Tutta colpa del paradiso: recensione del film

Mercoledì 12 giugno 2024. Esattamente un anno fa moriva Francesco Nuti, che oggi esce fuori da queste fottute pareti col suo Tutta colpa del paradiso.

Nello stesso anno in cui esordiva da regista, con Casablanca, Casablanca (1985), Francesco Nuti riuscì anche a fare il suo secondo film in cui interpretò anche il protagonista e scrisse la sceneggiatura (insieme a Francesco Cerami e Giovanni Veronesi). Ne scrisse e interpretò pure la colonna sonora, con una canzone (Lovelorn Man) che ebbe anche un certo successo. Questo film si intitola Tutta colpa del paradiso, e la trama è la seguente.

Romeo Casamonica esce dal carcere dopo aver scontato cinque anni per rapina a mano armata e scopre di aver perso casa e figlio. Allora va a cercarlo e lo trova adottato da una famiglia in Val d’Aosta composta da Celeste (Ornella Muti) e Alessandro (Roberto Alpi). Senza rivelare i veri motivi della sua visita, riesce a farsi ospitare dai due e a diventare loro amico, tanto che quando il figlio Lorenzo (Marco Vivio) torna a casa dopo un soggiorno al mare, Romeo viene trattato quasi come uno di famiglia.

Nel frattempo, Romeo e Celeste si innamorano, ma dopo qualche tempo Romeo decide di andarsene (senza sapere che i due genitori hanno scoperto la verità grazie all’intervento dell’odiosa direttrice dell’istituto che aveva affidato loro il figlio – Laura Betti).

Tutta colpa del paradiso è un film molto malinconico che ci mostra persone alla ricerca di qualcosa che nessuna di loro riesce ad incontrare. Alessandro vuole vedere lo stambecco bianco, che insegue da anni, e fallisce ogni giorno (colmo dei colmi: sarà Romeo a vederlo, non lui). 

Romeo cerca il figlio, e lo trova ma capisce di non poter stare con lui, che è in una famiglia che lo ama e che lo sta facendo crescere felice. Celeste cerca la felicità, che evidentemente non è riuscita a trovare in Alessandro. L’unico davvero felice è il piccolo Lorenzo, sorridente e pieno di energia com’è.

Il film trasmette benissimo questo sentimento di tristezza che pervade la storia e che caratterizza tutti i suoi protagonisti. Nuti si permette pochi momenti più leggeri, sempre con il suo umorismo surreale che avevamo già apprezzato in Madonna che silenzio c’è stasera (1982), come quando è l’unico a scendere dal bus che va in montagna, o quando parla con un conoscente che vendeva libri e ora è un netturbino (Alessandro Partexano), o nella scena in cui organizza gli occupanti della locanda dell’immancabile Novello Novelli come fossero un’orchestra. Ma sono sorrisi che non scalfiscono la sensazione di malinconia prevalente durante la visione.

Tutta colpa del paradiso ha un ritmo lento, onirico, che ben si addice al mood della storia, anche se va detto che in alcuni momenti la mancanza di eventi si fa un po’ esasperante. Per meglio dire, ci sono svariate scene ridondanti, come quando Romeo va in elicottero con Alessandro, per dirne giusto una.

Personalmente, ho sentito molto vicina la parte principale della storia perché si vede come il sentimento di Romeo sia genuino e che voglia trovare suo figlio più di ogni altra cosa al mondo. Certo, da padre di un figlio dell’età (più o meno) di Lorenzo nel film, poi, mi stupisce la facilità con cui i genitori adottivi lascino che uno sconosciuto interagisca con lui (tra l’altro in modi decisamente troppo invasivi, pur non scadendo nell’illegalità). Ma all’interno della storia, che comunque spesso assume una dimensione quasi onirica, tutto funziona.

I due protagonisti lavorano benissimo davanti alla macchina da presa, sia Nuti e che la Muti, che in più qui è più bella che mai (e ci regala anche dei preziosi fotogrammi che non sfigurerebbero nell’antica rubrica del Zinnefilo). 

Funziona meno la colonna sonora perché la canzone Lovelorn Man la ascoltiamo fino allo sfinimento e secondo me non è granché né musicalmente né come testo che è veramente poco interessante. E comunque anche la miglior canzone a cui possiate pensare vi stancherebbe se sentita 15 volte all’interno dello stesso film di 100 minuti scarsi.

Detto questo, secondo me Tutta colpa del paradiso è decisamente superiore a Casablanca, Casablanca, molto più quadrato, e anche più intimista e personale. Penso che la presenza di un regista più navigato avrebbe potuto migliorare anche questo film che ancora una volta soffre da una presenza veramente eccessiva di Nuti (quando non parla il suo personaggio, ne sentiamo lo stesso la voce con la martellante Lovelorn Man!). In ogni caso, mi pare che il film contenga abbastanza elementi da renderlo ancora una visione piacevole, a ormai quasi 40 anni di distanza (all’uscita fu un successo strepitoso). Ciao!

PS: da applausi la mezza rovesciata di Nuti nel finale (mostrata in slow motion)… ma era necessaria? 


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