El orfanato: recensione del film

el-orfanatoEl orfanato (uscito in Italia con l’inspiegabile titolo The Orphanage) è l’esordio alla regia di Juan Antonio Bayona. Uscito nel 2007, ha come protagonista un’impressionante Belén Rueda (l’avvocatessa di Mar adentro di Alejandro Amenábar) coadiuvata da un buon cast di attori secondari (Fernando Cayo e Geraldine Chaplin su tutti). L’ho visto e sono rimasto a bocca aperta! Questo film va immediatamente ad allungare la lista di fantastici esordi della storia del cinema, con i recenti Get Out (2017), Lucky (2017) e The Babadook (2014).

Difficile parlare di questo film senza entrare nel regno degli spoiler… Prima di farlo, posso semplicemente dire che Belén Rueda ci offre una performance entusiasmante, grazie a un copione ben scritto tutti gli elementi si inquadrano perfettamente in una storia davvero avvincente, e Bayona dimostra di saper usare la cinepresa come un regista tutt’altro che esordiente (d’altronde se è riuscito ad arrivare a girare un blockbuster enorme come Jurassic world: Fallen kingdom un motivo ci sarà). Se non avete visto questo film, rimediate al più presto. Se l’avete visto già, potete continuare a leggere queste mie righe senza senso piene zeppe di rivelazioni sulla trama!

Siamo di fronte a un film non dissimile da El labirinto del fauno, capolavoro di Guillermo del Toro del 2006. Anche in questo caso, infatti, ci sono due storie che si sviluppano parallelamente sullo schermo. La prima è quella reale, in questo caso con la sparizione del giovane figlio adottato della coppia RuedaCayo (il bravo Roger Príncep). La seconda è la realtà vista dalla prospettiva distorta della madre, madre che si fa suggestionare dagli avvenimenti della sua vita passata e dalla fantasia del figlio. La cosa splendida della sceneggiatura e del film è che non ci sono mai conflitti tra queste due visioni delle cose (quando non è così secondo me nascono i problemi, come in Verónica di Paco Plaza, per esempio). Arriviamo addirittura a credere a quello che vediamo attraverso gli occhi del personaggio di Belén Rueda! Mi sono trovato più volte a pensare se ci fossero davvero i fantasmi di quei poveri orfani visti nell’iniziale flashback ambientato 30 anni prima della storia principale.

E poi è bellissimo come il film ci faccia paura e crei tensione senza facili jump scare, senza montaggi frenetici di fantasmi che appaiono e scompaiono, senza le accelerazioni e decelerazioni che vanno tanto di moda ultimamente (un esempio: It: Capitolo uno di Andy Muschietti)… Bayona muove la sua macchina da presa lentamente, spesso su dolly, crea la tensione grazie al mistero, e quando fa delle riprese con la camera a mano lo fa per motivi di trama, non per facilitarsi il compito di spaventare. Per esempio, nella fantastica scena in cui la Rueda adulta gioca da sola a “1, 2, 3, stella!” (“un, dos, tres, toca la pared…“) noi sappiamo benissimo che arriveranno i bambini a giocare con lei. E Bayona sa che lo sappiamo, quindi ci risparmia il jump scare accompagnato da un suono forte e ci mostra la scena nella maniera più naturale possibile, ma caricata di un nervosismo dimostrato dal movimento dell’operatore che si muove dalla parete alla stanza con un grande timore di vedere quello che non vorrebbe mai vedere. Semplicemente fantastico.

Insomma, io mi sono innamorato di questo film e non vedo l’ora di rivederlo. Non è un film perfetto, anche se poco ci manca. Per esempio il finale forse l’avrei preferito chiuso con i bambini intorno alla Rueda che racconta loro una storia. Anche se così mi sarei perso la splendida scena finale con il vento che apre le porte del salone e il marito che sorride dopo aver ritrovato la medaglietta che aveva prestato alla moglie. Da brividi. E poi avrei preferito alcune cose dette più implicitamente: per esempio, il finale è un chiaro riferimento a Peter Pan con la Rueda (Wendy) che cresce mentre gli altri bambini (Peter Pan) no, non occorreva che uno dei bambini lo dicesse a voce alta (Peter Pan era già spuntato fuori nella prima metà del film!). Ma sono dettagli. El orfanato è un gran film e merita senza dubbio la visione! Ciao!


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5 risposte a "El orfanato: recensione del film"

  1. Pingback: ’71: teso
  2. Buongiorno!
    The Orphanage è un mio film del cuore, visto e rivisto più volte, trovando sempre dettagli nuovi. Film davvero commovente.
    La sceneggiatura è di Sergio G. Sanchez, per questo volevo segnalarti un film che la TV ha mandato in onda qualche sera fa che è “Marrowbone” (El secreto de Marrowbone) , 2017. Il film che mi è piaciuto molto porta la stessa firma come sceneggiatura e regia sempre di Sanchez.
    Buona giornata!

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    1. Buonasera! Davvero un gran bel film, e sai che mi avevano già segnalato questo segreto di Marrowbone ma ancora mon ho avuto modo di vederlo? Se convinco la mia dolce metà lo posso vedere anche facilmente, che qui in Spagna è su Disney+ e lei ha accesso… :–)

      Grazie, e… buonanotte, vista l’ora!

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