Strane storie – Racconti di fine secolo: recensione del film

Mercoledì 29 marzo 2023. Tre giorni fa, all’età di 77 anni è morto Ivano Marescotti, un grande attore italiano. Ho pensato di ricordarlo scrivendo di un bellissimo film di cui fu protagonista una trentina d’anni fa.

Strane storie – Racconti di fine secolo è un film del 1994 diretto da Sandro Baldoni, che scrisse anche la sceneggiatura insieme a Johnny Dell’Orto e Federico Cavalli. È un film che è stato ingiustamente dimenticato, un piccolo capolavoro di satira e humour nero il cui regista non ha poi avuto facile sulla scena cinematografica italiana: dopo aver firmato il suo secondo film, Consigli per gli acquisti, nel 1997, è poi praticamente scomparso, tranne un terzo film uscito (non so dove) nel 2008: Italian Dream. E perché? La mia tesi personale è che Baldoni sia troppo scomodo per l’Italia, firmando film intelligenti e che danno da pensare. Forse non è un caso che suo fratello fosse quell’Enzo Baldoni giornalista rapito ed ucciso in Iraq nel 2004

Strane Storie è un film ad episodi, ne contiene tre, legati dai racconti che un padre (Flavio Bonacci) fa a sua figlia (Consuelo Stangarone) durante un viaggio in treno. L’idea funziona alla grande: il padre si lascia ispirare dagli altri viaggiatori della carrozza per inventarsi tre storie che poi sono interpretate dagli stessi attori dei viaggiatori del treno. Fortunatamente, il cast è ottimo e tutti riescono ad essere credibili nelle diverse parti.

Nel primo episodio, Giovanni Reggio (Ivano Marescotti) comincia a tossire di notte e si rende conto che gli è stata staccata l’aria, perché non ha pagato la bolletta. Deve così correre a pagare gli arretrati, prima di restare senza ossigeno. Dopo una lunga coda, riesce a pagare soltanto perché l’utente prima di lui rinuncia a pagare, e quindi a vivere, bofonchiando un “Ma a me in fondo cosa me ne frega“. L’impiegata delle bollette è una splendida Silvia Cohen, freddissima di fronte agli utenti che letteralmente le muoiono sotto gli occhi. Impagabile quando chiede a Giovanni se ha la moneta da duecento lire per evitare di calcolare un resto troppo complicato, e quando si mette a chiacchierare del pranzo con l’operatore che deve rimandare l’aria ai polmoni dell’utente moroso.

Col secondo episodio entriamo in un supermercato, dove la single Franca (Silvia Cohen) va a comprare un uomo Tenero (Ivano Marescotti), solo per scoprirlo scaduto e quindi da mandare al Terzo Mondo. Questo episodio da una parte ridicolizza la prostituzione ribaltando i ruoli uomo/donna, e dall’altra, visto nel 2023, mi ha fatto pensare a quanto delle app come Tinder e simili abbiano cambiato le vite e le abitudini di persone single (e non), donne o uomini che siano.

Il terzo ed ultimo episodio vede un conflitto tra due famiglie di vicini (una povera del nord, con Ivano Marescotti e Mariella Valentini, e una ricca del sud, con Alfredo Pea e Silvia Cohen) fare una escalation che arriva all’uso di un carro armato e poi di un ordigno nucleare (“Mamma, mamma, un fungo!“). Al tempo lo trovavo l’episodio più debole del film, e probabilmente è anche il più lungo, ma l’ovvio parallelo con l’attuale conflitto in Ucraina dovuto all’invasione russa me lo ha fatto rivalutare non poco. Non è un caso che in questo episodio alla televisione si sentano soltanto notizie su guerre e aerei della NATO.

E a chiudere questa collezione di strane storie, ecco che il treno arriva a destinazione, solo per portare i suoi spaesati passeggeri nei pressi delle lamiere contorte dell’Italicus, il treno Roma Monaco su cui esplose una bomba il 4 agosto 1974 nella Grande Galleria dell’Appennino, causando dodici morti e quarantotto feriti. Fu un attentato neofascista compiuto nell’ambito della strategia di destabilizzazione che doveva portare ad un colpo di stato militare che poi, fortunatamente, non avvenne.

Nel film, il povero Marescotti chiede al padre della ragazzina se questa sia un’altra delle sue strane storie, e purtroppo la risposta è no, questa è una storia vera, una delle tante tristi storie italiane.

Io con questo film ci sono cresciuto (quante volte ho riavvolto quella VHS verde uscita con Repubblica, vedi sotto un’immagine che ho trovato in rete), quindi è per me difficile essere obiettivo, ma anche rivedendolo a tanti anni di distanza non posso che ammirarne il coraggio, certo, e l’ottima fattura sia in fase di scrittura che di realizzazione.

Ivano Marescotti, Silvia Cohen, e tutti gli altri fanno un lavoro eccezionale, sono ben diretti e recitano in maniera molto naturale dei dialoghi, va detto, scritti splendidamente. Tutti i dettagli del film sono curatissimi, incluse le trasmissioni radiofoniche ascoltate dai personaggi e i programmi televisivi da loro visti. Geniale l’intervista al sacerdote che si vanta delle conversioni nei paesi del Terzo Mondo grazie al programma “Ti do una bistecca, dammi l’anima“, così come il televenditore di organi umani venduti da individui, ehm, sanissimi (tramite la Società Intermediazione Organi).

Il tono del film è surreale, come promette il titolo, ma non scade mai nel ridicolo, anzi, dà da pensare a più riprese, e in più diverte con uno spiccato senso dell’umorismo nero. L’unico appunto che posso fare al film è la sua brevità, io mi sarei felicemente goduto ben più di questi ottanta minuti, specialmente se penso che Baldoni ha fatto soltanto altri due film oltre questo. E il mio consiglio a chiunque è di recuperare questo gioiello, magari per ricordare un grande attore del nostro cinema andato via sicuramente troppo presto, nonostante l’età abbastanza avanzata. Ciao!

PS: Ho notato che nel secondo episodio, al supermercato l’uomo Interessante legge Il Manifesto, giornale per cui aveva lavorato il regista.


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10 risposte a "Strane storie – Racconti di fine secolo: recensione del film"

  1. Mi è tanto dispiaciuto per marescotti, che peraltro facevo molto più giovane.
    Ricordo bene l’uscita di questo film, molto seguita da giornali e campagne stampa, ma temo di averlo visto una sola volta e non deve avermi impressionato molto, perché leggendoti ho giusto qualche flash di memoria. Però di sicuro è con questo film che ho focalizzato l’attore, che magari avevo visto anche prima senza notarlo. Da allora ogni volta che appare mi dico “Ah, c’è anche lui”, come fosse un vecchio amico.

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    1. Pure per me questo è il “suo” film! Però, al contrario di te, io lo adoro Strane storie, me lo sono guardato non so quante volte negli anni Novanta. Riguardando adesso mi sono reso conto che lo ricordavo ancora tantissimo…

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      1. Credo che questo sia stato il “primo” Marescotti per molti di noi, a conti fatti! Io lo ricordo anche ne “Il mostro” con Roberto Benigni e in “Asini” con Claudio Bisio, giusto per fare un paio di esempi. Tornando a quel surreale e quasi dimenticato gioiellino nostrano che è “Strane storie – Racconti di fine secolo”, credo proprio tu abbia scelto il film ideale per ricordarlo (e per ricordare che i registi con delle idee nel cinema italiano lavorano poco o nulla, anche se a metà anni ’90 ci si poteva ancora forse illudere del contrario)…

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  2. Con Marescotti è cosî, in genere: una presenza dicreta, la mente lo percepisce prima che gli occhi comincino a vederlo… lo hai già notato in altri film ma, appunto, è grazie a uno in particolare che inizi a riconoscerlo sul serio (e lo stile surreale di Baldoni fa sî che i suoi ruoli lascino il segno).

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