
Dopo aver conosciuto Dream e Death nel primo volume, nel secondo volume erano state le macchinazioni di Desire a complicare il lavoro di Dream che doveva prendersi cura di Rose, il Dream Vortex.
Il terzo volume è in qualche modo slegato dalla storia principale, e nell’edizione per il 30imo anniversario c’è una splendida introduzione del mitico Paul Dini (si veda alla voce: Batman). Dimostrando una certa conoscenza dell’opera di Gaiman, Dini anticipa che questo terzo volume racconta quattro storie slegate tra loro ed accomunate soltanto dalla presenza degli Endless, e Dream in particolare. Come avevo notato nei precedenti post, questa è l’ennesima dimostrazione delle infinite possibilità dell’universo di Sandman!
Le storie raccolte nel Volume 3, scritte da un Gaiman che aveva così tante idee che aveva bisogno di scrivere tante storie che si potessero raccontare nelle 24 pagine di un comic (questo scrive nel copione annotato del numero 17 che si trova in appendice al volume), sono illustrate da Kelley Jones, Malcolm Jones III, Charles Vess e Colleen Doran, i colori sono di Daniel Vozzo e Steve Oliff, e al lettering c’è Todd Klein. Le copertine originali sono sempre di Dave McKean.
Calliope
Nella storia d’apertura si parla di scrittori, di ispirazione, di muse, e di cosa le persone siano disposte a fare pur di sentirsi realizzati e raggiungere il successo. Il romanzo d’esordio di Richard Madoc, The Cabaret of Dr. Caligari, lo ha reso famoso ed è grande l’attesa per il suo secondo romanzo. Però Madoc non è ispirato, e ricorre ad un metodo poco ordinario per sbloccarsi: si fa dare la musa Calliope che lo scrittore Erasmus Fry ha tenuto prigioniera per sei decadi in cambio di un bezoar, che si crede renda immuni al veleno (è ciò che si diceva realmente di questo oggetto che si poteva trovare, a volte, nell’intestino di animali ruminanti – le note di Gaiman lo descrivono come un tribble fossilizzato coperto di muco).
Fry è chiaramente una persona orribile, uno scrittore famosissimo le cui opere sono tutte figlie della violenza esercitata sulla povera Calliope, prigioniera ed abusata. E Madoc non perde tempo a fare lo stesso, trasformandosi in quattro e quattr’otto in un grandissimo scrittore, e allo stesso tempo in un essere umano spregevole. Fortunatamente Calliope riesce ad ottenere l’aiuto di Dream con cui ebbe in passato una relazione ed un figlio (grazie all’intercessione della sempre presente triade che avevamo visto all’opera sia nel volume 1 che nel volume 2).
Non so se Gaiman si sia ispirato a scrittori esistenti per caratterizzare Fry e Madoc (riguardo a quest’ultimo ci sono almeno due riferimenti chiari a Clive Barker), ma si nota un certo cinismo nel dipingere due scrittori di successo come persone pronte alle più basse nefandezze pur di non rinunciare alla fama. Addirittura uno dei due sostiene che gli scrittori siano tutti dei bugiardi! Impossibile non pensare che l’autore non abbia voluto fare un po’ di ironia sulla sua categoria, no?
Dal punto di vista del world building, oltre a Dream troviamo qui le muse, e ancora una volta Gaiman si appoggia alla mitologia reale. Calliope era la musa della poesia epica ed era rappresentata tenendo una tavoletta di cera ed un un rotolo di pergamena (ed è bruciando quest’ultimo che Fry riesce a rapirla), e si dice che ispirò Omero. C’erano altre otto muse: Clio (storia), Erato (poesia lirica), Euterpe (musica), Melpomene (tragedia), Polyhymnia (musica religiosa), Terpsichore (danza), Thalia (commedia) e Urania (astronomia). Erano le figlie di Zeus e Mnemosyne (titana della memoria), ma in questa storia di Gaiman sono figlie della triade, le cui tre entità erano muse già prima delle nove figlie di Zeus.
Gaiman modifica la mitologia per servire la sua storia, visto che rende Orfeo figlio di Calliope e Oneiros (Dream), invece di Apollo. Orfeo era un musicista che scese nell’Ade cercando la sua Euridice. Gli fu permesso di portarla fuori, se non avesse guardato indietro fino a che non fossero usciti, e naturalmente fallì.
Come nella maggior parte delle storie di Sandman, c’è un riferimento musicale pure in questa, anche se abbastanza difficile da carpire: Madoc definisce il fare sesso come due minuti e mezzo di squelching noises (rumori strani), citando un’intervista di Johnny Rotten, cantante dei Sex Pistols.
Fa sorridere leggere la dozzina o più di idee per storie che Richard Madoc ottiene come castigo da Dream in un volume che raccoglie quattro storie indipendenti scritte da Gaiman che aveva bisogno di liberarsi dai limiti imposti dal seguire la trama principale di Sandman che si era immaginato (limiti comunque labili, secondo me, data la genialità del tema). Infine, chiaramente la domanda della giornalista a Madoc “Where do you get your ideas?” (Da dove vengono le tue idee?) sarà stata fatta infinite volte a Neil Gaiman.
A Dream of a Thousand Cats
Poteva forse sorprendere che trovassi un ennesimo collegamento tra Gaiman e Pratchett? Questo sogno di mille gatti suggerisce che il primo, così come il secondo autore, sia un amante dei gatti, tanto da dedicare loro un intero numero di Sandman (e Death di Pratchett è, come noto, a cat person). Questo numero sembra un manifesto contro il maltrattamento animale, con noi umani che ci prendiamo cura degli animali domestici ma allo stesso tempo li sottoponiamo ad atti di una crudeltà inaudita. Nella storia, una cucciolata di gatti non di razza pura viene affogata dai padroni, colpevole solo di non avere alcun valore economico… E, aggiungo io, la castrazione è un’altra forma di tortura che usiamo abitualmente sui cani e gatti che poi allo stesso tempo trattiamo come se fossero dei figli. Ma torniamo a Sandman.
Dream qui appare sotto forma di pantera nera, per adeguarsi alla visione del mondo del gatto che va a cercarlo, e narra di un sogno capace di cambiare il mondo. Un sogno di una moltitudine di umani è stato capace di cambiare un mondo in cui i gatti dominavano la Terra e per cui gli umani non erano altro che dei loro servitori. E quel mondo, come risultato del sogno, non è mai esistito, visto che la realtà è cambiata interamente, a dimostrare la forza di un’idea che unisca più persone.
Quest’ultima tesi la trovo affascinante e assolutamente in linea con le più recenti teorie macrostoriche secondo cui la nostra razza ha prosperato grazie alla sua capacità di unirsi per seguire grandi ideali inventati, come religioni e senso di appartenenza ad altri costrutti sociali (si legga Sapiens di Yuval Noah Harari). In altre parole, abbiamo prosperato grazie alla nostra capacità di… sognare!
E se abbastanza gatti riuscissero ad andare dietro ad un sogno simile, suggerisce questa storia, potrebbero cambiare di nuovo la realtà. Ma, si sa, non c’è cosa più difficile da ottenere…
A Dream of a Thousand Cats, inevitabilmente, parla anche del ruolo dei profeti, o capipolo o rivoluzionari, che dir si voglia, e di come sia importante che qualcuno abbia una visione per dare forma ad un ideale che possa unire le masse, e di quanto tempo sia necessario per raggiungere un qualche obiettivo.
A Midsummer’s Night Dream
Arriviamo qui ad un numero importante: Gaiman si confronta inevitabilmente con Shakespeare e col suo Sogno di una notte di mezz’estate, Shakespeare che era già apparso nel volume precedente (si veda Men of Good Fortune). Lì, Dream aveva preso da parte Shakespeare per dirgli qualcosa che era rimasto misterioso per noi lettori (“Would you write great plays? Create new dreams to spur the minds of men? Is that your will?” (…) “Then let us talk“), e ora è arrivato il momento di scoprirlo.
Nel 1593, Shakespeare porta la sua compagnia teatrale, e il suo figlio di 8 anni Hamnet, nella campagna del Sussex ad offrire la messa in scena della sua ultima commedia (quella del titolo) di fronte a Dream che invita, per l’occasione, King Auberon, Lady Titania, e tutto il resto delle faerie. Che pubblico, per raccontare la storia di Shakespeare dove appaiono proprio loro (e naturalmente Puck, ovvero Robin Goodfellow). In questo mescolarsi di immaginari diversi, io penso subito alla splendida serie animata The Gargoyles di Greg Weisman che usò benissimo Avalon e i suoi personaggi per accompagnare le avventure di Goliath e Elisa Masa.
Ma tornando a Sandman: qui ci sono così tanti elementi di interesse che è difficile orientarsi. Mi sembra chiaro che Gaiman volesse parlare di Hamnet, scomparso a soli 11 anni, suggerendo qui una fine quasi positiva invece di una triste morte prematura, come una sua fuga nelle braccia di Titania (che gli dà una mela, cosa che le permette di fare del ragazzo ciò che vuole secondo la miniserie The Books of Magic di Neil Gaiman). E poi dubito che sia l’ultima volta che vedremo Puck, che decide di non tornare via dalla Terra insieme alla sua gente.
Poi, mi sembra chiaro che i nomi e i riferimenti a luoghi e fatti snocciolati nella storia siano tutti storicamente accurati, ma avendo a che fare con Neil Gaiman è quasi superfluo dirlo (un po’ come se si trattasse di Alan Moore, ecco). Ci sono dialoghi che menzionano anche altri lavori di Shakespeare, come Romeo and Juliet (con il lover most tragic, l’amante più tragico, chiesto da James Burbage) e Hamlet (ironicamente previsto da Hamnet stesso nel caso che fosse morto, visto che per suo padre le storie sembrano essere tutto ciò che conta nella vita, più che le persone, incluso suo figlio).
Ma perché Dream ha organizzato tutto questo? Perché vuole ripagare un debito nei confronti di King Auberon e il suo popolo, e usa Shakespeare per farlo con due diverse commedie (la seconda sarà The Tempest, con Prospero illusionista che rimanda a Dream, e con la famosissima frase “We are such stuff as dreams are made on” – Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni). Quando spiega ciò, dice anche una delle frasi più belle dell’intera storia: “Things need not have happened to be true. Tales and dreams are the shadow-truths that will endure when mere facts are dust and ashes, and forgot.” (Le cose non devono essere successe per essere vere. Racconti e sogni sono le ombre di verità che dureranno quando i meri fatti saranno polvere e cenere, dimenticati.)
Infine, qui Dream viene chiamato Shaper, praticamente la traduzione letterale del latino Morpheus (e già in precedenza era stato chiamato signore delle forme). Viene anche definito da Puck il King of the Riddle-Realms (Re dei reami enigmatici). C’è anche un paio di riferimenti molto facili da sorvolare a Orpheus, figlio di Dream e Calliope: Titania parla di un ragazzo con una lira che le raccontò una storia simile nell’antica Grecia, sorprendendo Dream con questo suo ricordo. E nel quinto atto della commedia Philostrate descrive la morte di un cantore della Tracia smembrato dalle Baccanti (o Menadi).
Gaiman continua ad aggiungere tasselli al suo universo e non smette di sorprendere, riuscendo ogni volta a volare più alto. Mi ripeto, lo so, ma Sandman è l’unico comic che conosca che è migliorato andando avanti, invece che peggiorare come avviene di solito…
Facade
L’ultimo numero del terzo volume è Facade, cioè Facciata, e ci troviamo una sorella di Dream: Death. Dalla nota “ELEMENT GIRL created by Bob Haney & Ramona Fradon” è facile capire come Gaiman abbia ripreso un vecchio personaggio DC per i suoi scopi. Si tratta di Element Girl, vero nome Urania Blackwell, agente di un’agenzia governativa (la CIA?) che in seguito all’esposizione alle radiazioni dell’Orb of Ra (la Sfera di Ra) si è trasformata in un essere semi-immortale con poteri particolari (accomoagnava Metamorpho, il cui primo numero uscì nel 1965) e… una tremenda voglia di morire, secondo Neil Gaiman, visto che è sola e agorafobica.
Death qui appare misericordiosa con la povera Urania, una metamoprhae (esseri che vanno oltre la forma), ovvero appartenente ad una razza che in un’antica guerra Ra usava per combattere Apep.
In questo numero viene menzionata la Dream Country del titolo del volume, con Death che dice: “Mythologies take longer to die than people believe. They linger on in a kind of dream country that affects all of you.” (I miti vivono più di quanto non credano le persone. Si fermano in una specie di terra dei sogni che ha effetti su tutti voi.) E poi è qui che Gaiman cita Pratchett che cita Gaiman, con Death che parla del suo ruolo nel mondo (si legga quanto ho riportato scrivendo di Mort).
Il volume si chiude quindi con un lieto fine, visto che Urania ottiene da Ra ciò che vuole grazie all’intercessione di Death, con le ultime tavole che riprendono le prime nel parallelo della cenere delle sigarette con la cenere del corpo della metamorphae.
PS: un eterno grazie a quei matti di retrofuturology per aver preservato queste preziose Sandman Annotations, di un’era in cui contavano i contenuti e non i social.
PPS: qualche immagine dallo splendido volume in mio possesso (del trentesimo anniversario).



Volume precedente: The Doll’s House
Volume successivo: Season of Mists
Sarà stato un volume slegato dalla storia principale, ma queste quattro storie mi sono sempre piaciute un sacco. La prima riguardo ai due scrittori mi ha sempre sorpreso ed è riuscita a farmi riflettere. Per certi versi mi ha ricordato il caso di Margaret Keane e di come suo marito si sia approfittato della sua arte spacciandola per propria per tanti anni (Tim Burton ci fece un ottimo film con Big Eyes).
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Ah si si, slegato ma non per questo inferiore o saltabile, in The Sandman ci sono praticamente solo perle che ci ha regalato Gaiman! :–D
(di Big Eyes ho scritto sul blog qualche anno fa! :–)
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Ricordo la tua recensione, non ricordo però se avevo scritto qualcosa. Dovrei controllare.
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Di Tim Burton si scrive sempre volentieri! Quasi sempre, via… X–D
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Penso che “Sogno di mille gatti” sia ancora il racconto che consiglierei a chiunque per capire come scrive Gaiman e il tipo di lavori che ci si può aspettare da lui, un gioiello, come questa porzione di storie 😉 Cheers
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Quello è effettivamente un buon racconto da cui cominciare, ha un’atmosfera incredibile e una profondità che a prima vista potrebbe sembrare insolita per un racconto con dei gatti protagonisti… :–)
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disegni spettacolari!
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Concordo!
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