Jurassic World: recensione del film

Evidentemente ho un problema di memoria associato ai film di Jurassic Park che non siano quello originale uscito nel 1993. Non soltanto dimentico istantaneamente il secondo e il terzo film ogni volta che li riguardo, ma quando mi sono messo a vedere Jurassic World (2015) per quella che credevo essere la prima volta… piano piano ho capito che in realtà lo stavo rivedendo! Ad ogni scena il mio cervello mi comunicava che era una seconda (terza?) visione, la mia, solo che era comunque una sorpresa perché non avevo idea di come andasse a finire. Che sia una cancellazione selettiva fatta inconsciamente per proteggermi dal ricordare film pessimi? Non lo escludo.

E parliamo di Jurassic World, quindi, diretto da Colin Trevorrow, che l’ha pure scritto insieme a Rick Jaffa, Amanda Silver e Derek Connolly. Perché ci siano volute quattro persone per scrivere una sceneggiatura che essenzialmente ricalca la trama del primo Jurassic Park, sinceramente, mi sfugge. Sono troppo cattivo? Vi riassumo qui la storia.

C’è un Jurassic Park (Parco giurassico) sull’isola Nublar, al largo del Costa Rica. Seguiamo così i due ragazzini Gray e Zach (Ty Simpkins e Nick Robinson) che vanno a visitare il parco con  la zia Claire(1) (Bryce Dallas Howard) che lì lavora. Però Claire non sta con i due bimbi, che finiscono quindi in compagnia di tale Zara (Katie McGrath). Lei però non si cura molto di loro, e infatti finisce vittima dei dinosauri che, naturalmente, si liberano e scatenano il panico (per il tornaconto del grassottello Vic, Vincent D’Onofrio): pericolosissimo, in particolare, è l’Indominus Rex. A salvare la situazione ci penseranno Claire(2) e il suo amico / interesse amoroso Owen (Chris Pratt), esperto di velociraptor. 

Capito? Ora fate il seguente gioco di sostituzione dei nomi: Gray e Zach per Tim e Lex; Claire e Owen per John Hammond(1)/Ellie Suttler(2) e Alan Grant; Zara per l’avvocato Gennaro; Vic per Nedry; e Indominus per Tyrannosaurus

E sì, lo so che questo è un reboot, non un remake, quindi è un tentativo di rilanciare il marchio senza rifare direttamente il primo film ma usandone gli elementi chiave. Però ci sono troppe cose che si ripetono (il T-Rex attirato da un bengala, i velociraptor che mangiano i visitatori e i lavoratori del parco, addirittura l’omaggio al primo film si concretizza coi protagonisti che entrano nel centro d’accoglienza costruito per il primo parco, ormai in rovina!), e le cose nuove sono… stupide.

Chi ha pensato che addestrare i velociraptor possa servire a qualcosa di utile? E perché si è sentito il bisogno di creare l’Indominus-Rex, la creatura più intelligente e letale mai esistita sulla faccia della Terra? Se fosse vero il principio per cui la gente si annoia a vedere sempre gli stessi animali in uno zoo o in una riserva naturale, a quest’ora ci saremmo inventati le giraffe col collo di 40 metri e gli elefanti con le zane che sparano i missili (come mi ha giustamente detto il mio amico bad karma).

E in ogni caso, perché fare un animale più grosso di qualunque altro, capace di diventare invisibile sia alle camere di sorveglianza che all’occhio umano, velocissimo, ed estremamente aggressivo? Che idea era? Mi sembra evidente che sarebbe finita male, no? Ma ancor più stupido di tutto questo è il personaggio di Vic che sorride felice quando salta la sicurezza del parco così può finalmente usare i velociraptor come armi: bene, mi sembra una grande mossa. Cosa fanno i velociraptor dopo tre secondi? Lo divorano. Bel personaggio ti è toccato, caro Vincent D’Onofrio.

E a proposito di personaggi brutti, non è andata meglio a Irrfan Khan, col suo pezzo grosso del Jurassic World, Masrani, che esplode dopo essersi messo in ridicolo alla guida di un elicottero. Pessimo anche il ritorno di Henry Wu (BD Wong), in combutta con Vic per motivi fumosi e scopi totalmente irragionevoli.

Passando di nota dolente in nota dolente, per quanto fatti bene, tutti i dinosauri sono creati con effetti speciali digitali e non hanno niente del fascino del T-Rex o del triceratopo del primo film, giusto per fare due esempi. E poi perché fare così bene i dinosauri per poi tirar via mille altri aspetti del film? Per esempio, ad un certo punto Owen segue i raptor a bordo di una moto in mezzo alla giungla a forte velocità. Evidentemente è una giungla asfaltata di recente, perché non ho mai visto una moto filare così liscia su strada! Se già la sospensione dell’incredulità è messa a dura prova dalla trama in quel punto, la totale assenza di fisicità di tutti gli elementi delle scene di quella parte fatta totalmente con un green screen rappresenta il colpo di grazia per lo spettatore.

Certo, ammesso che lo spettatore sia arrivato sveglio al finale e non si sia messo a cazzeggiare col cellulare come fanno molti visitatori del Jurassic World annoiati di fronte a dinosauri che non fanno niente di particolare. Fa sorridere il mosasauro che divora lo squalo, specialmente pensando a Steven Spielberg qui in veste di produttore esecutivo e che molti decenni prima aveva girato uno dei migliori film di mostroni esistente, Jaws (Lo squalo, 1975). E pure qui comunque c’ha visto giusto, perché nonostante la discutibile qualità cinematografica il film ha incassato più di un miliardo e mezzo di dollari nel mondo, e ha portato pure alla creazione di due seguiti, il primo dei quali è già uscito da queste fottute pareti e il secondo… arriverà. Ormai sto scontando questa condanna, lo farò fino in fondo. Ciao! 


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16 risposte a "Jurassic World: recensione del film"

  1. Trama forzata, riempita di effetto nostalgia, ma soprattutto di fan service (che trovo di cattivo gusto, almeno quando ne è abusata). Molto insensata l’idea di utilizzare i velociraptor come arma da guerra, in questa era dove tutto diventa ipertecnologico e controllabile.
    Comunque non vedo il film come male assoluto, si lascia vedere. Il sottotitolo è: l’uomo che sussurrava ai velociraptor.

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      1. Diciamo che, se questo “Jurassic World” lo vedi come un giocattolone (con qualche dipartita particolarlmente crudele, magari, come quella destinata al personaggio di Katie McGrath) senza pretese, allora la sua buona parte di divertimento te la concede, sì. Se cerchi altro, semplicemente dell’altro non trovi perché non c’è…

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        1. Intanto mio figlio si esalta con la scena del Mosasaurus che mangia lo squalo, e gli sembra un cartone animato (in effetti, come dargli torto?)! X–D

          Gli ho fatto vedere solo quel minuto lì, eh…

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