Scoop: recensione del film

Scoop, film del 2024 diretto da Philip Martin e scritto da Peter Moffat e Geoff Bussetil, è la storia dell’intervista del programma giornalistico della BBC chiamato Newsnight più vista di sempre. Nel 2019, la conduttrice Emily Maitlis (la mia amata Gillian Anderson, purtroppo col volto segnato da chissà quanti interventi di chirurgia estetica che l’hanno rovinata) dialogò con il principe Andrew (Rufus Sewell) riguardo alla sua amicizia con il recentemente arrestato e immediatamente dopo suicidato Jeffrey Epstein (Colin Wells).

Per arrivare a 100 minuti di durata, Martin ci mostra come si arrivò ad ottenere quell’intervista che si rivelò essere così disastrosa per Andrew: poco tempo dopo, infatti, gli furono tolti i privilegi legati ai suoi titoli nobiliari. Non è mai stato incriminato, ma diciamo che sono in pochi a dubitare che abbia approfittato di giovani minorenni grazie alla sua relazione cone Epstein. Nel 2022, ha anche pagato 12 milioni di sterline tale Virginia Giuffre per evitare che quella lo portasse in tribunale, ecco.

In ogni caso, la vera artefice dell’intervista fu Sam McAlister (Billie Piper), protagonista del film, e infatti la sceneggiatura si basa su un libro che ha scritto riguardo al periodo in cui lavorò alla BBC (adesso insegna alla London School of Economics).

L’intervista vera e propria è ricostruita fin nei minimi particolari, tanto da risultare… inutile. La vera intervista della Maitlis al fratello di re Charles (fatta solo cinque anni fa!) la si può trovare facilmente online (eccola), non serviva mica riproporla pari pari all’interno di un film! Non capisco quale sia il valore aggiunto della cosa. Così come non capisco perché sottoporre a tortura il povero Rufus Sewell con ore e ore di make up giornaliere per farlo diventare un sosia del suo personaggio… Così è diventato un imitatore, più che un attore. Ma si sa, questa ossessione per copiare alcuni aspetti della realtà alla perfezione va molto di moda ultimamente (si pensi a quante lodi ha ricevuto il film del 2018 sui Queen per aver ricostruito un concerto di cui possiamo comodamente vedere l’originale senza guardare il film).

Tristemente, credo che i creatori del film avessero in mente solo la ricreazione dell’evento, e tutto ciò che gli ruota intorno è piatto, noioso, anche perché non è stato fatto un minimo di investimento sui personaggi. Anzi, nei primi dieci minuti è difficile capire qualcosa dei dialoghi serrati nello studio della BBC in cui la McAlister parla di come organizzare il notiziario coi suoi colleghi che non conosciamo (e che ci risulteranno degli sconosciuti anche dopo la fine del film). Sì, chiaro, si prova a mostrare l’insicurezza di Sam che si sente in pericolo di licenziamento, ma sinceramente è difficile sentirsi emotivamente coinvolti con un film così.

Qual è quindi il valore di un film come Scoop? Quello di mantenere vivo il ricordo di fatti decisamente vergognosi che hanno visto coinvolte molte personalità più che note, non soltanto il principe Andrew (anche Bill Clinton, per dirne un altro). Certo, è passato così poco tempo che il ricordo non aveva davvero bisogno di essere tenuto vivo, sinceramente.

Ma se l’esistenza di questo film può servire a fare giustizia, o almeno a tenere informata la gente delle nefandezze compiute dalle nostre cosiddette élite (politici e ricchi affaristi), non posso che esserne contento. Se però ci mettiamo a parlare di qualità cinematografica secondo me si va poco lontano, ma essendo Scoop una produzione Netflix non è sorprendente (e non ho nemmeno menzionato la fotografia di Nanu Segal tutta virata verso il blu che dopo un po’ dà pure fastidio). Inoltre non c’è un vera presa di posizione, i fatti sono narrati in maniera poco coinvolgente, e i creatori del film non si sono sbilanciati con giudizi o prese di posizione. Insomma, non colgo il punto di questo prodotto senz’anima, ennesimo di una lunga serie di prodotti simili tutti targati Netflix. Ciao! 


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6 risposte a "Scoop: recensione del film"

  1. Peccato per Moffat, probabilmente la miglior mente che il Dottor Chi abbia mai avuto, si stato sprecato per questo sonnifero digitale. E peccato per la nostra amata Gillian, vista in questa foto sembra abbia preso un rastrello in faccia.

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    1. E non solo! Sherlock era partita forte, per poi perdersi orribilmente nelle ultime stagioni…

      Gillian qui è strana davvero, ma in parte può essere per il pesante trucco per farla somigliare alla persona che interpreta. Voglio almeno sperarlo! :–)

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