Star Trek: Enterprise – S04E22: Federazione prossima frontiera

Provo dei sentimenti contrastanti per These Are the Voyages… (l’orrido titolo italiano è Federazione prossima frontiera, e a questo punto è chiaro che i titolisti lo facessero apposta a distruggere le intenzioni degli autori della serie). Da una parte, credo che non si sarebbe potuto creare un finale peggiore per Star Trek: Enterprise. Di fatto, questo non è nemmeno un episodio della serie, ma una specie di appendice di Star Trek: The Next Generation, fatta soltanto con i due attori che hanno accettato di farne parte, e quindi monca e mancante delle sue componenti principali (si sentono le voci di Patrick Stewart e Brent Spiner, ma chiaramente non è abbastanza).

Dall’altra, le intenzioni di Brannon Braga e Rick Berman sono chiarissime, e come ha dichiarato il primo questo doveva essere un valentine to the fans, cioè una lettera d’amore aggli appassionati di Star Trek. E devo ammettere che, essendo uno di quei fan, il finale mi ha provocato dei brividi davvero notevoli, al vedere l’Enterprise D che si muove nello spazio, e al sentire le voci di Picard, Kirk (William Shatner) e Archer che pronunciano insieme il famoso discorso di apertura della serie che contiene anche quel These are the voyages… che dà il titolo a questo episodio finale.

Io li capisco Braga e Berman: in quel 2005 in cui andò in onda l’ultimo episodio di Star Trek: Enterprise, non si chiudeva soltanto quella serie, ma un periodo ininterrotto di 18 anni di Star Trek cominciato con la prima stagione di The Next Generation, nel lontano 1987. E loro volevano giustamente rendere omaggio alla cosa. Però, per farlo, è innegabile che abbiano fatto un disservizio a chi si era appassionato all’ultima incarnazione del brand, cioè Enterprise, serie mozzata alla fine della quarta stagione, con tre stagioni pianificate alla partenza ma che non videro mai (e non vedranno mai) la luce.

Così, vi offro due diverse recensioni dell’episodio, vedete voi quale vi piace di più. E, a seguire, qualche considerazione sulla serie tutta.


Recensione numero uno: il finale di Star Trek: Enterprise

Facciamo un balzo temporale di qualche anno rispetto al precedente episodio, fino ad arrivare alla vigilia di un’importante conferenza sulla Terra in cui i rappresentanti di 18 civilizzazioni si incontrano per dare vita a quella che diventerà la Federazione Unita dei Pianeti. Archer ha un ruolo fondamentale, perché con un suo discorso deve aprire la cerimonia, e non si sente a suo agio perché crede di non doversi prendere i meriti che, diciamolo, gli spettano. Così, quando il suo vecchio amico Shran (Jeffrey Combs), che lui credeva morto, gli chiede aiuto per salvare la sua figlia rapita da dei poco di buono, il capitano dell’Enterprise NX-01 non esita nemmeno per un secondo e fa una deviazione per aiutarlo.

Questa breve sinossi dimostra come nel ventiduesimo episodio della quarta stagione della serie si nasconda una storia degna di essere raccontata. Il problema è che viene raccontata a pezzi, e con un’intrusiva presenza di un bolso William Riker (Jonathan Frakes) e da Deanna Troi interpretata da una Marina Sirtis a cui gli interventi estetici non avevano fatto alcun favore. Praticamente, assistiamo a Riker che vuole saperne di più su un momento cruciale della storia di Archer e del suo equipaggio, proprio mentre non sa prendere una decisione chiara riguardo a come comportarsi con il capitano Picard riguardo all’incidente che visse a bordo della USS Pegasus (l’episodio si intitola proprio The Pegasus, La Pegasus). Riker non si limita a rivivere quei momenti sull’Enterprise NX-01 ricreandoli nello holodeck e guardandoli come uno spettatore, ma spesso prende parte all’azione, a volte come secondario, e a volte incarnando un personaggio nominato molto ma mai visto prima: lo chef. Questo gli permette di interagire con tutti gli ufficiali della nave, perché a quanto pare lo chef era praticamente il consigliere di bordo (questa idea è brillante).

Come se non bastasse, la storia che ci viene raccontata in questo modo così goffo è pure tragica, perché assistiamo alla morte di Trip, che si sacrifica eroicamente per salvare il suo capitano quando i poco di buono di cui sopra si rivelano più poderosi di quanto Shran non avesse fatto credere ad Archer. Quelle scene sono sicuramente efficaci, e non nascondo di aver pianto lacrime amare quando Trip viene sottoposto ad un intervento d’emergenza e le facce di Phlox e Archer già trasmettono la tristezza di un esito scontato. Però poi le emozioni vengono sabotate dalla narrazione che torna a focalizzarsi su Riker e Troi e sui loro dialoghi totalmente privi di peso e di importanza per i personaggi che abbiamo seguito per quattro anni.

E quindi sì, ci viene dato un finale di Enterprise, con Archer che termina il suo discorso tra gli applausi scroscianti, ma quelle scene, così come quelle di contorno in cui Reed, Sato e Mayweather scherzano allegramente sui posti a sedere che gli sono stati affibbiati, sono stonate, perché non quadrano con l’aver perso due giorni prima un compagno di avventure importante come Trip! A questo punto, non sarebbe stato meglio far terminare questi personaggi in pace, con una celebrazione? Che senso ha un evento così drammatico se poi non ci viene data la possibilità di apprezzarlo realmente, se non con una toccante scena di T’Pol che mette via gli oggetti personali di Trip?

Insomma, se non si fosse capito, da spettatore di Star Trek: Enterprise non posso di certo ritenermi soddisfatto di una chiusura così poco in linea con quanto fatto fino ad allora, specialmente con la quarta stagione così sapientemente guidata da Manny Coto.


Recensione numero due: il finale del Classic Trek

Posso solo provare ad immaginare la tristezza di Brannon Braga e Rick Berman a cui toccò mettere la parola FINE ad un franchise televisivo che era rinato inaspettatamente venti anni dopo il suo seme originale (The Original Series, quella serie classica affettuosamente chiamata TOS) e che dopo 18 anni doveva chiudere i battenti, dopo aver narrato storie in The Next Generation, Deep Space Nine, Voyager, ed Enterprise. E così, credo, provarono a celebrare tutto ciò a cui avevano lavorato con un ultimo episodio che toccasse TNG, celebrasse TOS, e chiudesse pure ENT. Forse era un compito troppo arduo, o forse non era semplicemente quello il momento e il luogo giusto per farlo… ma d’altronde non avrebbero avuto un’altra occasione!

E così ecco questo These Are the Voyages…, un episodio certamente imperfetto, ma con il cuore dalla parte giusta, cioè dalla parte trekkie. È vero, sembra un tardivo episodio di TNG, però non posso dire di non avere amato rivedere l’Enterprise D (che è praticamente come una casa dove ho vissuto sin dall’infanzia), a ripercorrerne i corridoi, a rientrare nello holodeck coi suoi quadrati neri delimitati da linee gialle, addirittura a prendere un drink nel Ten Forward di Guinan (senza Guinan, però – quelle scene sono state create a partire dalle immagini rimasterizzate dell’episodio Menage à Troi, Il rapimento). E sentire Troi parlare con Data, anche se di quest’ultimo sentiamo solo la voce, mi ha messo allegria. Ma a scrivere è qualcuno che ha un quadro di Data (nella sua incarnazione di Sherlock Holmes) appeso in casa (la cosa stupisce qualcuno?)…

L’episodio è pieno zeppo di quelli che oggigiorno vengono definiti Easter egg, cioè chicche per i veri fan. Così si notano i nomi di persone che hanno lavorato a Star Trek nei membri dell’equipaggio della Pegasus che Riker scorre su uno schermo di un computer; Reed ad un certo punto dice All good things… (Tutte le cose belle…), che è il titolo del finale di TNG; il capitano Archer fa un brindisi alla next generation (si può essere più chiari di così?); T’Pol aiuta Archer a sistemarsi il bavero come Beverly Crusher aveva fatto con Picard in Star Trek: Insurrection (L’insurrezione, 1998)… E, per essere onesti, nei dialoghi tra gli ufficiali dell’Enterprise NX-01 si ricordano molte avventure vissute nei quattro anni di vita di Star Trek: Enterprise.

Insomma, gli intenti celebrativi sono chiarissimi, e esplodono nel finale già menzionato con le voci dei vari capitani. Sinceramente, come lettera d’addio ai fan, io ho apprezzato questo episodio tanto vituperato e odiato da tutti (incluso Frakes, come confermato nello Shuttlepod Show).


E così si chiude il mio viaggio in Star Trek: Enterprise, e anche nello Star Trek pre-reboot, almeno per quanto riguarda il live action. L’unico prodotto classico che mi manca da vedere è la serie animata del 1973… Ci arriverò? Non prometto niente!

Che conclusioni tirare su Enterprise? Nonostante abbia apprezzato la prima stagione, è chiaramente nata su delle basi traballanti (la trama orizzontale che non andava da nessuna parte), e la seconda stagione pagava pegno. La terza stagione è coraggiosa, ma non è ciò che cercavo in questa serie. La quarta stagione è splendida, e conferma una legge non scritta che vuole le serie posteriori a TOS trovare l’equilibrio dal quarto anno in poi (io non sono d’accordo: DS9 la adoro sin dall’inizio), ma è purtroppo l’ultima. E poi è arrivato J.J. Abrams a mettere una pietra tombale su questo universo narrativo così bello (ne ho parlato quando ho analizzato tutta la saga cinematografica). Ciao!


Episodio precedente: Lotta per la Terra


18 risposte a "Star Trek: Enterprise – S04E22: Federazione prossima frontiera"

  1. Come finale per una serie è davvero indegno, almeno in altri casi , come Angel e Stargate SG – 1, c’è stato un epilogo dignitoso alla storia, con gli eroi sempre lanciati in nuove avventure!

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    1. Purtroppo rimane una serie monca e il finale lo conferma. Però tra prima stagione (senza episodi temporali) e quarta stagione, mi ritengo soddisfatto e triste per non aver potuto vedere le tre stagioni che non sono mai state fatte!

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  2. E così siamo arrivati anche questa volta alla fine del viaggio, un viaggio dalla conclusione che non è facile giudicare in maniera univoca: alla prima visione di quest’episodio i sentimenti positivi per me avevano nettamente prevalso, considerato come comunque si fosse cercato di chiudere la serie con un avvenimento che più storico non sarebbe potuto essere, e cioè con la nascita della Federazione (seppur dopo esser stati costretti a sacrificare tre stagioni contenenti nuove missioni che avrebbero certo rafforzato le premesse della sua fondazione, in quel 2161)… Solo successivamente riflettei sul fatto di aver visto non tanto il vero finale di “Enterprise”, quanto la sua rievocazione olografica in un’altra serie Trek e il tutto, ovviamente, acquistava così un sapore diverso e più amaro (nonostante riconoscessi anche in tale frangente la capacità degli autori di saper come arrivare al cuore dei fan) dandomi la sensazione di un’ultima e, purtroppo, ormai definitiva occasione sprecata. Il che porta al problema della scelta fra le tue due recensioni, problema in realtà inesistente in quanto le considero complementari e condivisibili nel loro illustrare perfettamente le due anime di quest’episodio, anime coesistenti e contrastanti senza mai riuscire a prevalere davvero l’una sull’altra (una sorta di Yin e Yang): impossibile parlarne soltanto bene ma, parimenti, altrettanto impossibile parlarne soltanto male (laddove ci possono essere stati degli sbagli, li considero in buona fede essendo ormai venuto a mancare il tempo materiale per evitarli)…

    Adesso mi sembra giusto che tu ti prenda un po’ di riposo dall’universo di Gene Roddenberry, tanto c’è sempre quello di Gerry Anderson (Spazio 1999), no? 😉

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    1. Secondo me ci sta tutto il tuo giudizio che si è evoluto nel tempo, e credo che attualmente in tutti prevalga il giudizio negativo. Quando Frakes è stato ospite di Trinner e Keating si è praticamente scusato con loro per essere apparso kn These Are the Voyages…

      Eccessivo, direi! Però rimane un episodio a cui è difficile pensare in modo univoco, questo è certo.

      E ti confermo che Gerry Anderson sta per uscire da queste fottute pareti, ho bisogno di un paio di settimane per organizzare un po’ le idee, ma sta arrivando! :–)

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          1. Ti attendo per Babylon 5, Sam, sono curiosa di vedere cosa ne pensi di Bester. uno dei più grandi cattivi di sempre, paragonabile all’Uomo che Fuma di X – Files per malvagità!

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  3. Buon viaggio nel mondo di Gerry, Sam, e se ti interessa ti consiglio l’universo di Stargate SG – 1, composto dal film del 1993, la serie omonima con due film conclusivi e gli spinoff Stargate Atlantis e Stargate Universe, con eroi che, nonostante tutto, hanno sempre molta ironia, l’universo condiviso della serie di Syfy Warehouse 13, Eureka e Alpha, che uniscono fantasy, dramma e umorismo e The Librarians, che è più fantasy ma ha anche molti momenti comici!

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    1. Grazie mille dei consigli, io appunto tutto! Vedo che The Librarians è stata cancellata anzitempo, vero? :–/

      Stargate ha il problema di essere enorme, ma ricordo che anche Lucius ne apprezzò alcune serie!

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      1. Si, The Librarians è stata cancellata, ma il finale è perfetto, inoltre alla CW si sta lavorando ad una serie sequel con vecchi e nuovi personaggi, sempre dello stesso produttore, ma di genere crime, ti consiglio Leverage e il suo seguito Redemption, si una banda di truffatori dal cuore d’oro!

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