Cars: recensione del film

Cars (con aggiunto Motori ruggenti per l’Italia) è un film del 2006 scritto e diretto da John Lasseter e Joe Ranft (alla sceneggiatura anche Jorgen Klubien – a Ranft, scomparso nel 2005, è dedicato il film). Ultimamente me lo sono guardato e riguardato, visto che è diventato un chiodo fisso di mio figlio, che non fa che giocare con le macchinine targate Disney Pixar dei personaggi del film.

La trama è la seguente. Lightning McQueen (Owen Wilson) è una macchina da corsa della Dinoco 400 (Nascar, per capirci) che alla sua stagione d’esordio rischia di vincere subito l’ambita Piston Cup, scalzando The King (Richard Petty), ormai a fine carriera, e impedendo all’eterno secondo Chick Hicks (Michael Keaton) di vincere almeno una volta.

McQueen, però, è anche un egoista arrogante, che proprio per questo non riesce a vincere l’ultima, decisiva gara, e soprattutto si perde durante il viaggio verso la California per aver impedito al suo camion Mack (John Ratzenberger) di riposare un po’. McQueen passerà dei giorni a Radiator Springs dove capirà l’importanza dell’amicizia (coi vari Mater, Larry the Cable Guy, e Doc Hudson, Paul Newman) e del vivere la vita ad un ritmo meno sostenuto. Incontrerà anche l’amore nella bella Sally Carrera (Bonnie Hunt).

Il messaggio non potrebbe essere più chiaro di così (la canzone finale dice “You find yourself“, Trovi te stesso), con McQueen che rinuncia a vincere l’ultima gara per dimostrare come siano più importanti il rispetto per gli altri e l’amicizia. È meglio essere amabili con gli altri che arrivare primi, come dico sempre a mio figlio inutilmente quando mi dice che vuole arrivare primo anche quando scende le scale, e spinge i suoi amichetti pur di accaparrarsi il pallone ai giardini (a sua parziale discolpa, ha solo tre anni).

Che posso dire di Cars? Ormai lo conosco a memoria, posso farvi lo storyboard a occhi chiusi, ne conosco pregi e difetti, e so pure la maggiore parte dei dialoghi a memoria. Ecco quindi i miei pensieri sparsi!

Prima di tutto è un film decisamente statunitense in tutti i sensi. Le corse Nascar sono sconosciute in Europa, Radiator Springs è la classica cittadina rurale sulla Route 66 rimasta fuori dal benessere economico, e la colonna sonora va dal rock al country con testi che urlano USA! USA! in ogni strofa e ritornello (Real Gone di Sheryl Crow non mi uscirà mai dalla testa, temo). Tutto questo non lo scrivo con alcuna accezione negativa, è semplicemente una constatazione. 

La trama non la trovo per nulla originale, ma è piena di buone intenzioni e buoni sentimenti. Il messaggio sulla stupidità della competitività portata all’eccesso è condivisibile, e la parte sul recupero dei valori tradizionali e del “si stava meglio quando si stava peggio” con tanto di scena nostalgica coi colori seppia degli anni Cinquanta è un po’ ingenua (con tanto di pezzo pure quello difficile da togliersi dalla testa: Our Town di James Taylor), ma alla fine fa tenerezza. È un classico messaggio Disney per famiglie, e c’è da aspettarselo. Addirittura nel finale prevale anche il piccolo sponsor antiruggine sulla potentissima Dinoco! E pensare che è un film fatto da una delle multinazionali più ricche del mondo… 

La scelta di fare un mondo di automobili è brillante dal punto di vista commerciale. Stiamo parlando di un film di 16 anni fa, con due seguiti a vari anni di distanza, e quasi tutti i bimbi di tre anni che conosce mio figlio vanno matti per le macchinine di Cars! I giocattoli legati a questo franchise sono praticamente infiniti, con mille personaggi, autorimesse, camion… Da un punto di vista logico, non c’è niente che torni nel mondo del film, e secondo me è un problema, ma per quanto riguarda la storia, c’è tutto quel che serve per non farsi troppe domande. 

E va detto che le scene di corsa, tutte concentrate nei dieci minuti del primo circuito, e negli altri dieci scarsi della corsa finale, sono veramente avvincenti. Spinto dalla curiosità, ho guardato qualche highight di vere corse Nascar e mi sono sembrati immensamente noiosi in confronto agli exploit di McQueen in Cars. Le inquadrature delle corse sono dinamicissime, e anche realistiche fin quando Lasseter non decide di sfruttare il potenziale dell’avere macchine animate, e quindi totalmente irrealistiche, per farle saltare di qua e di là. La scena iniziale, accompagnata dalla già citata Real Gone, è veramente strepitosa. 

Altre scene, invece, funzionano meno. Per esempio, la scena in cui Mack perde McQueen nell’autostrada è preceduta da minuti di viaggio, sia di giorno che di notte, in cui non c’è mai nessuno oltre a Mack per strada. Poi le quattro auto coi neon fanno lo scherzo a Mack (incomprensibili quei personaggi e le loro azioni), e improvvisamente, a notte fonda, la strada si riempie di camion tutti simili a Mack, e macchine dappertutto che impediscono a McQueen di ritrovare il suo rimorchio. Questo rivela una scrittura un po’ approssimativa, una cosa davvero inspiegabile. Ma in maniera simile Doc lascia le sue Piston Cup in bella mostra in casa sua, e Hicks può comportarsi in maniera platealmente sleale nelle corse senza che nessuno faccia nulla (ci saranno delle regole, no?), anche causando gravi incidenti.

Un’altra cosa che non apprezzo di Cars è l’eccessiva durata: quasi due ore per una storia così sono troppe. Si potevano tagliare facilmente cose qua e là per arrivare a novanta minuti. Per esempio l’intera sottotrama dello sponsor potrebbe scomparire senza alcuna conseguenza, e molte delle scene a Radiator Springs sono ridondanti, ne basterebbero meno per portare a casa il messaggio della bellezza di una vita vissuta in maniera meno stressante. Ci sono altre piccole cose che si potrebbero tagliare, come la doppia reazione comica dei collaboratori di Hicks al pit stop velocissimo di Guido (Guido Quaroni) nella gara in California, o la tentata fuga di McQueen senza benzina (davvero le macchine di Cars non sono a conoscenza della quantità di combustibile dentro di loro?).

Detto questo, c’è anche tanto da apprezzare in Cars, come il buon George Carlin a doppiare il furgoncino hippie Fillmore, i personaggi taliani Guido e Luigi (Tony Shalhoub), le corse, e poi i messaggi di buon senso, l’animazione a livelli davvero ottimi, la colonna sonora country rock… insomma, anche se secondo me non siamo ai picchi creativi della Pixar, Cars si lascia guardare volentieri, e il successo coi più piccoli è garantito. Ciao!

PS: qui ci stiamo costruendo un arsenale di Cars



16 risposte a "Cars: recensione del film"

  1. È un film Pixar, e soffre dei difetti di quasi tutti i suoi film, anche se personalmente l’ho apprezzato di più di altre sue produzioni. A differenza dei film puri Disney, Pixar non lascia NIENTE all’interpretazione. Non c’è rischio di fraintendere il messaggio, quello è e ti viene ripetuto all’ennesima potenza con tanto di morale finale, cosa che i film d’animazione Disney non fanno quasi mai (considero sempre i Pixar come favole e i Disney come fiabe). Non mi stupisce del successo di Cars, parla ai bambini, non è molto diverso da quello che fa un bambino quando usa le macchinine per giocare e si inventa storie. Gli adulti lo apprezzano per certe battute che un bambino non coglie e per la scelta dei doppiatori. A me era piaciuto molto, visto per la prima volta in età adulta un paio di anni fa.

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    1. Assolutamente, il marchio Pixar si riconosce nel bene e nel male! E il messaggio è fin troppo chiaro, è vero, ma soprattutto per noi adulti magari nell’ottica bambino è giusto ripeterlo fino allo sfinimento? Non so… Pro e contro, come in tutto!

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      1. In realtà no, non è un bene. Il bambino deve arrivarci da solo riflettendo, per questo è preferibile raccontare le fiabe (senza morale e molto simboliche) e non le favole. A parte qualche eccezione, normalmente i film Pixar me li gusto meno proprio per questa sorta di paura che percepisco di non essere compresi. Come Soul, bellissimo per carità, ma magari se non ci fosse stata la morale (intesa proprio come spiegazione messa internamente al film) di fondo avrei preferito. Poi non sto dicendo che i Pixar siano film brutti, sono molto belli, ma li apprezzo meno perché non sopporto quando mi spiegano cose ovvie XD

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        1. Lo si può criticare per ripetere troppe volte lo stesso messaggio, è vero, è martellarlo invece di suggerirlo, ma magari funziona coi bambini, chissà! :–D

          Da adulti si nota troppo e risultano un po’ stucchevoli, temo.

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  2. questo film l’ho visto al cinema con mio papà, mi disse di entrare in macchina e di sorpresa mi ha portato al cinema!
    questo è uno dei pochi di macchine che mi piace riguardare, anche se alla fine su YT riguardo sempre le stesse scene (quando alla fine aiuta il vecchio Campione, il solito messaggio disneyano concordo)

    invece mi sono sempre chiesto, come in altri film quali Sausage Party o Toy Story) perke solo alcuni oggetti prendono vita…

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    1. Eh si, la logica di alcuni di questi universi è un po’ così, da prendere senza fare troppe domande!

      Ha delle buone scene, ma ripete davvero troppo i messaggi e due ore sono tante per il contenuto del film!

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