
È tanto che voglio scrivere qualcosa di Raiders of the Lost Ark (I predatori dell’arca perduta), film del 1981 diretto da Steven Spielberg e scritto da Lawrence Kasdan, basandosi su una storia di George Lucas e Philip Kaufman. Come tanti, io ci sono cresciuto con questo film, l’avrò visto decine di volte, fino a conoscerlo a memoria, e pure in DVD recentemente non sono state poche le volte in cui l’ho messo nel lettore, a volte anche solo a mò di colonna sonora mentre cucinavo.
Ma se è da tanto che volevo scriverne, perché farlo soltanto ora? Perché è un film che tutti conoscono e di cui tutti hanno scritto e parlato prima di me, ecco perché! Non è mica facile mettere insieme qualche pensiero ordinato su un film del genere. È talmente radicato nella cultura pop che c’è pure un episodio di The Big Bang Theory ad esso dedicato, e la figura del protagonista è praticamente sinonimo dell’eroe avventuroso per antonomasia.
Proviamo però a fare marcia indietro per un attimo: Steven Spielberg all’epoca aveva firmato il suo primo film da regista, Duel, dieci anni prima, nel 1971. Poi aveva fatto altri due film per la TV, e quattro lungometraggi usciti nei cinema: The Sugarland Express (1974), Jaws (Lo squalo), che nel 1975 cambió la definizione di blockbuster, Close Encounters of the Third Kind (Incontri ravvicinati del terzo tipo, 1977), e 1941 (1941 – Allarme a Hollywood, 1979). Era famoso, sì, ma non era l’istituzione che è oggi ai suoi 77 anni di età. E George Lucas era anche lui un giovincello, pur se leggermente famoso grazie allo Star Wars (Guerre Stellari) del 1977 che creò un brand che ora vediamo semplicemente dappertutto, col secondo capitolo uscito nel 1980 e scritto proprio con quel Kasdan che ritroviamo pure qui al lavoro su Raiders of the Lost Ark.
Per farla breve, tutti talenti giovani, lanciatissimi, ma non immuni agli insuccessi. E nessuno potrva prevedere che questo film d’avventura potesse diventare il fenomeno culturale che poi è effettivamente diventato, nonostante a livello cinematografico abbia generato una semplice trilogia (perché non mi vorrete dire che esiste un quarto capitolo, vero? O un quinto?).
Spielberg stesso ha dichiarato che l’intenzione era di fare un B-movie in stile Republic Pictures, casa di produzione attiva tra il 1935 e il 1959 specializzata in western e film d’avventura, spesso serializzati, dove il basso budget era la norma. E di fatto Raiders è dichiaratamente derivativo, eppure anche molto originale nel suo attualizzare i cliché avventurosi dei film a cui si ispirava. Già il titolo omaggia Raiders of Ghost City, un serial in tredici capitoli del 1944. Indy, poi, è vestito come Charlton Heston in The Secret of the Incas (Il segreto degli Incas, 1954). Ma la lista precisa di riferimenti e fonti di ispirazione sarebbe impossibile da compilare, vi lascio questo divertente video su YouTube dell’utente StooTV che ha usato più di trenta fonti per fare un montaggio di scene omaggiate/copiate/ricreate da Spielberg col suo Raiders.
Cominciamo a parlare del film, dopo tutta questa premessa. I primi cinque minuti mettono in chiaro che giro di giostre sarà tutto il film: in un’avventura slegata dalla trama principale, si introduce il personaggio di Indiana Jones (Harrison Ford), un archeologo avventuriero pieno di risorse, e vediamo anche un suo antagonista, anche lui archeologo, il francese Belloq (Paul Freeman). E già qui si sprecano i momenti memorabili tra l’esordio cinematografico di Alfred Molina e Indy che sfugge ad un masso rotolante e a mille altre trappole, anche grazie alla sua iconica frusta.
Poi a Indy viene affidata la missione principale del film, quella di scoprire se i nazisti possano trovare l’Arca dell’Alleanza, che sembra stiano cercando in degli scavi in Egitto. È geniale l’idea dei nazisti antagonisti (I hate these guys), tanto più che davvero la loro elite era interessata a reperti storici che avessero un’importanza mitologica oltre che archeologica, e che potessero provare le teoriche origini ariane del popolo tedesco.
E via, prima Indy va in Nepal a trovare il suo vecchio amore Marion Ravenwood (Karen Allen), figlia di un grande archeologo, poi in Egitto sulle tracce dei nazisti che cercano l’antica città di Tanis, e infine a bordo di un U-Boot arriviamo su un’isola greca dove Belloq vuole aprire l’Arca prima di portarla a Hitler.
Indy gira il mondo, e noi con lui, fa a cazzotti, spara, scappa, corre, salta, nuota, (ri)conquista Marion… ne fa mille, ma comunque non può evitare alla fine che Belloq faccia ciò che vuole con l’antico reperto, e muoia per questo.
E il finale, come spiega bene Nick di Matavitatau, è la parte più spielberghiana del film, che invece nella prima parte appartiene molto di più a George Lucas, tra location esotiche popolate da un’umanità variegata simili ai pianeti popolati da alieni strambi di Star Wars, l’Egitto che ricorda da vicino la Tunisia dove girò, a fatica, molto di quel film, e i nazisti che sono praticamente uguali all’Impero di Darth Vader.
Il finale, dicevamo, riprende quello di Close Encounters of the Third Kind, anche se qui si salva chi non guarda, e i nazisti che hanno montato il set cinematografico muoiono tutti orribilmente. Ma per interpretazioni interessanti di queste scelte, vi rimando appunto a Nick.
Partendo dal presupposto che tutto il film sia spettacolare, la parte avventurosa è particolarmente intrigante, con le mappe che mostrano gli spostamenti di Indy, le scenografie esotiche, delle scene d’azione girate in modo incredibile da uno Spielberg davvero in formissima… ma anche i dialoghi sono splendidi, coi botta e risposta tra Indy e Marion, i cattivi che non potrebbero essere più fumettistici eppure così efficaci. Le scazzottate e le sparatorie, poi, sono tutte geniali (e sì, sappiamo tutti che quando Indy spara al nemico con la sciabola è solo perché Ford e molti altri erano senza energie per problemi digestivi, che Spielberg evitò mangiando solo spaghetti in lattine di metallo che si era portato dietro). E quanti serpenti!
Ma è inutile che stia qua a tentare di convincerci di una cosa ovvia, no? Raiders of the Lost Ark è uno dei film più belli e divertenti mai usciti da Hollywood, e, caso più unico che raro, ha mantenuto una qualità altissima in tutti e due i suoi seguiti (due, avete letto bene). Personaggi, dialoghi, storia, regia, scenografie, montaggio, colonna sonora (di John Williams, e di chi sennò?), coreografie… è tutto, semplicemente, perfetto. Ciao!
PS: e comunque ho almeno un amico che ora fa l’archeologo in Arabia Saudita per colpa di questo film! Ora che ci penso, ne ho anche un altro che fa il biologo col camice bianco per il suo amore per Doc Brown di Back to the Future (Ritorno al futuro, 1987).
Link esterni:
- Trailer del film su Youtube
- La pagina del film su Internet Movie DataBase
- Recensione del film su nerdsrevenge
- Recensione del film su I 400 calci
- Recensione del film su La bara volante
Quelli di TBBT sono buoni per generare meme, validi solo per chi i film NON li guarda, detto questo hai presente i film perfetti? Quelli che potresti rivedere senza mai stancarti tutta la vita? Questo è cinema allo stato puro 😉 Cheers
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Sono completamente d’accordo! Io ho perso il conto delle volte che ho visto questo film… :–D
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Io farò la voce fuori dal coro. Per quanto mi piaccia Raiders of the Lost Ark, e per quanto gli riconosca un valore di capolavoro immortale, gli ho sempre preferito Il tempio maledetto, che penso di sapere a memoria!
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Ah ma qui giochi in casa, io la trilogia di Indy la amo tutta! Il secondo non è il mio preferito, ho qualche problemino in qua e là con quel film, ma viaggiamo comunque su piani altissimi! :–D
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I want to rewatch all 4 before the 5th and final comes out! Then I’ll decide if there are only 3.
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I’m not sure you’re talking about real movies or movies of your mind… :–P
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Eh, nel cofanetto io mi sono trovato anche il quarto capitolo e, di conseguenza, avendolo pagato assieme agli altri mi trovo costretto a riconoscergli un certo tasso di realtà (l’idea degli esseri extradimensionali comunque non era malvagia, anzi) 😉
Grandissimo capostipite della trilogia anni ’80, nonostante la modalità di sopravvivenza di Indy e Marion al cospetto della potentissima Arca venga ancora considerato da molti un punto debole del film, e forse lo sarebbe pure stato se, letteralmente, fosse bastato non guardare per salvarsi… laddove invece i due protagonisti vengono risparmiati dalla furia divina in quanto giudicati innocenti: in caso contrario, tenere gli occhi ben chiusi sarebbe stato del tutto inutile 😉
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Indy e Marion sono bravi nel senso che non vogliono ottenere il potere con l’Arca, questo sì, ma ho sempre pensato che il non guardare, il vincere la curiosità di vedere il creatore, sia fondamentale per la loro sopravvivenza! :–)
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Credo che il non aver osato guardare, alla fine, abbia dato loro diritto a quel premio extra consistente nello sciogliere la corda che li teneva legati… Lui, di qualunque cosa/entità l’Arca fosse il tramite, aveva già deciso di non incenerirli ma meritavano comunque un bonus, per essere rimasti umili al suo cospetto 😉
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Giustissime considerazioni! Tr le compro! :–)
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“tutti e due i suoi seguiti” 🙂🙂
Sono d’accordo!
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X–D
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fun fact: nel mio vecchio diario delle note (ora ne ho un secondo), ho due pagine in mesi differenti che dimostrano la mia volontà di fare un articolo sulla lista da tempi immemori (e di cui mi ero pure dimenticato)
other fun fact: un mio amico aveva detto scherzando che uno voleva diventare archeologo principalmente per due motivi, la frusta di indy o le tettone di lara 😂😂😂
sarò sincero, li ho visti tutti ma non reggo molto gli avventura; quello che preferisco è il secondo (grosse risate nella giungla e molto creepy il tempio) ma il quarto tra gli alieni e le formiche titaniche è uno dei film per bambini più inquietanti di sempre
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Personaggi come Indy, Lara Croft, Doc Brown… Riescono davvero ad entrare così tanto nelle menti della gente da far prendere decisioni reali nella vita! Sembra buffo ma è così, lo stesso accade con Star Trek, tanti astronauti hanno dichiarato di aver intrapreso la carriera perché fan delle serie trekkie. :–)
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E nessuno per star wars? Ah no scherzo quello è un fantasy con i duelli medievali 😆
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Effettivamente sì, anche se Star Trek è light science fiction, nel senso che è più fiction che science, Star Wars di science non ha assolutamente niente. :–)
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Da ragazzino ho amato violentemente Indiana Jones, per un certo periodo portavo la sua foto nel portafoglio delle medie, storia vera! ^_^
I suoi fumetti li ho letti allo sfinimento, i due film che c’erano all’epoca li amavo – ma in realtà il secondo molto più del primo – e all’uscita del terzo sono andato a vederlo in sala con mio padre, così da ricreare la coppia padre-figlio della vicenda.
Però poi onestamente la passione si è affievolita, così quando poi anni dopo questi film sono assurti a entità religiosa sono rimasto freddino.
Mi dicono che sta per uscire un quinto film ma non ci credo… anche perché vorrebbe dire che ne esiste un quarto e non è vero!!!!!!! 😀
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Secondo me da ragazzini era impossibile non innamorarsi di un personaggio come Indy!
Comunque bisogna porre un freno a queste fake news, che ormai non hanno nemmeno alcuna coerenza interna. Un quinto film… almeno parlassero di un quarto, se ne hanno il coraggio! :–D
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