Star Trek: Voyager – S06E24, La linea della vita

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Ho adorato La linea della vita (giusta traduzione dell’originale Life Line), terzultimo episodio della sesta stagione di Star Trek: Voyager. Ritroviamo Reginald Barclay (Dwight Schultz) dopo le sue apparizioni in Proiezioni (seconda stagione) e Pathfinder (qualche episodio fa in questa stessa stagione)! E riecco anche Luis Zimmerman, ovvero il creatore del medico olografico d’emergenza (interpretato naturalmente da Robert Picardo, però coi capelli bianchi), visto in Deep Space Nine (Doctor Bashir, I Presume, quinta stagione) e menzionato anche nel già citato Proiezioni!

Torniamo quindi al quadrante Alpha grazie al Dottore che viene spedito come in Il messaggio in bottiglia e, come già in Pathfinder, abbiamo l’immenso piacere di rotrovare anche la mitica Marina Sirtis nei panni di Deanna Troi! Che tra l’altro si presenta con una splendida battuta: “Which one of you is Doctor Zimmerman?“, cioè “Quale di voi due è il dottor Zimmerman?“, che fa pur sapendo la risposta visti i suoi poteri empatici!

E parlando di battute splendide, ecco l’immancabile giochino di rifarsi alla serie classica e al dottor McCoy con il Dottore che a an certo punto dice: “I’m a doctor, not a zoo keeper“, cioè “Sono un dottore, non un guardiano dello zoo” riferendosi all’ologramma del lucertolone di Zimmerman. Questi rimandi al Trek classico sono sempre apprezzatissimi dal sottoscritto, ora che mi sono visto tutta la serie originale.

Ma andiamo alla trama dell’episodio, che già mi sono dilungato molto in questa introduzione. La Flotta Stellare riesce a comunicare con la Voyager grazie al progetto Pathfinder di Reg Barclay e c’è una finestra di poche ore in cui è possibile mandare una risposta. Avuta la notizia che il creatore del programma medico olografico d’emergenza Luis Zimmerman sta morendo, il Dottore chiede di essere mandato a curarlo e Janeway, dopo qualche momento di esitazione, glielo concede. Il Dottore è emozionato e felice di conoscere il suo creatore e, come di consueto in Star Trek, appena arrivato al suo cospetto si scontra contro un muro visto che Zimmerman lo considera un fallimento e non vuole avere niente a che fare con lui. Serviranno Barclay, Troi e pure la bella Haley (Tamara Craig Thomas), un altro ologramma creato da Zimmerman, per fargli cambiare idea…

La linea della vita mi è sembrata una riuscita quanto amara riflessione sui fallimenti della vita e su come si ripercuotano non solo su noi stessi, ma anche sugli altri. Da questo punto di vista la storia può considerarsi, per quanto mi riguarda, un successo perché emoziona e ritrae in maniera realistica quello che una persona possa pensare guardandosi indietro una volta arrivata vicina alla fine.

C’è però un punto della trama che non mi ha convinto troppo e mi ha riportato in mente sia vecchie discussioni sulla natura del Dottore a bordo della Voyager, sia quel capolavoro di La misura di un uomo (The Measure of a Man, seconda stagione di The Next Generation): i dottori olografici mark I (come quello della USS Voyager) sono usati per lavori degradanti e pericolosi? Mmh… Ma abbiamo imparato a rispettare il Dottore, lo abbiamo visto crescere come individuo, lo consideriamo essenzialmente una forma di vita uguale a tutte le altre a bordo della Voyager! E altri 650 uguali a lui sono invece relegati a lavorare con residui tossici nel quadrante Alpha? Inutile dire che qui si dovrebbe aprire una discussione sul come trattare nuove forme di vita che per qualche ragione consideriamo inferiori! Strano anche che il Dottore stesso non commenti la cosa, ma forse è meglio che non si sia aperto questo vaso di Pandora in un episodio che verteva su tutt’altro. Ciao!

PS: ho apprezzato anche il brevissimo riferimento ai maquis, la cosa più colpevolmente sottoutilizzzata delle prime stagioni della serie. Qui l’ammiraglio Hayes (Jack Shearer) della Flotta Stellare chiede a Janeway notizie del suo equipaggio e dei maquis, come se fossero due entità separate, e lei è risentita e lo dice apertamente a Chakotay che saggiamente le dice che attraverseranno quel ponte quando arriveranno al fiume.


Episodio precedente: Furia

Episodio successivo: Strane presenze sul ponte dodici


10 risposte a "Star Trek: Voyager – S06E24, La linea della vita"

  1. In effetti, quel punto della trama apre degli interrogativi: il Dottore si è guadagnato il diritto di essere rispettato e considerato a tutti gli effetti una forma di vita senziente SOLO per il fatto di essersi trovato all’altro capo della galassia insieme al resto dell’equipaggio e, quindi, di essere convissuto e “cresciuto” con loro nel lungo e pericoloso viaggio di ritorno? Ma, all’interno di una società evoluta come quella del tardo ventiquattresimo secolo, i diritti dei mark I (e, per esteso, di tutte le forme di vita artificiali/sintetiche) non dovrebbero ormai essere dati per acquisiti? Certo, poi ci si ricorda dell’atteggiamento iniziale di Bruce Maddox nei confronti di Data o, ancora, dei pregiudizi nei suoi confronti da parte del tenente comandante Christopher Hobson in “Redemption” e allora viene il ragionevole dubbio su quanta strada possa rimanere ancora da fare in tal senso (lo stesso Dottore, arrivati a questo punto, non può non esserne consapevole)… Ad ogni modo, ci voleva proprio un episodio del genere dopo quello che l’ha appena preceduto 😉

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    1. È stata una boccata d’aria fresca questo stupendo episodio!

      In effetti se fossi stato uno sceneggiatore di Voyager mi sarei posto il problema e forse sarebbe stato carino immaginare i primi EMH a fare cose magari basiche però liberi di essere ologrammi senzienti. D’altra parte, questa immagine degli EMH Mark I usati come carne da cannone ha una certa potenza per la storia dell’episodio. E poi questo futuro ha già dimostrato di non essere perfetto, come hai giustamente ricordato con i due esempi che hai fatto!
      Certo, non è il futuro triste e orribile di Star Trek: Picard, ma sappiamo tutti che quella serie in realtà non esiste. È solo frutto di un brutto incubo post-peperonata!

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      1. Ecco, diciamo che quella serie esiste in un’altra realtà (a dirla tutta, di Picard ho visto talmente poco -giusto l’inizio, poi ho lasciato il resto in sospeso- da non capire ancora se l’effetto da post-peperonata riuscirà a mettere al tappeto pure me) 😉

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