Space: 1999 – S01E10: Fiocco azzurro su Alpha

Sarò onesto: Alpha Child (Fiocco azzurro su Alpha è il più animato titolo italiano) non è l’episodio che aspettassi con più entusiasmo, dato il titolo. Il teaser è esattamente ciò che mi aspettavo: tutto l’equipaggio è in apprensione, e presto arriva la buona notizia, il primo bimbo nato sulla base lunare Apha è un maschietto. Tutti sono felicissimi, tranne Sandra (Zienia Merton), a cui prende un po’ di tristezza. Poi, il colpo di scena: il bimbo sembra crescere di cinque anni nel giro di un secondo (il Jackie di cinque anni è interpretato da Wayne Brooks), colpa di un’influenza aliena? La madre, Sue Crawford (Cyd Hayman) grida terrorizzata…

Come spiegare questo fenomeno? L’ipotesi su cui lavorano la dottoressa Russell e gli altri è che la causa stia in qualcosa di legato al padre Jack Crawford, deceduto sette mesi prima (che io ricordi, non l’abbiamo mai conosciuto), ma nel frattempo tutti nella base accettano di buon grado Jackie, un bambino estremamente docile (non parla ed è sordo, ma dimostra intelligenza). Tutti tranne la madre, che è in stato di shock, e Koenig, che è scettico (questo mi ricorda un po’ l’episodio Tuvix, di Star Trek: Voyager, in cui tutti accoglievano l’incrocio tra Tuvok e Neelix tranne Kes e Janeway).

Finalmente l’influenza aliena responsabile di ciò che è accaduto a Jackie si palesa: è un vascello abbastanza grande (100 metri di diametro, 40 metri di altezza) che si avvicina ad Alpha e si ferma sopra la base. E poi ne arrivano altri tre, che dimostrano rapidamente come le difese di Alpha non possano nulla contro di loro (vediamo le Eagle sparare per la gioia di Alan Carter, pur se inutilmente).

E così un episodio che non mi prometteva molto, diventa una storia tesissima in cui appaiono degli alieni e la base è, apparentemente, sotto attacco! Koenig si decide per un secondo attacco, stavolta senza Eagle, usando fucili laser (e quindi ecco delle scene come al solito meravigliose degli astronauti sul suolo lunare). Ma nel frattempo Jackie diventa un adulto che dice di chiamarsi Jarak (Julian Glover: Donovan del terzo Indiana Jones!), e non è per niente amichevole…

Ho trovato Alpha Child davvero appassionante, con la base Alpha presa in mezzo a una lotta tra due fazioni aliene, una delle quali voleva usare i corpi dell’equipaggio di Koenig per nascondersi dall’altra, uccidendo tutti nel processo (questa parte mi ha ricordato Power Play, Gioco di potere, della quinta stagione di Star Trek: The Next Generation, in cui degli alieni prigionieri volevano usare i corpi dell’equipaggio dell’Enterprise D per fuggire dal loro pianeta prigione).

Quando il piano fallisce per l’intervento di una spettacolare nave della seconda fazione aliena (ma che modellini meravigliosi furono usati per questa serie?), Jarak e Rena (che ha preso il corpo di Sue Crawford), gli unici due sopravvissuti della prima fazione, chiedono pietà e chiedono di essere perdonati da Koenig, che all’inizio reagisce con rabbia, ma poco a poco sembra pensare che effettivamente la cosa più umana da fare sarebbe proprio quella. Purtroppo però l’episodio non ci dà il tempo di ragionare su questo perché la nave della seconda fazione fa fuori Jarak e Rena e se ne va. L’ultimo minuto è un grande pulsante di reset, con Sue Crawford che tiene in braccio il suo bebé felice, e la base Alpha che può continuare nel suo viaggio nello spazio.

Per concludere, ho apprezzato non poco Alpha Child, che mi ha trasmesso varie vibrazioni Star Trek, anche se il contesto è decisamente differente. Un comandante della Starfleet non suggerirebbe mai, come fa Koenig, che un bambino alieno prima o poi dovrà essere distrutto per il semplice fatto di essere alieno! Anche se a tratti si comporta come farebbe un Picard, o un Kirk (per esempio, ordina di ritirare la prima Eagle visto il silenzio della nave aliena, silenzio che prende per un segnale di amicizia), Koenig è molto più deciso ad attaccare per difendersi, e molto più chiuso rispetto all’idea di accettare culture ed esseri alieni. Ma d’altronde lui non ha scelto l’esplorazione, è l’esplorazione che ha scelto lui quando un incidente ha mandato la Luna fuori dalla sua orbita. Ciao!


Episodio precedente: Forza vitale

Episodio successivo: L’ultimo tramonto


27 risposte a "Space: 1999 – S01E10: Fiocco azzurro su Alpha"

  1. Un titolo abbastanza ingannevole per un ottimo episodio caratterizzato da un più che discreto ritmo (caratteristica non così frequente nella prima serie) e da una tensione costante, con qualche spunto di riflessione riguardo ai pericoli dell’omologazione forzata, qui presentata come sorta di “conformismo genetico” imposto dalla fazione avversaria a quella del ribelle Jarak. Apprezzabile la scelta di non fare facili e consolatorie distinzioni fra alieno “buono” e alieno “cattivo”: il motivo di fondo della ribellione di Jarak e Rena sarebbe pure condivisibile, sì, ma come potremmo mai parteggiare per loro vedendo la totale assenza di scrupoli e rispetto della vita altrui che mettono in campo per raggiungere il loro scopo (poco importa poi quel tardivo “sareste diventati parte di noi”, essendo dettato più dalla fine imminente che non da vero pentimento)? Interrogativi molto simili agli analoghi Trekkiani anche se, come hai giustamente notato, Koenig non è esattamente un Kirk o un Picard…
    Riguardo agli interpreti, Julian Glover con lo spazio e le forme di vita ostili aveva già una certa qual dimestichezza ai tempi: ne “L’astronave degli esseri perduti”(e cioè il terzo capitolo del Quatermass cinematografico diretto da Roy Ward Baker nel 1967), infatti, Glover interpreta l’ottuso colonnello James Breen, la cui ostinazione nel negare la minaccia rappresentata dall’antichissimo scafo marziano disseppellito durante i lavori di scavo per la metropolitana londinese avrebbe portato a conseguenze letali. Più avanti, nel 1980, ricoprirà il ruolo del freddo generale imperiale Veers ne “L’Impero colpisce ancora”… Ah, quell’astronave (chiaramente influenzata dalle forme della mitica U.S.S. Discovery di “2001”) è splendida a tal punto che verrà riutilizzata ancora, e quando questo succederà ti rivelerò quale film nostrano ne ha “rubato” delle sequenze di volo per risparmiare sugli effetti speciali 😉

    PS. Se vuoi conoscere qualcosa di Jack Crawford ci hanno pensato i fan, qui:

    Ed ecco un altro corto interessante, cronologicamente collocabile negli eventi di “Breakaway”:

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    1. I registi italiani di fantascienza che lavoravano con due lire erano esperti nel rubar… ehm, riciclare materiale preso altrove! Chi è stato? Mariti? De Martino? X–D

      Comunque i fan di Space: 1999 sono veramente impressionanti, specialmente il secondo cortometraggio è fatto molto bene, considerando i mezzi nulli usati per realizzarlo! Il primo in pratica è uno spin-off, se questa serie fosse moderna ne uscirebbero prodotti laterali in stile Star Wars! :–)

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  2. Per tutto il giorno ieri mi ripetevo “devo passare da Sam Simon a commentare”, e solo oggi mi rendo conto di non averlo fatto!!!

    Concordo, episodio che ho molto apprezzato, sin dalla scena pre-titoli che finora reputo la migliore della serie! Bel ritmo, bella storia, bei giochi di equilibri che cambiano e bello tutto. Applausi per Carter che esulta all’idea di poter sparare e far fuori la gente 😀

    Gli autori devono aver capito che c’erano troppe morti ad episodio, e che base Alpha sarebbe rimasta disabitata molto prima del finale di stagione, così facciamo che l’eccidio mostrato in questo episodio in realtà non c’è stato, e all’ultimo ci viene detto che le vittime sono state solo addormentate: mi ha fatto morir dal ridere, perché mi è sembrata una trovata dell’ultimo secondo per lasciar in vita abbastanza gente sulla base per continuare la serie ^_^

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    1. Quella è stata sicuramente l’idea! È evidente che si provava un certo piacere a far esplodere modellini, e questo comportava uccidere personaggi come fossero mosche, ma stavolta avevano davvero esagerato. X–D

      Carter e Bergman per me rappresentano il massimo dell’intrattenimento, uno che vuole sempre menare le mani, l’altro che filosofeggia in allegria anche in mezzo alle peggiori catastrofi. :–D

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    2. Be’, in effetti la colossale astronave degli inseguitori arriva proprio quando il processo di sostituzione è appena cominciato e, quindi, i ribelli non fanno davvero in tempo a far fuori nessuno: quando si dice tempismo perfetto…😛

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  3. Questa è piaciuta pure a me, e ad essere sincera, al contrario di te il titolo mi ispirava assai: finalmente qualcosa di movimentato e di nuovo su questa Base!
    Certo, mi è parso un po’ strano che la dottoressa Russell non si sia messa a fare analisi per vedere che c’ha di strano ‘sto bambino, oppure anche per capire le cause della sua sordità, però dai, va bene lo stesso.
    Quello che mi ha dato fastidio (e che mi infastidiva anche in Star Trek TOS, a cui questa serie si rifà parecchio) è che alla fine si risolve con la razza aliena superiore ma incorporea che vorrebbe tornare a essere come gli umani, e in TOS ce ne sono tante di puntate così, che partono da spunti diversi ma poi si va a finire là, quasi come se non si sapesse come risolvere le situazioni messe in campo…

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    1. Non trascurerei la ben nota e radicata convinzione occidentale che tutti, nel mondo come nell’universo, vogliano essere come noi, e anche se facciamo quelli di “larghe vedute” – come dovrebbero essere dei viaggiatori spaziali – alla fin fine siamo fermamente convinti di essere il meglio che l’evoluzione biologica possa offrire, quindi è chiaro che ogni alieno della galassia voglia essere come noi! 😀

      Pensa a quella parte “pinocchiesca” della narrativa robotica, quella in cui il protagonista artificiale vuole diventare umano, per non si sa quale strane ragioni: quanto è egomaniacale un umano che crea una macchina che voglia essere come lui? Quindi non si sente solo superiore al mondo animale, ma pure al mondo materiale!

      Di solito è un tratto distintivo della narrativa americana, cioè di una cultura che ha bisogno costantemente di ricordare a se stessa di essere la migliore (insicurezza che forse nasconde il timore di non esserlo), ma qui la serie britannica trova un giusto equilibrio, con l’idea che la razza aliena in fondo voglia solo “noleggiarci”, non essere come noi.

      Ah, e ci sarebbe una questione irrisolta: gli abiti argentati crescono biologicamente con i membri di questa razza aliena???? 😛

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      1. Ahahah! Gli abiti erano stilosissimi, ce li hanno nel DNA! X–D

        La tendenza di superiorità secondo me usciva alla massima potenza nell’episodio di TOS in cui la Costituzione statunitense diventava la via da seguire per tutto l’universo… terribile! X–D

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    2. A me l’unica cosa che non è piaciuta è l’attesa dopo aver letto il titolo, poi mi è piaciuto tutto di questo episodio, Space: 1999 intrattiene che è una meraviglia!

      Capisco quello che dici del messaggio a volte per niente lungimirante di questa fantascienza del tempo, ma in questo caso era solo l’istinto di sopravvivenza che vedeva questi alieni vogliosi di entrare in corpi umani… :–)

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  4. Be’, Vasquez, a pensarci bene Jarak e i suoi volevano soltanto “nascondersi” all’interno degli ospiti/vittime umani per sfuggire ai loro carcerieri, abbandonando nel processo di trasferimento i corpi alieni (fisici) originali, ragion per cui la forma umana qui è più che altro questione di comodità… 😉

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    1. È verissimo, però capisco bene la lamentela di Vasquez: spesso anche TOS cadeva malamente in messaggi retrogradi più che lungimiranti, nonostante in generale fossero ottimi prodotti e molto avanti rispetto al loro tempo! :–)

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