Filmish: A Graphic Journey Through Film – Edward Ross (recensione del libro)

IMG_20200108_120941Filmish è il primo libro scritto dal britannico Edward Ross e si tratta di una graphic novel sul cinema uscita nel 2015. Diviso in sette capitoli, affronta vari argomenti menzionando decine e decine di film (e usando riferimenti a moltissimi critici cinematografici) con uno stile accattivante che riesce a far comprendere bene concetti anche non necessariamente semplici. L’autore sviluppa un discorso che parte da L’arrivée d’un train en gare de La Ciotat dei fratelli Lumière (1896) ma che abbandona presto l’ordine cronologico per poter liberamente sviluppare i temi a lui cari. Per me la lettura è stata un viaggio interessantissimo e consiglio la lettura del libro senza ombra di dubbio. Temo che ancora non sia stata fatta una versione italiana, ma sicuramente potete recuperare quella inglese e io me lo sono letto in spagnolo!

Quali sono i temi del libro? Come detto, sono sette:

  1. L’occhio. Qui non solo l’autore riflette sul potere della cinepresa che riesce a mostrare cose invisibili ad occhio nudo ma che allo stesso tempo pò ingannare quello stesso occhio, ma scrive anche del ruolo dello sguardo del protagonista e delle conseguenze sulla nostra visione del mondo attraverso il cinema. Non manca una menzione di Halloween (1978) in cui John Carpenter ci forza a condividere la visione del mondo dell’assassino sin dalla prima scena!
  2. Il corpo. Questo capitolo è dedicato al ruolo del corpo umano nella storia del cinema e naturalmente non mancano riferimenti a film rivoluzionari come Freaks (1932) e Alien (1979)!
  3. Le scenografie e l’architettura. E qui si passa da Intolerance del 1916 a Escape from New York (1997: fuga da New York, 1981) senza dimenticare Das Cabinet des Dr. Caligari (Il gabinetto del dottor Caligari, 1920).
  4. Il tempo. L’autore qui si sbizzarrisce parlando sia di film girati in tempo reale che di montaggi arditi o rivoluzionari (su tutti, la scena della scalinata in Bronenosets Potyomkin, La corazzata Potemkin, 1925), per arrivare ai film coi viaggi nel tempo come l’accoppiata La Jetée (1962) e 12 Monkeys (L’esercito delle dodici scimmie, 1995).
  5. La voce e il linguaggio. In questo capitolo la fa da padrone Charlie Chaplin con il suo The Great Dictator (Il grande dittatore, 1940), ma come in tutto il resto del libro abbondano riferimenti a film molto più recenti come Pontypool (2008) o The Dark Knight (Il cavaliere oscuro, 2008).
  6. Il potere e l’ideologia. Con un titolo così poteva forse non farla da padrone John Carpenter con They Live (Essi vivono, 1988)? Ho scoperto anche sotto quali condizioni l’esercito americano aiuti le produzioni cinematografiche che vogliano usarne mezzi e uomini (come per esempio nel caso di quella spazzatura di Top Gun di Tony Scott, 1986). Vale la pena leggere il libro anche solo per scoprire questa cosa!
  7. La tecnologia e la tecnofobia. Il capitolo finale sottolinea la contraddizione di un cinema che usa da sempre la tecnologia e sfrutta i suoi miglioramenti ed il progresso ma allo stesso tempo produce centinaia di film che mettono in guardia sui pericoli legati a quello stesso progresso: tra i tanti esempi menzionati dall’autore, ecco The Terminator (1984) e Splice (2010)!

Insomma, se ancora non si fosse capito, Fimish mi è parso davvero ben scritto: porta avanti un discorso logico e ben costruito e le vignette aiutano a dare un contesto alle parole di Edward Ross che dimostra di aver studiato la letteratura cinematografica ed averla assimilata bene usando le citazioni di altri autori in maniera puntuale e funzionale alla sua tesi. Chiudo questa recensione, che più che una recensione è un invito alla lettura, con un’immagine del libro che dimostra come le vignette rendano dinamici e facilmente comprensibili discorsi a volte non banali.

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Si passa da Touch of Evil di Orson Welles (1958) a Oldboy di Park Chan-Wook (2003) per sviluppare un discorso sul tempo.

Ciao!


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