Ocho apellidos vascos: recensione del film

Dopo aver visto Benvenuti al sud (2012), potevo forse non riguardare il suo (quasi) equivalente spagnolo, Ocho apellidos vascos (del 2014; letteralmente Otto cognomi baschi, ma temo non sia mai stato distribuito in Italia)? Ovviamente non potevo esimermi, e quindi eccomi qui a scriverne. Ho aggiunto un quasi a equivalente perché, al contrario del film di Miniero, questo non è un remake, bensì un film basato su una sceneggiatura originale (di Borja Cobeaga e Diego San José, con regia di Emilio Martínez-Lázaro), ma l’ispirazione dal film francese Bienvenues chez le Ch’tis (Giù al nord, 2008) secondo me c’è stata tutta.

Ocho apellidos vascos comincia a Sevilla (città da dove vivo da svariati anni): Amaia (Clara Lago), basca, è qui con delle amiche a fare un addio al celibato nonostante sia stata lasciata dal ragazzo poco prima del matrimonio. Non è particolarmente contenta, e in un bar si prende a male parole con Rafa (Dani Rovira) che fa battute sugli spagnoli del nord (i sivigliani sono famosi per avere un senso dell’umorismo brillante – tienen guasa, dicono). I due finiscono a letto insieme in casa di lui, ma lei si addormenta prima di poter combinare qualcosa. La mattina dopo se ne va ma dimentica la sua borsetta a casa di Rafa, e quello decide di andare a cercarla nel suo villaggio nei paesi baschi, nel nord del paese.

E una volta lì a Rafa toccherà impersonare l’ex di Amaia, per ingannare Koldo (Karra Elejalde), il padre di lei che appare a sorpresa dopo tanti anni di assenza. Il titolo del film, di fatto, viene proprio dall’ossessione di Koldo di avere in famiglia solo gente basca con antenati baschi (almeno di tre generazioni: ogni spagnolo ha due cognomi, uno preso dal padre e uno dalla madre, quindi otto sono quelli dei quattro nonni). In pratica, è come se a un napoletano toccasse impersonare un padovano in una famiglia della lega secessionista veneta.

Lasciatemelo dire: secondo me Ocho apellidos vascos è più divertente e funziona meglio di Benvenuti al sud, perché esagera alcuni aspetti ma non stravolge la realtà che porta sullo schermo. Certo, anche questo film si basa sugli stereotipi: i baschi mangiano tanto, gli andalusi sono pigri, i baschi sono dei terroristi (dovreste aver sentito parlare dell’ETA), le basche si tagliano i capelli in modo assurdo, i sivigliani sono tadizionalisti… e via così. Ma se riuscite a prenderlo come un gioco per una serata, vi ci potete divertire, passando sopra anche a parecchie forzature di trama (Rafa si innamora perdutamente e diventa pure un eroe dell’indipendenza basca nel giro di quattro secondi, per dirne una).

La chimica tra la Lago e Rovira è innegabile, tanto che dopo il film furono una coppia per quasi cinque anni. Karra Elejalde è azzeccatissimo per la sua parte, essendo anche l’unico attore che interpreta un personaggio delle sue terre: Dani Rovira è di Málaga, non di Siviglia (c’è grande rivalità tra le due città, e lo slang è molto diverso) e Clara Lago è di Madrid, non basca, così come Carmen Machi a cui tocca interpretare una signora di Cáceres, in Extremadura. Detto questo, lavorano tutti benissimo! Il film ha ritmo e diverte sempre (con l’apice raggiunto dal lancio del telefonino – peccato per la finestra :–).

Poi, certo, la trama principale è più che prevedibile: all’inizio i due non si sopportano, poi si innamorano, e poi ovviamente finiscono insieme innamoratissimi. Se cercate originalità, qui non la troverete, ma il divertimento sì, quello c’è, secondo il sottoscritto. Ciao! 

PS: in una particina piccola ma simpatica appaiono anche il Cabeza e il Culebra (Alfonso Sánchez e Alberto López), due attori e comici sivigliani protagonisti de El mundo es nuestro (2012), di cui ho scritto tempo fa

PPS: Il film ha dato vita ad un seguito molto più fiacco (Ocho apellidos catalanes, 2015) e nel 2023 è arrivato nelle sale spagnole anche Ocho apellidos marroquís.



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