Knowing: recensione del film

Ieri, domenica 7 gennaio 2024: Nicolas Cage ha compiuto 60 anni tondi tondi. Poteva non arrivargli una torta di compleanno da queste fottute pareti? Eccola, e oggi partecipano alla festa in tantissimi: Cassidy de La bara volante, Lucius de Il Zinefilo e Non quel Marlowe, Erica de Il bollalmanacco e Lisa di In central perk!

Alex Proyas è un regista quantomeno interessante. Nato coi videoclip musicali negli anni Ottanta (lavorando coi Crowded House, ma anche con gli Yes e Sting), il suo primo lungometraggio è l’autoprodotto Spirits of the Air, Gremlins of the Clouds del 1988 (attualmente disponibile su YouTube grazie all’utente Barney), ma il suo vero esordio cinematografico avvenne nel 1994 con The Crow (Il corvo), di cui potreste aver sentito parlare. Da lì in avanti non è che abbia diretto molti film, però uno di quelli l’ho sempre considerato un gioiellino sempre troppo dimenticato: Dark City (1998). Così, quando mi sono ritrovato un film di fantascienza diretto dal nostro su Amazon Video, non ho resistito molto e me lo sono guardato. Parlo di Knowing, del 2009, uscito in Italia col titolo Segnali dal futuro (e visto che il titolo spagnolo è Señales del futuro, ecco un’ulteriore prova che i titolisti internazionali facciano parte di un’organizzazione criminale per rovinare le visioni cinematografiche alle persone).

Ammetto che una ragione addizionale che mi ha convinto alla visione è stata senza dubbio la presenza di Nicolas Cage come protagonista, e un Nic Cage non si butta mai via tra queste fottute pareti, anche se non ci tira addosso dei soldi. Quale è la trama del film?

È il 2009, e John Koestler (Nicolas Cage), professore di astrofisica al prestigioso Massachussets Institute of Technology (MIT), vive solo con suo figlio Caleb (Chandler Canterbury) dopo la tragica morte della moglie un anno prima. John ha una sorella e dei genitori molto religiosi da cui si tiene alla larga, e si dà all’alcool per andare avanti. Un giorno alla scuola di Caleb viene aperta una capsula del tempo con messaggi scritti dagli alunni 50 anni prima. A Caleb tocca quello di Lucinda Embry (Lara Robinson), che invece di essere un fantasioso disegno è una serie di numeri. Immaginate la sorpresa di John quando scopre un significato in quell’enorme sequenza di numeri apparentemente casuale…

Non voglio rivelare troppo della trama per non rovinare la visione a chi non abbia visto questo film, che sicuramente merita di essere visto. Il mistero sul significato dei numeri è ben costruito e il film crea una tensione palpabile dall’inizio alla fine, includendo il bel prologo ambientato nel 1959. Proyas alla regia fa un ottimo lavoro sbizzarrendosi con varie tecniche, aiutato dalla facilità con cui gli effetti digitali gli permettono di fare piani sequenza (eccellente quello dell’incidente aereo) o movimenti di macchina arditi. Nicolas Cage è un protagonista credibile e avvincente per tutta la storia, e tranne in un paio di momenti in cui va un po’ sopra le righe (come per esempio nel dialogo al MIT col collega Phil, Ben Mendelsohn), ci regala una performance eccezionale (ma l’ho detto, non riesco ad essere troppo oggettivo quando parliamo del nipote di Francis Ford Coppola).

Ciò che mi ha convinto meno del film è il suo finale… e qui inevitabilmente entro in territorio spoiler. Ho apprezzato il messaggio di speranza affidato all’esistenza dei bambini, gli unici innocenti su questa Terra che stiamo distruggendo in ogni modo possibile (anche luglio 2023 è stato il mese più caldo mai registrato, così come giugno 2023 prima di lui… continuiamo a rompere record, qui!), ma avrei certamente preferito una metafora meno cristiana di un gruppo di angeli (con tanto di ali!) e di una fantascientifica arca di Noè.

Più in generale, la sceneggiatura che fa così tanto per risultare brillante e ben costruita, si lascia andare a delle lacune narrative abbastanza grosse che sono difficili da accettare. Per esempio, possibile che nessuno al mondo si fosse accorto di un evento così catastrofico come quello del finale, nonostante ci fossero anche studi in proposito (John e Phil hanno scritto un articolo sulla cosa, lo dicono esplicitamente)? Però, ripeto, gli sceneggiatori Ryne Douglas Pearson, Juliet Snowden, e Stiles White riescono a creare una tensione che rimane alta fino (quasi) alla fine, cosa molto lodevole.

Sì, direi che il mio più grande problema è la lettura cristiana di questo mondo in cui dei discorsi iniziali intriganti su determinismo e libero arbitrio si risolvono con degli angeli che scendono dal cielo a salvare gli unici esseri umani che non hanno ancora avuto il tempo di corrompersi e li portano su un pianeta Eden con tanto di albero della vita. Un po’ deludente, secondo me, ed è un vero peccato perché le figure dei whisperer (sussurratori) che si vedono e non si vedono nei primi due terzi di film sono ben fatte (ma, conoscendo Proyas, non era difficile capire che non fossero dei veri e propri villain).

Detto questo, Knowing merita sicuramente di essere visto per tanti momenti ben messi in scena (anche se a volte gli effetti speciali digitali si fanno troppo invasivi, come nella scena della metropolitana a New York), e per un’intrigante prima parte che porta a farsi domande anche profonde sulle vite che stiamo vivendo. Ecco, questo almeno posso dire del finale: dà una giustificazione credibile del perché il messaggio sia arrivato proprio a John, e gli permette di chiudere tutti i fili narrativi introdotti inizialmente (per quanto in modo grossolano, come il rapporto coi familiari religiosi: alla fine c’avevano ragione loro, mica lo scienziato del MIT!). Ciao!

PS: io comunque c’ho pianto non poco nel finale…

PPS: c’è anche Rose Byrne in una parte anche abbastanza importante, anche se non lascia troppo il segno (la ricordo di più in 28 Weeks Later, 28 settimane dopo, uscito due anni prima di Knowing).


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17 risposte a "Knowing: recensione del film"

  1. Ho sempre pensato che questo film fosse la versione in bella copia di un altro Cage-titolo come “Left Behind – La profezia”, ricordo almeno una sequenza grossa grossa diretta dal regista prima di quel finale, che funziona più di pancia che di testa. Di sicuro funziona la prova di Nick Cage, che non ci lancia soldi ma lo stimiamo lo stesso 😉 Cheers!

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  2. Sai che non ricordo neanche se sono arrivato fino alla fine del film? Dal mio database risulta che l’ho visto nel 2016 quindi è passato troppo tempo per esserne sicuro, ma ricordo benissimo la nausea che mi ha attanagliato sin dall’inizio della vicenda, quindi temo che di nuovo i miei auguri per Nicolino debbano essere all’insegna del… “Fai film più interessanti oggi che negli ultimi quarant’anni” ^_^

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  3. Un’accoppiata Cage/Proyas (“Dark City”: tanto bello quanto dimenticato, vero) da riscoprire, senz’altro! E la metafora cristiana? SPOILER Se consideriamo l’origine extraterrestre e NON ultraterrena (richiameranno pure la figura degli angeli, sì, ma non lo sono in senso letterale) delle creature FINE SPOILER allora il problema diventa relativo, laddove la religione lascia intendere origini diverse e certo meno “divine”, tanto da non esser nemmeno più soggetta a un’ interpretazione di stampo religioso vero e proprio: l’aiuto dal cielo, qui, può essere inteso in senso fisico molto più che spirituale 😉

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      1. Ti ricordi il superumano Gabriel visto nella saga dei Tecnodroidi (e, occasionalmente, pure nella serie regolare) pubblicata dal ’95 al ’98 nei Nathan Never Giganti? O, ancora, gli “angeli” MartinMysteriani con la loro cittadella lunare? Ecco, per me le creature di Proyas sono loro parenti strettissimi, sia per quanto riguarda le origini che per il tipo di “divinità” 😉

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  4. Come dicono i giovani, mi hai sbloccato un ricordo.

    Credo di averlo visto in VHS noleggiata e averci pianto un pochino anch’io. Ecco un altro titolo da tenere in conto per i prossimi festeggiamenti, dobbiamo andare avanti altri anni se voglio smaltire tutto.

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    1. È diventato famoso in rete, suo malgrado, coi meme, ma secondo me è un grandissimo attore, oltre che essere una persona molto interessante quando si mette a parlare di cinema! Solo che ha fatto tanta roba inguardabile perché per ripagare debiti immensi ha accettato qualunque cosa gli venisse proposta! X–D

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