The Good Dinosaur: recensione del film

Era inevitabile. Sapevo che il momento sarebbe arrivato. E così è stato. Mio figlio è entrato nella fase dinosauri. Ed è incredibile quanti pochi film sul tema esistano adatti a bambini di quattro o cinque anni! Chiaramente Jurassic Park (1993) è fuori discussione, a meno che non voglia causargli incubi tutte le notti per i prossimi cinque anni, e preferisco sempre fargli vedere film a cartoni animati di breve durata, così almeno può seguire una stessa storia per un tempo superiore a sette minuti.

E così qualche settimana fa, ingenuamente, ho preso il Bluray di The Good Dinosaur (Il viaggio di Arlo, 2015) dal mio bel cofanetto Pixar e… l’avessi mai fatto! Ma non è stata imparata ancora la lezione di Bambi (1942)? Perché dobbiamo traumatizzare i nostri piccoli con genitori che muoiono nei primi dieci minuti di film? In questo caso è il padre di Arlo (Jeffrey Wright) ad affogare di fronte agli occhi dell’impotente figlio, che si porta quindi a casa un trauma per tutta la vita. Grazie, Meg LeFauve (alla sceneggiatura) e Peter Sohn (alla regia). 

Solo recentemente la mia creatura ha voluto rivisitare la storia di Arlo (Raymond Ochoa), che nel frattempo si è fatto raccontare a voce dal sottoscritto mille volte. E con l’aiuto di un cuscino nel momento anti-genitore (copyright: Disney), stavolta siamo usciti più o meno illesi dalla visione. D’altronde ci sono tre T-Rex che nel frattempo sono diventati il suo animale preferito, e non sono nemmeno cattivi (le voci sono di Sam Elliott, Anna Paquin e A.J. Buckley).

Cosa è The Good Dinosaur? Trauma familiare a parte, è una storia di crescita personale e di amicizia. Ed è un western mascherato da film fantasy coi dinosauri. Arlo è il piccolo di una famiglia di agricoltori (degli apatosauri o brontosauri – la voce della madre è di Frances McDormand) che dopo aver perso il padre si ritrova lontano da casa insieme al cane selvatico (il cucciolo d’uomo – Jack Bright) che era stato incaricato di catturare. I due faranno un viaggio (che è un metaforone per il cambiamento – metaforone è un marchio registrato: Cassidy) in cui diventeranno inseparabili, e lungo il cammino incontreranno un folle solitario (lo styracosaurus, una specie di triceratopo – la cui voce è del regista), dei buoni cowboy (i T-Rex), dei nativi americani (con tanto di piume) che vogliono mangiare le loro bestie (i velociraptor, capitanati da Dave Boat) e dei cattivi banditi (gli pterodattili – Steve Zahn, Mandy Freund e Steven Clay Hunter).

La colonna sonora di Mychael Danna e Jeff Danna sottolinea in ogni momento la natura western del film, la trama è interamente composta da cliché del genere, e i paesaggi sono quelli tipici di film come The Last of the Mohicans (L’ultimo dei moicani, 1992) come anche dei classici del genere di John Ford e Howard Hawks. E con questo non mi sto affatto lamentando, ci mancherebbe.

Il film è adatto a un pubblico giovanissimo (che deve sottostare all’effetto Bambi, ma questo l’ho già detto) e la natura western è un elemento per noi genitori che così possiamo trovare nel film qualcosa di più rispetto ad una storia che, per noi, non presenta alcuna sorpresa.

Voglio dire: tornerà Arlo a casa? E sarà più forte e coraggioso di prima? E il suo amico cucciolo d’uomo sopravviverà agli pterodattili? Ci sarà la slow motion nel prossimo film di Zack Snyder? Sono tutte domande di cui già conosciamo la risposta. Ma nel caso di The Good Dinosaur la prevedibilità della trama non inficia la possibilità di intrattenersi guardando il film, viste le immagini bellissime che offre e l’animazione che come sempre è ad altissimi livelli.

E poi il fatto che ad Arlo appaia suo padre dopo la sua morte mi ha pure permesso di spiegare a mio figlio il concetto tanto caro a Terry Pratchett che le persone a noi care non muoiano veramente finché pensiamo a loro e li portiamo nel cuore (No one is actually dead until the ripples they cause in the world die away). Brutto? No, direi di no.

Però il fatto che non siano stati fatti trecento seguiti tra cinema, direct-to-video, serie e cortometraggi dimostra lo scarso successo che abbia avuto The Good Dinosaur all’uscita. Eppure attualmente è l’unico film di dinosauri che posso mostrare a mio figlio, almeno finché non metterò le mani su quelli di Don Bluth (a partire da The Land Before Time, Alla ricerca della Valle Incantata, del 1988). Ciao! 


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17 risposte a "The Good Dinosaur: recensione del film"

  1. Anche io l’ho fatto vedere da pochissimo ai miei figli, che ora sono in piena fase “purchè non abbia le principesse”. Non sono stati soddisfatti, hanno detto che era triste, e quindi brutto. Ci sto lavorando a questo concetto… Per quanto mi riguarda, oltre ad essere tristissimo in alcune parti, ha uno stupendo spunto di partenza (i dinosauri che si evolvono mentre gli esseri umani restano sostanzialmente bestie), ma il voler riproporre atmosfere e topoi del genere western lo ha portato ad alcune forzature. Non tutti i personaggi minori sono ben riusciti, e ci sono dei cali di ritmo nella narrazione. Comunque resta piuttosto valido tra i film “senza principesse” che sto cercando di tirare fuori dal cilindro.

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    1. Ahahah! Mi associo al partito anti-principesse! X–D

      E sono pure d’accordo sulla tristezza del film: anche il finale è malinconico! Tecnicamente è molto bello, ci sono tante scene ganze, i T-Rex spaccano… però posso capire figlioli a cui non piaccia molto. Il mio invece adesso non vuole vedere altro. :–/

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  2. Ricordo perfettamente che quando il film uscì in pochi ne parlarono. Diciamo anche che ci fecero poca pubblicità e passò in sordina. Chissà, forse è dovuto al fatto che in quello stesso anno uscì anche Inside Out e fu la prima volta che la Pixar fece uscire due film nello stesso anno. Sta di fatto che questo film è stato un bellissimo viaggio. Come storia di formazione funziona benissimo così come funziona benissimo l’unione tra uno stile cartoonesco dei personaggi e uno realistico dei paesaggi. L’unica cosa che speravo avrebbero reso meglio è la sua amicizia con il bambino. Non perché sia reso male, ma mi ha dato l’impressione che durasse poco visto che il loro rapporto nasce a metà film. Per il resto, è un film molto bello che dovrebbe essere rivalutato e conosciuto.

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    1. Ha avuto dei seri problemi di produzione, e nessuno alla Pixar ci credeva fino in fondo, per questo è uscito in sordina. Non è male, è molto American, ma probabilmente non all’altezza dei migliori film della casa! :–)

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  3. Posso suggerire a te e a Madame Verdurin “L’era glaciale”? Saga divertente e non banale, per adulti e bambini, senza principesse, e al terzo film ci sono pure o dinosauri 🙂
    “Arlo” mi piacque molto, alla peste un po’ meno…

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    1. Il primo Ice Age gliel’ho fatto vedere alla creatura: si è lamentato tutto il tempo perché i mammoth e le tigri dai denti a sciabola non sono dinosauri. Finito il film, non l’ha più menzionato nemmeno mezza volta. Bocciato. :–/

      (che poi alla fine è una rivisitazione di The Jungle Book, che invece gli piace)

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      1. Prova a far rientrare “L’era glaciale” dalla finestra con “L’alba dei dinosauri”: quando Sid chiama la T-Rex “Mamma-zilla” sono letteralmente morta 🤣
        Poi è anche vero che i bambini è difficile schiodarli quando si appassionano a qualcosa…
        Vedi che strani i gusti, poi: a me “Il libro della giungla” non ha mai detto gran che😅

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    1. Probabilmente dipende dalle aspettative che la gente aveva sui prodotti Pixar all’epoca e dal confronto con Inside Out dello stesso anno, più che dai demeriti del film stesso. È un film che si lascia guardare tranquillamente. :–)

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