La scuola: recensione del film

La scuola è un film del 1995 diretto da Daniele Lucchetti la cui sceneggiatura prende le mosse da due libri di Domenico Starnone intitolati Ex-Cattedra e Sottobanco. Si tratta di un film corale che fa un ritratto della scuola italiana e della sua classe docente guardando ad un disastrato istituto liceo romano nel giorno degli scrutini di una classe particolarmente problematica. 

Oltre agli scrutini, si festeggia anche il pensionamento della professoressa Serino (Anita Laurenzi), che però potrebbe trovarsi sotto le macerie del crollo del tetto della biblioteca. In pratica seguiamo una giornata con la mattina in classe e il pomeriggio coi professori riuniti, anche se ci sono svariati flashback della gita annuale (a Verona). 

Lucchetti mette insieme un ottimo cast per dar vita a un gruppo eterogeneo di docenti. Vivaldi (Silvio Orlando) è il professore di italiano e storia idealista che vuol far promuovere tutti e non sopporta il primo della classe Astariti (Paolo Merloni), dimostrazione, secondo lui, che “la scuola italiana funziona solo con chi non ne ha bisogno.

La Majello (Anna Galiena), di matematica, è sempre sorridente e positiva, ma è innamorata di un collega e quindi in crisi col marito, che minaccia di portarle via la figlioletta. Il vicepreside Sperone (Francesco Bentivoglio) è l’opposto di Vivaldi, e vorrebbe promuovere solo gli studenti con delle possibilità di cavarsela nel mondo del lavoro. Ovviamente è odiato dagli studenti, che invece adorano Vivaldi

Mortillaro (Roberto Nobile) è totalmente disilluso, tanto da dichiarare: “Nella mia classe sono nati per zappare, perciò, se io li mandassi a zappare nel cortile sarebbero più contenti loro e sarei più contento io.” È sua anche una delle battute più divertenti del film: “Che cazzo è un pigiama party?” 

A Cirrotta (Antonio Petrocelli) tocca invece una delle riflessioni più amare del film: “La verità è che i veri ripetenti siamo noi. Io faccio da dodici anni un programma idiota, l’anno prossimo dovrò fare la stessa cosa. È come essere bocciati tutta la vita.” 

La Serino ormai pensionata pure lei ripensa al suo lavoro con amarezza: “I ragazzi arrivano qui giovani e se ne vanno ancora giovani. Noi invecchiamo al posto loro. Ma che cos’è, un film dell’orrore?

Se non si fosse capito, La scuola regala moltissimi momenti di riflessione che già di per sé lo rendono interessante. Inoltre sono splendide le interazioni tra i professori, e tra questi ultimi e gli studenti.

Particolarmente brillante il ruolo di Cardini, che pur non apparendo mai in schermo è lo studente con la storia più sviluppata e che più fa discutere a tutti. Tristissimo che il giudizio su di lui sia così negativo a causa di sospetti che nel finale si rivelano infondati.

Se devo trovare un difetto a questo film è forse la sua volontà di commentare troppi aspetti del mondo scolastico, con il risultato che alcuni dialoghi appaiono forzati, o almeno poco credibili, però in realtà sono disposto a passarci sopra perché apprezzo la voglia di fare un affresco a tutto tondo, e le cose da dire in effetti sono parecchie.

Non so come sia la scuola di ora (mio fratello che ci insegna me ne parla molto male, questo sì), ma quella che si vede nel film mi ricorda terribilmente le superiori che feci io (le cominciai giusto nel 1995), e forse anche per questo la visione mi è risultata tanto interessante.

E a proposito di quello che mi dice mio fratello, è scritto benissimo il personaggio del preside (Mario Prosperi) che accetta qualunque scusa ridicola per abbassare il numero di bocciati, che sembrava essere, ai miei tempi, l’unica preoccupazione dei manager scolastici.

Nonostante tutte queste riflessioni amare sullo stato della scuola italiana e quindi, di riflesso, sulla società tutta (penso anche all’ex alunno poliziotto che ricorda benissimo il consiglio di Vivaldi: “Tutto, ma poliziotto no!“), il film di Lucchetti fa ridere perché si prende sul serio, sì, ma senza dimenticare l’umorismo. Le quasi due ore di durata volano via che è una bellezza, anche se forse la prima parte sarebbe potuta essere più concisa. Consigliatissimo, ciao! 

PS: ma perché Vasco è da sempre un’istituzione nazionale? 


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9 risposte a "La scuola: recensione del film"

  1. Mi piacque moltissimo, e lo rivedo volentieri. Tra l’altro un cast azzeccatissimo di caratteristi in gran forma. Orlando, poi, era ed è ancora un mito. Non so se hai visto The Young Pope, che tra parentesi non mi è piaciuto per niente, ma Orlando era l’unica cosa che valeva la pena di vedere.

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