Strappare lungo i bordi: recensione della serie

Non perdo mai occasione per parlare male di Netflix e specialmente dei suoi prodotti originali. Ma stavolta sono andato sul sicuro, perché sapevo che Strappare lungo i bordi, serie animata di sei episodi del 2021 scritta e diretta da Zerocalcare (al secolo Michele Rech), non poteva che piacermi. E infatti mi è piaciuta tantissimo, mi ha fatto ridere, pensare, piangere… È incredibile come Zerocalcare sia riuscito a passare dai fumetti all’animazione così, senza colpo ferire, riuscendo istantaneamente in un mezzo dove tante trasposizioni simili hanno fallito (vogliamo parlare della serie di Rat Man del 2006?).

Arrivo ultimo qui, lo so, ma nel caso non aveste mai letto niente di Zerocalcare, Strappare lungo i bordi segue le stesse regole delle sue strisce sul blog con cui cominciò a farsi conoscere e che poi furono raccolte nel volume Ogni maledetto lunedì su due di cui ho scritto qui. Questi sei episodi sono infatti autobiografici e si concentrano sul rapporto di Zero (Zerocalcare) con la sua amica Alice (Veronica Puccio), che gli fu presentata da Sarah (Chiara Gioncardi), che andava in classe con lui.

Sarah era uno dei suoi due punti di riferimento, quello che prendeva voti alti; l’altro era Secco (Paolo Vivio), che vuole sempre andà a pijà ‘n gelato ed è un menefreghista da competizione. E non manca la coscienza di Zero, l’Armadillo, la cui voce è di Valerio Mastandrea.

Ma che devo scrivere di più di Strappare lungo i bordi? Se non l’avete vista, fatevi un favore e guardatela subito. I disegni, l’animazione, le musiche… tutto è di altissima qualità, e la storia è meravigliosa. Divertente, triste, seria, a tratti leggera, come quando si perde in divagazioni come sa fare bene Zerocalcare (per quanti minuti si può lamentare dell’aria condizionata troppo fredda nel vagone di un treno?), la storia di Strappare lungo i bordi fa riflettere tutto il tempo e quando arriva il finale colpisce allo stomaco come un macigno (maledetto Signore degli sgambetti)…

Devo elencare tutte le battute che mi hanno fatto scoppiare a ridere? Ci farei notte. E il finale non lo rivelo. La metafora delle vite vissute in un modo che sembra semplice (dobbiamo solo strappare lungo i bordi, no?), poi, funziona alla grandissima. Vi segnalo il lavoro di Lucius de Il Zinefilo che ha dedicato un bel post ad evidenziare le chicche sparse in qua e là negli episodi, alcune difficili da cogliere a causa del ritmo sempre altissimo e semplicemente ripeto l’invito a guardare ‘sta serie perché spacca dibbrutto. E ora è chiaro che devo recuperare Questo mondo non mi renderà cattivo del 2023, no? Ciao! 


8 risposte a "Strappare lungo i bordi: recensione della serie"

  1. Un giorno o l’altro dovrei scrivere qualcosa a riguardo. Dimostra come in Italia sia possibile fare animazione di grande qualità che parli di tematiche molto mature. Se non fosse stato per il nome Zerocalcare, penso che nessuno avrebbe mai osato produrre qualcosa di simile, neanche Netflix. E io spero che un’opera simile possa spingere altri in Italia a realizzare opere animate.

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      1. Tanto ci si è riusciti con Zerocalcare non altrettanto ci si è riusciti con Rat Man, verissimo (purtroppo), “fraintendendolo” come personaggio per ragazzini che in realtà non è mai stato… 🙁

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