Baby Reindeer: recensione della serie

Baby Reindeer è una serie di sei episodi creata, scritta ed interpretata da Richard Gadd e basata su fatti reali, o almeno così lui ha dichiarato (“Questa è una storia vera” è la scritta che apre il primo episodio della serie).

Io ho adorato Strappare lungo i bordi, serie animata di Zerocalcare con la quale ha rivelato un fatto autobiografico drammatico come la perdita di una sua amica che decise di suicidarsi. Immagino che per Zerocalcare sia stato catartico dare vita alla storia, ragionare su quanto fosse successo e sul suo rapporto con questa persona che aveva deciso di togliersi la vita. E la serie è scritta così bene che riesce ad emozionare tantissimo, sia divertendo che commuovendo.

Secondo me Baby Reindeer, che compie la stessa missione (rivelare una storia traumatica dell’autore), non è altrettanto riuscita. Perché? Perché i fatti narrati da Gadd sono così tremendi che mettono realmente a disagio e, soprattutto, invocano a gran voce l’intervento della polizia. Oppure, ed è quello che voglio sperare, la storia non è vera.

Se non avete visto la serie, sappiate che viene venduta come il racconto di quando Gadd è stato perseguitato da una stalker per un paio d’anni. È vero solo parzialmente, perché Gadd usa quella storia per rivelare di quando fu abusato e stuprato da uno sceneggiatore teatrale e televisivo di qualche decade più vecchio di lui. Ed è a quello che mi riferisco.

Forse raccontarlo al mondo attraverso la serie (e, prima della serie, con lo spettacolo teatrale su cui è basata), è stato catartico per Gadd. Però la cosa giusta da fare, amesso e non concesso che quando mostrato sullo schermo sia realmente accaduto, sarebbe stato andare a denunciare i fatti al più vicino commissariato di polizia.

E lo so che durante la serie Gadd adduce mille motivi per cui non lo fece, soprattutto psicologici, più che concreti. Ma rimane il fatto che c’è un delitto ripetuto nel tempo che è rimasto impunito e ci viene raccontato per motivi di puro intrattenimento, cosa che mi mette a disagio come spettatore. Perché Gadd ha fatto questo? Chiaramente Infernet (copyright: Cassidy) si è scatenato e ha individuato subito il possibile colpevole, che ha minacciato di denunciare chiunque lo additi come stupratore e drogato, così come viene dipinto nella serie.

E se fosse tutto inventato? Meglio, per quanto mi riguarda, ma allora non capisco il perché di tutta questa voglia di vendere il prodotto come una storia reale, appesantendola con una voce narrante continua in praticamente tutti gli episodi e che alla fine, inevitabilmente, si ripete moltissimo.

Naturalmente Baby Reindeer è stato apprezzato da tutti, quindi sicuramente sto errando io, avrò preso la storia per il verso sbagliato, sono un vecchio a cui manca il senso del gusto moderno… Però tra la sensazione tutta sbagliata che mi ha trasmesso e la voce narrante che mi ha frantumato… la pazienza, Baby Reindeer proprio non l’ho digerita.

Ma se vi attira una storia di stalking in cui imparare un sacco di slang volgare pronunciato con un (adorabile, questo sì) marcato accento scozzese, e anche una storia di violenza sessuale e fisica orribile che ci sta dietro, accomodatevi, la trovate su Netflix. Ciao! 


3 risposte a "Baby Reindeer: recensione della serie"

  1. L’ho vista anch’io sull’onda di diverse recensioni positive. Mi ha deluso per gli stessi motivi che citi tu: l’ho trovata disturbante, soprattutto se effettivamente vera. E se vera non è, mi sembra di pessimo gusto. In ogni caso una visione assolutamente evitabile. E mia figlia, molto più giovane di me, la pensa allo stesso modo.

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    1. Sì, pure io mi sono stupito di questa marea di pareri positivi dappertutto, sinceramente non capisco questo hype, anche se forse è il solito hype di sempre sulla serie della settimana che esce da Netflix. Io l’ho trovata sconcertante…

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