Space: 1999 – S01E08: Il pianeta incantato

Guardian of Piri (Il pianeta incantato per l’Italia) comincia col computer della base Alpha che pare comportarsi in maniera poco razionale. La Luna si trova presso un pianeta che non si riesce a stabilire se possa supportare la vita umana o meno, e viene mandata una Eagle ad esplorarlo. Il pilota (Michael Culver) una volta presso la superficie, piena di strani artefatti (che modellini fantastici!!!), comincia a comportarsi in maniera poco razionale pure lui, e ridendo pare schiantarsi al suolo, morendo e uccidendo anche il suo copilota (o almeno così credono Koenig e gli altri). 

Scusate, ma quante Eagle c’erano nella base? Se ne sono perse due in Breakaway, una in Ring Around the Moon, una in Missing Link… e ora pure una qui. E oltre ai due piloti morti, ecco che muore pure una paziente in infermeria in un clima che si fa via via più strano, con molti che si comportano in maniera irrazionale. Che sta succedendo? Il pianeta sembra avere un’influenza davvero assurda sul computer della base, e sulle persone…

La soluzione proposta dal comandante Koenig per capirci di più è di interfacciare David Kano (Clifton Jones) col computer, visto che è l’unico con degli innesti neuronali che gli permettano di farlo… ma appena fatto il collegamento, quello sparisce! E se ve lo state chiedendo: purtroppo questo fantastico spunto cyberpunk finisce qui, e non ha alcuna conseguenza sul resto dell’episodio.

Per farla breve, Guardian of Piri è inizialmente un rifacimento del famoso episodio di Star Trek intitolato The Naked Time (Al di là del tempo, in italiano), in cui tutto l’equipaggio dà di matto e comincia a ballare, bere e cantare, e poi ricalca decisamente le orme di This Side of Paradise (Al di qua del paradiso), sempre per restare in territorio Trek. Infatti, andando contro il proprio comandante, tutto il personale attiva il piano Exodus e se ne va sul pianeta che, dice la servitrice del guardiano che si palesa come una seminuda Catherine Schell, è il pianeta che può rendere perfetta la vita degli umani.

In realtà non c’è niente di perfetto nell’inedia in cui si ritrovano tutti (tranne Koenig), che godono talmente tanto del dolce far niente che fondamentalmente si condannano a morte da soli (esattamente come hanno fatto i Pirian prima di loro).

La Schell dice, ad un certo punto: “The guardian is making you perfect: it is the prime directive!” (Il guardiano vi rende perfetti: è la prima direttiva!). La frase è perfetta per contrapporre la voglia di vivere una vita imperfetta ma emozionante di Koenig (“Leave me with my pain: it reminds me I’m human” – Lasciami il dolore, mi ricorda che sono umano). La “prima direttiva” appare qui quindi dopo che nella serie classica di Star Trek (grazie Lorenzo!), pur se in un contesto molto diverso (di fatto, opposto: il guardian interferisce e come con le vite di coloro con cui entra in contatto).

Alla fine, Koenig riesce a recuperare tutti i suoi compagni di avventure (Kirk usava la rabbia per risvegliare Spock, qui Koenig usa il dolore per risvegliare Helena Russell) distruggendo la servitrice del guardian, e quindi distruggendo anche il guardian stesso. Questo riattiva il tempo, tutti si svegliano dalla trance, e tornano in fretta e furia sulla base lunare mentre esplodono gli artefatti dei Pirian. E subito dopo il pianeta, che sembrava incapace di ospitare vita, ricomincia a fiorire, con vegetali e animali che sembrano poter supportare la vita umana, a quanto dice il computer di bordo tornato alla normalità. Ma ormai è tardi: il viaggio della base lunare Alpha continua. 

Guardian of Piri è un ottimo episodio che fa riflettere su cosa significhi essere umani, e sulla necessità che abbiamo di esplorare, pensare, sbagliarci, esporci a dei rischi… tutto tranne che morire di inedia per perseguire il puro piacere! E anche questo, se vogliamo, è un messaggio puramente Star Trek-iano… Niente di particolarmente sorprendente, quindi, però Space: 1999 lo dice con stile, con effetti speciali splendidi, e con varie scene ben recitate e con dialoghi ben scritti. Niente male, secondo me. Ciao!

PS: bello l’uso dell’espressione “It’s a Mary Celeste” per indicare il ritrovamento di un vascello privo di equipaggio. Era un brigantino canadese trovato deserto alla deriva presso le Azzorre nel 1872. Nessuno sa cosa sia successo all’equipaggio: pirateria? Un maremoto? Un ammutinamento? Una tromba d’aria? Chissà… La Mary Celeste è usata qui come l’archetipo della nave fantasma.

PPS: altro parallelo con Star Trek: Kirk in Star Trek V: The Final Frontier (Star Trek V – L’ultima frontiera, 1989) dice I don’t want my pain taken away, I need my pain! (Non voglio che mi si tolga il dolore, ho bisogno del mio dolore!).


Episodio precedente: Gli amanti dello spazio

Episodio successivo: Forza vitale


13 risposte a "Space: 1999 – S01E08: Il pianeta incantato"

  1. Finora è l’episodio più smaccatamente Trek della serie! ^_^ (Sia chiaro che non lo dico come critica: rifarsi a Star Trek è sempre cosa buona e giusta!)
    Mi fa morire come Koenig ad ogni episodio trovi una scusa per lanciarsi contro il computer e la tecnologia: ma come ha fatto a diventare capo di una base altamente tecnologica lui che odia così tanto ogni tecnologia? Qui finalmente riesce a vendicarsi del computer ed è tanta la goduria stampata sul suo volto quando gli strappa via le schede interne!

    «It’s a Mary Celeste» era troppo per il doppiaggio italiano, che probabilmente temeva non si cogliesse un riferimento che all’epoca in effetti poteva essere non così noto da noi, quindi il doppiatore italiano dice «Ha tutta l’aria di un incantesimo»

    Infine, durante la visione ho pensato la stessa cosa che dici tu: se continuano a perdere personale e navi con questa frequenza, a fine stagione Base Alpha sarà deserta 😀

    Altro episodio delizioso e startrekoso a manetta: Aquila Etrusca approva!

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    1. Ah, certo, anche per me rifarsi a Star Trek ha solo una connotazione positiva! Spero non emerga un giudizio negativo dalla mia recensione, perché non potrei essere più contento di un episodio così! :–)

      Koenig anti tecnologia è bello quanto Carter anti disciplina e Bergman figlio dei fiori, piano piano le loro personalità emergono e ce li fanno piacere. :–D

      Stavolta non avevo pensato ad esplorare il doppiaggio italiano per il riferimento alla Marie Celeste, mi sembra molto meno efficace riferirsi ad un incantesimo, ma ci sta che il pubblico italiano non avrebbe colto il riferimento storico…

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  2. L’innesto neuronale di David Kano dimostra quanto “Spazio 1999” riuscisse a precorrere certe tematiche per le quali, però, il pubblico (televisvo e no) non era ancora abbastanza maturo. Tanto che il tutto si risolve nel creare un “ponte” tra cervello, computer e il Grande Guardiano permettendo a quest’ultimo di tracciare facilmente il povero Kano per poi (tele)trasportarlo su Piri: un’entità davvero temibile questa, resa visivamente in modo azzeccato tramite una congerie di sfere con quell’enorme “occhio” luminoso al centro, dotata di poteri tali da farmi concordare con Arthur Clarke quando scriveva “Ogni scienza sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”…

    Trekkianamente parlando mi vien da pensare a un suo collega, il Guardiano dell’Eternità, del quale il Grande Guardiano si pone agli antipodi: tanto il primo permette di viaggiare nel tempo e vivere più vite, tanto il secondo tempo e vita si limita a fermarli in una forma di eternità illusoria che non può portare a nulla di buono… Menzione d’onore per la sua ancella, comunque, una splendida Catherine Schell nella sua apparizione pre-metamorfica (Maya, infatti, arriverà solo nella seconda stagione) 😉

    PS. Il problema delle Aquile? Semplicissimo: su Alpha ci sono squadre di tecnici sempre pronti, il cui operato viene tagliato in fase di montaggio per non appesantire ogni volta la narrazione…

    🎶🎶 (fischiettando a mo’ dei Sette Nani)

    Andiam, andiam 🎶

    Le Aquile a rifar 🎶

    Con tutte quelle che perdiam 🎶

    C’è assai da lavorar 🎶🎶 😜

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    1. Ah, ma pensa te! È la Schell che presero nella seconda stagione per un ruolo ricorrente! Me l’ero perso… :–)

      Ma non sarà che gli infiniti Shuttle persi dalla Voyager nelle sue sette stagioni siano una strizzata d’occhio alle Aquile di Spazio 1999? Ma magari sulla Luna ci sono giacimenti pieni zeppi di metalli utili per costruire navicelle! :–D

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      1. Scava scava, con tutte le Aquile che han dovuto ricostruire la Luna ssrebbe ormai ridotta ad avere più buchi dell’Emmenthal (però nella seconda stagione le miniere lunari ci saranno, in effetti, mentre in VOY la questione non è mai stata approfondita) 😃

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          1. I materiali per assemblare gli shuttle vengono replicati sulla Voyager, almeno così dissero in non ricordo quale episodio… e la prima direttiva non arriva con TNG, è già nella serie originale di Star Trek!

            Comunque mi stai (quasi) facendo voglia di riprovare a guardare questa serie, che ho abbandonato dopo una manciata di episodi 😛

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            1. Hai ragionissima sulla Prima direttiva, modifico il post! :–)

              Sulla Voyager possono replicare cose, ma poi ci sono vari episodi in cui cercano materiali per far funzionare la nave (There’s coffee in that nebula!), non possono mica replicare shuttle dal nulla…! X–D

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              1. Devono risparmiare energia (mi sembra che il motivo fosse che in quel quadrante il dilitio non si trovi facilmente) e quindi limitano il più possibile l’uso del replicatore, come nel caso del cibo – per questo prendono Neelix a bordo per fare il cuoco.
                Lo shuttle ovviamente non viene replicato intero, si vede che ne replicano delle parti e poi l’assemblano a mano 😛

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