Gun: un post musicale

All’inizio degli anni Novanta c’erano vari gruppi che facevano un onesto hard rock che furono tutti spazzati via (con qualche eccezione: vedi alla voce Guns N’ Roses) dall’ondata grunge, e più in generale dal fatto che se non eri triste e depresso non eri nessuno. Era un po’ una risposta (dovuta) al rock anni Ottanta in stile Motley Crue e Kiss che aveva stancato con quei capelli lunghi voluminosi e quei soli di chitarra infiniti.

Purtroppo però quell’ondata, per quanto la ami, uccise anche gruppi meritevoli come i poveri Gun, scozzesi, che erano arrivati ad un certo successo con il singolo Word Up dal terzo album (Swagger, del 1994è una cover dei Cameo), ma che sono finiti presto nel dimenticatoio (e in Italia al successo non ci sono mai arrivati, diciamo la verità).

Eppure è un peccato, perché avevano scritto un bel po’ di belle canzoni già nei primi due album, Taking On the World (1989) e Gallus (1992). La prima incarnazione dei Gun ci dette un ultimo album nel 1997 intitolato in modo assurdo (0141 632 6326), e poi si sciolse, come usavano fare i gruppi prima che il mercato musicale cambiasse e fare concerti diventasse l’unica forma di guadagnare qualcosa con la musica.

Si sono riformati (per così dire: gli unici membri originari sono il chitarrista Giuliano ‘Jools’ Gizzi e il fratello Dante Gizzi, che però al principio era il bassista del gruppo) nel 2008 e da allora hanno pubblicato ben cinque album, l’ultimo dei quali si chiama Hombres, del 2024, suppongo perché in Spagna hanno un discreto seguito. Basta dire che hanno messo undici date spagnole nel tour dello stesso anno, e io ho approfittato di quella nella città che mi ospita da dieci anni, un lunedì sera alle 20:30 (ma si può?).

La scaletta non me la sono portata a casa ma almeno ho potuto fotografarla, ed è questa qui. A parte qualche canzone del recente Hombres (1, 5, 7, 9 e 11), la maggior parte dei pezzi viene dalla prima era dei Gun (8, 12, 13, 15 e 16 dal primo; 6 e 14 dal secondo; 2, 4 e 10 dal terzo) – i due video (8 e 10) li ho fatti io:

  1. Lucky Guy
  2. Seems Like I’m Losing You
  3. Here’s Where I Am
  4. Don’t Say It’s Over
  5. All Fired Up
  6. Welcome to the Real World
  7. Falling
  8. Money
  9. Boys Don’t Cry
  10. Word Up (Cameo cover)
  11. Take Me Back Home
  12. Better Days
  13. Inside Out
  14. Steal Your Fire
  15. Taking On the World (chitarra e voce)
  16. Shame On You
  17. Fight For Your Right (Beastie Boys cover)

I Gun, con Dante Gizzi alla voce (dal 2009, come detto prima era il bassista), con Paul McManus alla batteria (ha lavorato con Slash, tra mille altri), Andy Carr al basso e Davie Aitken alla seconda chitarra (questi ultimi due sono molto giovani), hanno fatto un signor concerto di rock and roll come si deve, coi suoi ritornelli orecchiabili e i suoi soli di chitarra sparati a mille. E il finale con Fight For Your Right è stato esaltante!

Il pubblico spagnolo non era numerosissimo ma di sicuro era entusiasta, e la partecipazione è stata impeccabile: tutti a cantare, saltare, rispondere al cantante quando si intuiva cosa dicesse col suo forte accento scozzese. In spagnolo ha saputo dire solo Otra (l’equivalente del nostro Bis) e De puta madre (perché quello lo sanno dire tutti).

Credo che i fratelli Gizzi siano rimasti contenti dell’esperienza: Dante a metà concerto è sceso dal palco per cantare stringendo le mani di quelli in prima fila, Giuliano allla fine ha fatto lo stesso per distribuire plettri e firmare vinili, e in generale si respirava una sana aria di rock and roll con gente attempata (come e più di me) e consapevole che probabilmente da qui a poco questi concerti non ci saranno più, visto che il rock è morto già troppo tempo fa e rimangono solo gruppi del passato a portare avanti questa musica ormai di nicchia… godiamocela finché possiamo! Ciao!

PS: i Gun erano stati a Sevilla nel 1992 in occasione dell’Expo.

PPS: qualche foto del concerto:


2 risposte a "Gun: un post musicale"

  1. C’erano un paio di canzoni dei Gun che mi piacevano, e vedo che sono in scaletta: la 2 e la 4. Word up invece non mi piaceva granché.
    In ogni caso ho capito il tuo genere musicale preferito, quel rock alternativo tra metà e fine anni novanta che poi tanto alternativo non era, visto che molte volte era pubblicato da sotto etichette delle major, che avevano fiutato l’aria che tirava (un po’ come certe commedie “indie” americane, che sono tutto tranne che indipendenti). Ti tiro fuori un paio di nomi di gruppi che ascoltavo: Terrorvision e Stiltskin. In realtà cercavo di farmi piacere il genere, ma non c’è niente da fare, preferisco di gran lunga il rock più canonico, come quello degli anni ottanta, che non morirà mai, a differenza del grunge che in pochi anni ha rovinato la scena musicale (gli stessi Motley Crue, che tu hai nominato, cercarono di cavalcarne l’onda, come molti altri, per poi tornare all’ovile passata la moda) 😀

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