Nosferatu – Eine Symphonie des Grauens: recensione del film

15 marzo 1922: viene distribuito Nosferatu, un film del terrore destinato ad entrare negli annali del cinema. Doveroso festeggiare questo centenario, ed è un piacere immenso farlo con Cassidy de La bara volante, TOM di The Obsidian Mirror, e Lucius su Non quel Marlowe e su Il Zinefilo (che ieri ha scritto della vicenda, e che oggi ospita l’amica Vasquez a parlare di tutti i Nosferatu del cinema).

Nosferatu – Eine Symphonie des Grauens (Nosferatu il vampiro, per l’Italia) è un film del 1922 diretto da Friedrich Wilhelm Murnau che fa senza dubbio parte della storia della settima arte. Sono passati 100 anni da quando fu fatto, e ancora oggi la sua influenza si nota nel cinema horror anche recentissimo, e rimane uno dei capisaldi del cinema espressionista tedesco del tempo.

La trama, si sa, è molto molto simile a quella di Dracula di Bram Stoker, anche se i nomi dei personaggi sono adattati al luogo in cui è ambientata la vicenda, ovvero in Germania invece che in Inghilterra (e in Transilvania, certo). Quindi Jonathan Harker diventa Thomas Hutter (Gustav von Wangenheim), la sua fidanzata Mina diventa Ellen (Greta Schroeder), e il conte Dracula diventa il conte Orlok (Max Schreck). Il conte decide di comprare una casa a Wisborg e l’agente immobiliare Hutter va al suo castello per fargli firmare i documenti del caso. Il vampiro si trasferisce così a Wisborg con un viaggio in nave in cui tutto l’equipaggio muore misteriosamente (le scene coi marinaiche provano a sopravvivere sono davvero tragiche), col suo carico di ratti che diffondono una piaga…

Stiamo parlando di un film muto di più di cento anni fa, e le versioni che si trovano attualmente in circolazione hanno una colonna sonora (per organo) che crediamo sia simile a quella che fu usata originariamente (composta da Hans Erdmann), ma non sappiamo bene se sia così o meno. In realtà è già un miracolo che qualcosa sia arrivato fino a noi, visto che un giudice ordinò la distruzione di tutte le copie della pellicola dopo che la vedova di Stoker denunciò l’opera per plagio! In effetti, a parte qualche personaggio in più o in meno, l’unica sostanziale differenza sta nel finale, e se si crede comunemente che i vampiri muoiano alla luce del sole lo si deve proprio a Nosferatu.

Gli ottanta minuti di film sono molto ritmati e molte scene risultano incredibilmente dinamiche ed interessanti. In special modo mi ha colpito la quantità di scene in esterni, con Murnau che usò al meglio gli elementi naturali ed artificiali delle location tra archi di pietra onnipresenti ed usati come cornici delle scene, ed edifici realmente esistenti che trasmettevano una certa inquietudine (a Wismar e Lübeck). Più in generale, stiamo parlando di un film ripreso (e parodiato) così tante volte che tanto di quello che si vede sullo schermo appare familiare a chi mastichi di cinema del terrore, anche senza aver visto il remake del 1979 diretto da Werner Herzog (in una mostra sui vampiri al cinema che ho visitato qualche tempo fa c’era una bella video-installazione in cui erano accostate le scene chiave dei due film). E tantissime immagini del film sono note perché riprodotte in innumerevoli contesti.

Insomma, guardare Nosferatu dà l’impressione di vedere qualcosa di noto, conosciuto, che fa parte della cultura della nostra società. È sorprendente come non sia sorprendente, tanto è entrato nel DNA di tutti noi… Il conte che si alza in piedi in maniera innaturale, la sua ombra ringobbita sul muro con quelle unghie lunghissime, il suo benvenuto a Hutter nel castello, sono tantissime le scene nell’immaginario comune.

Ma nel 2022 fa paura questo Nosferatu? Non direi che faccia paura, ma è sicuramente inquietante e la sua qualità è senza tempo. Credo che chiunque ami il cinema non possa che apprezzarne moltissime caratteristiche, sia tecniche che narrative, e non arriverò a dire che la parte finale con la gente in lockdown per l’epidemia e la fila di bare che vengono portate al cimitero epidemia sia attuale a causa del Covid-19! Più seriamente, il tema di fondo del film, o almeno uno dei temi, è quello della paura del diverso, del mostro, che in questo caso viene pure dall’estero, che è stato sviscerato in lungo e largo al cinema e specialmente nel genere horror (ma lasciatemi aggiungere, e chiudo, che personalmente non c’ho rivisto niente di antisemitico in questo film). Se invece cercate il sottotesto sessuale di Dracula che scosse l’Inghilterra del tempo (e che Coppola ha ripreso magnificamente nel suo film del 1992), temo che non lo troverete.

E se non ve la sentite di guardare un film muto del 1922 con musica (forse) dell’epoca, i Type-O-Negative vi sono venuti incontro musicando una versione del film da poco più di un’ora (che trovate qui su YouTube). Ciao!



29 risposte a "Nosferatu – Eine Symphonie des Grauens: recensione del film"

    1. Ho letto che in una prima versione nei credits c’era un “basato su Dracula di Bram Stoker”, ma è una di quelle informazioni non verificabili di cui di solito si lamenta (giustamente) Lucius!

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  1. Bella recensione, e concordo: niente antisemitismo, e poco o nulla sottotesto sessuale (o anche sensuale: Schreck truccato in quel modo ha davvero poco o nulla di sensuale). E anche se non l’avevo mai visto prima di qualche mese fa, vale comunque la pena di buttarci un occhio, anche se si ha l’impressione di conoscerlo per osmosi.

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  2. Anni fa, in una cineteca qui di Milano, vidi un celebre film muto (non ricordo quale) con l’accompagnamento musicale dal vivo. C’era in pratica una pianista che per un’ora e mezza è rimasta seduto a lato dello schermo tamburellando sui tasti senza un attimo di pausa. Lì ho realizzato che ci sono delle regole precise per accompagnare un film e che non bastava (come a me è capitato di fare) abbassare l’audio della tivù e mettere su un CD.
    Questo simpatico doppiaggio con i Type-O-Negative è certamente figo per un fan ma a me pare un esperimento non dissimile dal mio. Due cose però sono evidenti: 1) Nosferatu piace ancora e 2) i Type-O-Negative sono un gruppo ancora troppo sottovalutato.

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    1. Nosferatu piace ancora eccome, e con buona ragione! È stato un piacere festeggiarlo insieme! :–)

      Come esperienza simile, ho visto una volta ad un cinema all’aperto Milano Calibro 9 con i Calibro 35 ad accompagnare la visione dal vivo e il ricordo è ancora ben presente nella mia memoria, fu splendido!

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  3. Innanzitutto, complimenti per l’articolo. Se t’interesse approfondire la figura di Max Schreck, anni fa scrissi questo post: http://wwwwelcometonocturnia.blogspot.com/2017/02/midnight-club-7-il-vampiro.html con presenti alcune fotto dell’attore, che – a quanto pare- cadde in disgrazia per non essersi voluto allineare con il nascente nazional-socialismo. Dettaglio personale e divertente: quando postai l’articolo su FB ci fu un tizio che mi accusò di fare disinformazione, sostenendo che i vampiri esistono sul serio, che Schreck e addirittura Murnau fossero veri vampiri e che lui ne aveva le prove dal momento che li aveva incontrati di recente nelle sue pellegrinazioni nottunr. Ovviamente cancellai il commento e bloccai il tipo.

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      1. Ah, ma guarda che i complimenti te li faccio anch’io e mi limito solo ad aggiungere, come chicca personale da condividere fra lettori di Nathan Never, che anche il Musone ha avuto il suo bell’albo citazionista sul tema: sto parlando del n° 26, “Vampyrus”, uscito nel 1993, dove il vampirico villain protagonista si chiama Vlad Schreck (ovviamente) 😉

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