Ubik: recensione del libro

30 maggio 2022. Esattamente 26 anni fa usciva nelle sale italiane Screamers (Screamers – Urla dallo spazio), diretto da Christian Duguay e basato sul racconto Second Variety di Philip K. Dick. Questa è la scusa che vengonofuoridallefottutepareti usa per festeggiare questo scrittore insieme a Lucius de Il Zinefilo (che in realtà festeggia Dick da un po’ e lo farà ancora per qualche giorno) e Cassidy de La bara volante!

Ubik è un libro originariamente pubblicato nel 1969 e scritto dal maestro della speculative fiction Philip K. Dick. Un inizio un po’ altisonante ma, mi perdonerete, parlare di Dick è per me come parlare di John Carpenter o, ma guarda un po’, Terry Gilliam, una cui dichiarazione fa bella mostra di sé sulla copertina dell’edizione di Ubik in mio possesso. In altre parole, stiamo parlando del prodotto di una mente geniale, tanto che è addirittura difficile scriverne. Di fatto, potrei terminare questo post consigliando a tutti di leggere questo libro (duecento pagine in formato tascabile, in cinque o sei ore lo potete leggere senza grossi problemi)!

Di che parla Ubik? Ecco, questa sì che è una domanda difficile. Diciamo che la trama si potrebbe riassumere in vari modi, ma per evitare grossi spoiler posso farlo così: Glen Runciter è a capo di un’impresa dedita alla neutralizzazione di telepati e precog. Nel mondo di Dick, i precog sono capaci di prevedere il futuro (magari avete visto Minority Report, 2002), e Runciter viene chiamato da altre imprese o semplici individui che non vogliono che la loro privacy venga invasa impunemente. Da qualche tempo i più dotati telepati e precog mondiali stanno scomparendo senza lasciare traccia, e finalmente Glen Runciter ha l’occasione di scoprire perché grazie ad un grosso incarico da svolgere con una squadra di 11 inertial (inerziali? Fondamentalmente, degli anti-telepati) sulla Luna (colonizzata da tempo – la storia si svolge nel 1992!). Lo accompagna il fido Joe Chip, incapace di tenere a posto le proprie finanze, ma dotatissimo testatore di poteri psichici. Una volta arrivati sulla Luna… e qui mi fermo!

Questo non è che l’inizio della storia, una storia che si sviluppa in direzioni certamente imprevedibili ad una prima lettura (io avevo letto il romanzo una prima volta una ventina di anni fa nella sua traduzione italiana, e ora me lo sono appena riletto finalmente in inglese). Ci sono tanti personaggi, tutti molto ben caratterizzati, praticamente con la squadra di inertial siamo di fronte ad una sporca dozzina in versione fantascientifica (l’omonimo film di Robert Aldrich era uscito nel 1967, onestamente non so se Dick ci si sia vagamente ispirato).

Ma soprattutto, e qui entro inevitabilmente in territorio spoiler, nel raccontare questa stupenda storia appassionante dall’inizio alla fine, a Dick interessa esplorare il concetto di cosa sia vero e cosa non lo sia. Come ogni opera di science (o speculative) fiction che si rispetti, la storia altro non è che una scusa per parlare di temi più alti, e Dick si fa rispettare, altroché!

La percezione della realtà viene messa in discussione costantemente in Ubik. All’inizio non sappiamo bene quali siano poteri e intenzioni dell’affascinante Pat Conley, poi non capiamo cosa succeda ai superstiti della bomba sulla Luna, rimane a lungo il mistero delle due entità in contrapposizione che stanno giocando coi loro destini, il brevissimo capitolo finale è pura magia (e non è dissimile da un classico finale carpenteriano), e soprattutto sin dall’inizio siamo bombardati dalle divertentissime pubblicità dell’Ubik (all’inizio di ogni capitolo), ma non scopriamo cosa sia per molto tempo.

Eccola, una di queste pubblicità: “Instant Ubik has all the fresh flavor of just-brewed drip coffee. Your husband will say, Christ, Sally, I used to think your coffee was only so and so. But now, wow! Safe when taken as directed.” (Ubik istantanteo ha il sapore del caffé appena macinato. Tuo marito dirá, Cristo, Sally, pensavo che il tuo caffé fosse così così. Ma ora, wow! Sicuro se bevuto secondo le istruzioni.)

Dick non perde tanto tempo in lunghe descrizioni prendendo per mano il lettore e facendogli esplorare il suo universo. In altre parole, non ci sono grossi spiegoni; con poche frasi lo scrittore riesce a spiegare la situazione precog-inertial, e soprattutto la half-life (mezza-vita) in cui vengono tenute molte persone dopo la morte dai propri familiari che così possono continuare a comunicare con loro ogni tanto, prima che le loro menti scompaiano per sempre… E qui Dick introduce anche il concetto del ciclo della vita, con questa half-life che finisce con una nuova vita!

Di fatto, Ubik nel capitolo finale sostiene di crearla, la vita: “I am Ubik. Before the universe was, I am. I made the suns. I made the worlds. I created the lives and the places they inhabit; I move them here, I put them there.” (Io sono Ubik. Prima che ci fosse l’universo, io sono. Io ho creato i soli. I ho creato i mondi. Io ho creato le vite e i posti dove stanno; le muovo qui, le metto lì.)

Ecco quindi che un piccolo libro teoricamente centrato su uno scontro tra telepati e anti-telepati si riempie di commenti sulla vita, la morte e su cosa sia la realtà in cui viviamo. Sto scrivendo questa recensione al mio computer nel mio studio, posso vedere un edificio di fronte alla finestra alla mia sinistra… ma la piazza a cinquecento metri da casa mia adesso è lì o no? È lì soltanto se esco di casa e ci vado fisicamente? E poi cosa c’è di più affascinante del parlare di cosa succeda dopo la morte? Soprattutto se Dick lo fa in un modo così ingegnoso? Ecco, per me questo è il classico libro che ti accompagna per molto tempo dopo averlo finito, perché ti fa fare delle domande su tutto ciò che stai vivendo…

E credo che molto sia dovuto a quel finale che ti lascia di sasso, perché è lì che tutte le tue certezze vengono meno: dopo aver capito gli elementi chiave della trama, Dick tira una bomba al lettore e distrugge tutto ciò che quello aveva faticosamente compreso leggendo il libro! Di sicuro ora controllerò se le monetine da un euro in mio possesso hanno il disegno giusto oppure hanno sopra la faccia di Walt Disney, o di Fidel Castro (due esempi non a caso, se ve lo state chiedendo). Ciao!

PS: se non avete mai letto niente di Philip K. Dick, prima di tutto fatelo, ma magari avete visto qualche film tratto dalle sue opere? Il già citato Minority Report (2002), Blade Runner (1982), A Scanner Darkly (Un oscuro scrutare, 2006)…

PPS: siamo sicuri che Stephen King non si sia ispirato almeno un po’ a Ubik scrivendo nel 1990 The Langoliers (I langolieri)?


32 risposte a "Ubik: recensione del libro"

  1. Pur senza aver letto il romanzo, conoscendo la voglia di scopiazzare di King do per scontato potrebbe benissimo averlo letto e aver “fatto sue” alcune idee. A pensar male ci si azzecca sempre 😛
    Scherzi a parte, dubito che leggerò altri romanzi di Dick, soffro di “blocco del lettore” e i romanzi di Phil presentano tutte quelle lungaggini che urtano il mio sistema nervoso, ma sono contento di averti letto e averne saputo un po’ di più di un titolo a me ignoto 😉

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    1. Ma questo è cortissimo, per definizione non contiene lungaggini! X–D

      Scherzi a parte, non sta a me convincerti a leggere Philip Dick, ma davvero questo titolo lo trovo al livello dei racconti dello stesso autore, se non addirittura superiore. :–)

      In ogni caso, un piacere festeggiarlo insieme a te quest’oggi!

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  2. Penso che il film di Bob Aldrich lo avesse visto e sono sicuro che King abbia rubacch… si sia ispirato a Dick, lo fa spesso 😉 Gran libro questo, 200 pagine ma dense, come sempre con le storie del grande scrittore, ottima scelta e ottimo post per le celebrazioni. Cheers!

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  3. Mai mi sarei trovata ad accostare uno scritto di King con uno di Dick! Li ho sempre considerati come residenti su due pianeti completamente differenti. Sarà che con King so sempre dove mi trovo e mi porta a destinazione senza scossoni, Dick invece… Devo dire che il primo riferimento a “Ubik” l’ho visto in una puntata di “Black Mirror” (che ha più di un debito nei confronti di Phil”) piuttosto che ne “I Langolieri”.
    Spero di riuscire a “vedere” finalmente nel modo giusto questo romanzo dopo questo tuo pezzo. Tra l’altro non mi aspettavo niente di meno dopo le tue recensioni sui romanzi di “Dune”.

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    1. Grazie mille, sei troppo gentile, come sempre! :–)

      Dick per me è uno di quegli autori che fa aprire gli occhi, e forse sono anche troppo generoso nei suoi confronti, ma quando qualcuno lo trova dispersivo io sono contento perché mi dà più spunti di quanti ne potrei trovare in trame più quadrate! :–)

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      1. Purtroppo mi trovo a dover confermare la mia precedente opinione su questo libro. La mia copia è di 256 pagine (a seguire ci sono altre 230 pagine della sceneggiatura di “Ubik” che lo stesso Dick scrisse per il regista francese Gorin, e per la quale non fu mai pagato); l’esplosione sulla Luna avviene a pagina 88…e arrivare alla fine è stata di nuovo una fatica. Anche perché sembrano due libri diversi: tutta quella bella storia della lotta tra Psi e anti-Psi, tra precog e Pat – forse la prima vera anti-precog che sia mai stata trovata – viene completamente abbandonata per parlare di un mondo che regredisce in preda all’entropia (con lo stesso effetto deprimente che si aveva in “Do Androids Dream Of Electric Sheep?” dove il mondo era preda della “palta”). Entropia dovuta in pratica ad una lotta tra due forze contrapposte che c’entrano poco o nulla con quello che succede fino a pagina 88, ossia la parte che piaceva a me. Ci sono troppi personaggi, ci mettono troppo tempo a fare quello che devono fare (soprattutto considerando che fanno tutti la stessa fine…). Si riscatta nel finale, che rimette in gioco – quasi – tutto, ma arriva veramente troppo tardi.
        Vero: non si può non pensare ai Langolieri a un certo punto. Ed è sorprendente come Dick sia riuscito ad anticipare ad esempio i telefoni cellulari, o gli algoritmi dei social che ti fanno vedere le notizie in base alle tue preferenze (l’omeomeccano-giornale), oppure ad inventare una casa dove le porte devono essere pagate o non si aprono, così come i frigoriferi.
        Credo davvero che sia questione di gusti, e quindi mi sa che continuerò a preferire i racconti di P.K.D. invece dei suoi romanzi, ma ti ringrazio per questo viaggio a “Ubik”, che le altre volte che ci sono stata non c’era nessuno e non è stato divertente 😛

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        1. Noooo, ora mi sento responsabile di questo nuovo fallimento… :–(

          È vero che il libro non è assolutamente lineare, va per la tangente, poi torna sui suoi passi… Ma è così affascinante! Non ti ho convinto, eh? :–(

          Dai, almeno ti ho fatto compagnia! :–D

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                    1. Ecco perché vuoi leggere il Necronomicon! Scritto con sangue e rilegato in pelle umana, il Necronomicon è il libro dei morti (cito a memoria dal film)!

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                  1. Lo voglio proprio vedere un qualsiasi professore, di qualsiasi materia, che sul programma scolastico abbia anche solo una veloce menzione di Philip K. Dick 😀
                    La fantascienza in Italia è stata considerata peggio del porno fino a ieri, poi da decenni è stata completamente bandita dalle librerie: temo che i prof neanche sappiano che sia mai esistito un genere con quel nome 😛
                    Il fatto stesso che siamo fermi a Lovecraft (anni Trenta) e Christie (anni Quaranta) la dice lunga su quanti altri secoli devono passare prima di arrivare agli anni Cinquanta di Dick 😀

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                    1. Sono sulla tua stessa lunghezza d’onda, ma magari è perché siamo due vecchi bacchettoni del”si stava meglio quando si stava peggio”?

                      Ma il Manzoni lo abbiamo superato o siamo ancora lì a contare i sassi evitati da don Abbondio?

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                    2. Temo che a scuola sia ancora il Manzoni a comandarsela, anche perché tecnicamente a scuola si studia la lingua italiana, e non mi sembra che romanzi più recenti la utilizzino 😀 Il “parla come mangi” non è proprio “italiano puro”, e già mi vedo la versione in cui i bravi si rivolgono a Don Abbondio con un “Bella, zio!” 😛
                      Il problema è che negli anni Ottanta e Novanta la fantascienza era apprezzatissima, pubblicizzata, le librerie sciabordavano di libri di ogni genere, la potevi trovare pure in farmacia, sono stati tradotti per l’occasione romanzi di ogni forma e dimensione, era il genere narrativo esplosivo e di moda… e nessuno se la cagava, a meno di una ristretta cerchia di appassionati Con il nuovo millennio, dove nessun organo di informazione la cita (ignorando che esista), dove sono scomparsi tutti i titoli dalle librerie, dove nessuno ne parla e non esiste pubblicità… come può essere conosciuta dalle nuove generazioni?

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