che Nathan li annoveri fra le sue innumerevoli citazioni, un altro è farlo letteralmente interagire con loro (anche con l’espediente del Multiverso)…

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  2. Pensa che avevo l’album delle figurine, da bambino 😀
    Potrei averlo visto al cinema, all’epoca il biglietto costava pochissimo e i miei genitori mi ci portavano spessissimo (sono cresciuto in un quartiere pieno di cinema) ma potrei ricordare male.

    Considera che di film tratti o ispirati ai fumetti ce n’erano da decenni, sì, ma erano per lo più prodotti minori pensati appunto per gli amanti di quel tipo di narrativa, considerati dei subumani dalla critica ufficiale: solamente l’esplosione del fantastico di serie A degli anni Settanta ha permesso ciò che era totalmente impensabile, un film di serie A, da proiettare in sale di serie A, con un eroe nato dai fumetti, considerata narrativa dozzinale per ragazzini. E’ stata una tappa epocale per il cinema fantastico, che finalmente usciva dal ghetto e finiva recensito sulle riviste blasonate e con la puzza sotto il naso, che nei decenni precedenti non l’avevo citato neanche per sbaglio.
    Per riviste che fino a qualche anno prima parlavano solo di cinema impegnato, di denuncia sociale, di nouvelle vague e di impegno politico dei registi… nella seconda metà dei Settanta è stato traumatico ritrovarsi a parlare di UFO e di uomini vestiti di blu che volano, è stato uno shock culturale di portata epocale 😛

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    1. Hai ragionissima, infatti è un film che mi ha fatto piacere vedere e di cui mi fa ancor più piacere disquisire sul blog. Ha segnato un cambio epocale, che ha portato adesso ad avere come cinefumetti 8 dei 10 campioni di incassi ogni anno, e questo comunque rimane una spanna sopra al 99% della roba di questo genere che esce oggigiorno! :–)

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  3. Non sono mai stato un amante di Superman, nemmeno dei film o le serie animate dedicate al personaggio. Certo che Donner da vita comunque a un film spettacolare e con una sua dignita. Di sicuro il miglior adattamento del personaggio, ma è invecchiato maluccio.

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  4. Ora che mi ci fai pensare, in effetti non ha senso come film… ma io lo vidi da piccolina e certe domande non me le feci, tranne quella della kryptonite: questa cosa me la sono sempre chiesta anch’io. C’è una riflessione sul personaggio che mi ha fece una mia amica, presa non ricordo quale film o telefilm, che lo fa effettivamente vedere sotto un’ottica diversa. Di solito il supereroe è la maschera, la sua vera identità è quella pubblica. Nel caso di Superman non è così, lui è Superman, praticamente un dio che si traveste da umano. E come lo fa? Diventa un essere insignificante e pressoché inetto perché questo è il modo in cui ci vede. Poi non sono amante vera del genere supereroistico, guardicchio qualcosa ogni tanto ma non mi appassiona più di tanto, ma questa riflessione l’ho trovata interessante.

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    1. Condivisibile la riflessione, la sua vera natura è quella superumana, effettivamente! Certo che pure Bruce Wayne si trova più a suo agio vestito da pipistrello a spezzare le braccia dei criminali che non nelle eleganti cene dell’alta società… X–D

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  5. Capolavoro assoluto! “Crederete che un uomo possa volare” recitava la tagline del film ed è ancora così! Forse la miglior rappresentazione del personaggio al cinema: solare, positivo… rappresenta davvero Superman!
    Il 2 sulla carta un filo meglio, ma a causa dei problemi col regista (Donner venne allontanato perché voleva completare il secondo prima di rilasciare il primo e quindi sostituito dall’onesto mestierante Leister) ha avuto un risultato un po’ inferiore…

    Passo alle discussioni tecniche:

    >>> E se fosse atterrato in Venezuela o in Cina avrebbe difeso gli interessi nazionali di quei paesi?

    Be’, non a caso è uscito un fumetto intitolato “Red Son”… un “What If” in cui Superman atterra nella Russia Comunista e diventa il difensore dei sovietici, che conquistano praticamente l’intero mondo grazie a lui… consigliatissimo!

    >>> kryptonite
    dovrebbe essere il metallo di cui è formato il nucleo del pianeta che per una serie di reazioni a catena è diventato radioattivo e quindi la causa della distruzione di Krypton e dell’avvelenamento dei suoi abitanti quando vengono esposti.
    Tra l’altro nei fumetti si scoprirà che sul lungo periodo è letale anche per gli esseri umani: Lex Luthor che per anni ha indossato un anello di kryptonite per difendersi da Supes, ha contratto il cancro (cosa che ha accresciuto in lui l’odio per il supereroe)

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    1. Red Son sembra interessante! X–D

      Capisco di essere andato a toccare un film intoccabile per molti. È che tra il mio poco amore per il personaggio e i 45 anni di età del film, temo che per me non sarà mai un capolavoro. Però un po’ di curiosità di vedere il secondo capitolo me la state mettendo, tra tutti! :–)

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  6. Ho visto il film per intero una sola volta perchè soffro troppo a vedere il mio adorato Glenn Ford (qui Jonatahn Kent) morire; però lo ricordo come involontariamente ridicolo visto con gli occhi di oggi e non volutamente spiritoso come il Batman di Adam West. Sicuramente figlio di un altro tempo, difficile oggi capire che effetto potessero avere questi film (con questi effetti speciali) alla loro uscita.

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