Clueless: recensione del film

E dopo aver scritto di Emma del 1996 e di Emma. del 2020, eccomi a scrivere di un terzo adattamento del romanzo di Jane Austen pubblicato nel 1815. Solo che stavolta si tratta di una trasposizione volutamente meno fedele all’originale, almeno all’apparenza. Sto infatti parlando di Clueless, per l’Italia intitolato Ragazze a Beverly Hills, film del 1995 diretto Amy Heckerling, che ne scrisse anche la sceneggiatura.

E a questo punto, dopo aver sopportato a malapena le precedenti due trasposizioni, temo di avere un problema con il materiale originale, perché non c’è una versione cinematografica di Emma che riesca a piacermi. Ogni volta la protagonista mi risulta assolutamente insopportabile, e la Cher (Alicia Silverstone) di Clueless non fa eccezione. E in questo, devo dire che la Heckerling ha fatto un ottimo lavoro nell’ambientare Emma ai giorni nostri a Beverly Hills.

In pratica, le fastidiose persone dell’alta società di Jane Austen diventano delle fastidiose persone ricche a Beverly Hills. Non ci credete? Cher racconta all’inizio che sua madre è morta tragicamente durante… una liposuzione. Capisco che ci sia dell’umorismo, ma non c’è un personaggio accettabile in tutto il film, fatta eccezione per il professore interpretato dal mitico Wallace Shawn. Tutti gli altri sono snob, superficiali e anche quando devono risultare intelligenti riescono solamente a risultare egocentrici e vanitosi (è il caso del quasi fratellastro di Cher, Josh, interpretato da Paul Rudd).

La trama è la stessa del libro di Jane Austen, più o meno: Cher è una ragazza popolare e alla moda, e anche assolutamente superficiale ed insopportabile. Per non annoiarsi e per tornaconto personale, si mette in testa di fare da Cupido con un po’ di persone, finché la cosa non le si ritorce contro perché capisce tardivamente di essere attratta proprio da una di queste persone (il già menzionato Josh). Suppongo che il messaggio finale sia che Cher capisce che la vera felicità deriva dall’aiutare gli altri e prendersi cura di sé stessa? Non lo so, alla fine la mia attenzione era scemata per manifesto odio verso tutte le cose che si muovevano sullo schermo.

Sono il primo ad ammettere che Clueless non si prende troppo sul serio, c’è umorismo e si vede che chi l’ha scritto ha qualche conoscenza oltre a quella dei vestiti alla moda. Vengono citati Monet, o il film Gigi del 1958, per esempio, e appare Tiffany’s in quello che non credo sia un omaggio casuale a Breakfast at Tiffany’s, Colazione da Tiffany, 1961. E i personaggi provano ad essere simpatici, ma io ho sempre problemi ad empatizzare con persone ricche e senza alcun problema, se non quello di passare il tempo senza annoiarsi.

Almeno va detto che, pur se fatto nel 1995, il film non si limita a portare sullo schermo un cast totalmente caucasico, visto che la migliore amica di Cher è Dionne (Stacey Dash), anche se la sua relazione con Murray (Donald Faison) è un concentrato di stereotipi sugli afroamericani negli Stati Uniti. Inoltre qui secondo me il razzismo c’è comunque, ma è quello dei ricchi verso i poveri, non quello basato sul colore della pelle, che poi è un tipo di razzismo molto diffuso oggigiorno e non secondo all’altro tipo in quanto a gravità.

Come se non bastasse, io odio le voci narranti nei film, e qui questo espediente è usato fino all’esasperazione. Secondo me, anche se vi piacesse ipoteticamente la Silverstone o il suo personaggio, dopo un po’ l’ascolto continuo del suo voice over vi darà sui nervi.

Ad aggiungere tristezza alla visione di questo film è pensare alla povera Brittany Murphy, che qui ha un ruolo prominente e che è morta giovanissima nel 2009, a soli 32 anni per una polmonite dovuta all’umidità nella sua casa (il marito Simon Monjack morì per lo stesso motivo l’anno successivo, anche lui molto giovane).

Insomma, ci sono motivi per guardare Clueless? Sappiate (e probabilmente lo sapete già) che per molti è un cult movie. Se siete interessati a moda e costumi, ne troverete tonnellate in questo film. Se siete interessati alle belle ragazze, sarete accontentati anche da quel punto di vista. Se vi piace Jane Austen, potreste apprezzare questa rilettura in chiave moderna di un suo grande classico. Se siete attratti dalle vite di gente ricca e stupida, è il film per voi. Altrimenti evitatelo. Ciao!



10 risposte a "Clueless: recensione del film"

  1. Io di questo film non ricordo nulla, ma il motivo per cui lo vidi ai tempi delle superiori era uno e uno soltanto: Alicia Silvestone. Emma 1996 non l’ho mai visto, mentre quello del 2020 direi che è ben fatto, nonostante non sia assolutamente il mio genere (odio quando si abbatte la quarta parte, è una cosa irritante).

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  2. Eccomi!

    Quella per cui questo film è un cult movie, che riguarderei senza mai stancarmi.

    Non so nemmeno perché, adoro tutto, dal modo di parlare di Cher, ai vestiti terrificanti, agli attori. Mi conforta e mi riporta ai bei (??) tempi del liceo!

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    1. Almeno riconosci che i vestiti sono terrificanti! X–D

      Ma erano bei tempi quelli del liceo? Cioè, per me si, tranne il tempo passato in classe (ma io ho fatto l’ITC, mica il liceo)! :–D

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