Fantastic Beasts and Where to Find Them

FANTASTIC BEASTS AND WHERE TO FIND THEM

Spoiler a bomba. 

Voglio tanto che mi piaccia questo film, lo voglio tanto tanto tanto. Deve piacermi questo film! Il trailer mi ha emozionato sin da subito, mi piace il cast, ed è un ennesimo salto nel mondo di Harry Potter a cui sono particolarmente affezionato.

Deve piacermi questo film!

Voglio tanto che mi piaccia! Dirò che mi è piaciuto un casino anche se mi deluderà, scritto da J.K. Rowling alla sua prima prova come sceneggiatrice di un lungometraggio e tratto dal suo libro omonimo del 2001 questo tanto atteso spinoff di Harry Potter ha il fardello di riportarci tutti in quel fantastico mondo che per ben dieci anni (20012011) ha monopolizzato il fantasy per ragazzi ed adolescenti sul grande schermo.

Certo, lo dirige David Yates che ha preso in mano il brand di Harry Potter quando la Warner Bros aveva tristemente deciso di standardizzarlo, togliendo così tutto il tono autoriale che un Columbus, Cuarón e Newell avevano portato durante la loro direzione; David non va contro l’idea più quadrata della casa di produzione della saga e asseconda i produttori senza instillare qualcosa di nuovo nel brand. Si passa dal film per ragazzi intriso di mistero del grandissimo Columbus al tono più oscuro di Cuaron, per imboccare il dramma più nero con Newell avvezzo a toni più seri nel cinema (Donnie Brasco e Mona Lisa Smile tanto per citarne due), per poi sfociare nell’era Yates… Regia incerta, scene emotivamente coinvolgenti incorniciate con dei campi medi o lunghi che creano invece un distacco emotivo dai personaggi, nessun tono caratteriale alla messa in scena… Harry Potter perde leggermente il suo tono singolare per uniformarsi al teen drama dai tratti dark, quello che però non perde è la magia dell’ambientazione la forza dei personaggi e una trama alla fine decentemente trasposta dalla sua controparte scritta che vanta di ore ed ore di contenuti (ovviamente) omessi.

Quindi Yates ancora? Bene ma non benissimo. Vogliamo per forza un regista Britannico? Mi sarei aspettato un colpo di coda dalla produzione, una scelta come Tom Hopper (The Damned United, The King’s Speech) poteva davvero portare qualcosa di unico a questa nuova saga, Kenneth Branagh è già stato dentro il mondo di Harry Potter durante il secondo capitolo della saga e ha dimostrato di saper gestire benissimo il fantasy, basti vedere l’ottimo Thor (2011), perché scegliere il mestierante? Mestierante che comunque dimostra di saper trattare le cose senza troppi fronzoli ma che non ha un suo tono autoriale. Io in un titolo del genere ci avrei visto benissimo anche Edgar Wright, perché no? Dopo Scott Pilgrim è ufficialmente abilitato a girare questo genere di film che cercano l’intrattenimento con ironia ed avventura.

Yates ancora?

Ma voglio che mi piaccia! Deve piacermi. Lo desidero tantissimo. Avete presente quelle torte dietro le vetrine delle pasticcerie, con la glassa al cioccolato sopra e la crema artigianale dentro? Lo svolazzo di fragola sul bordo? Le vedi e speri che siano tanto buone quanto belle.

Ma quando le addenti… quando le addenti sanno di scatola di cartone. Però vuoi che siano buone.

Deve piacermi. Ma no. Non è successo. Mi sento sconfitto da me stesso.

I primi quindici minuti di film ero elettrizzato, così felice di sentire lo splendido tema di Harry Potter composto da John Williams che mi sono venuti i lucciconi. Finalmente in quel mondo. Ancora una volta in quel mondo! E i primi quindici minuti sono estasianti: le vaccate magiche che tornano sullo schermo, i giornali con le foto mobili e i titoli che cambiano, il nostro protagonista Newt Scamander (Eddie Redmayne) con la valigia magica piena di animali strambi, il collegio di Auror che si interroga su una nuova minaccia… aaah! Rinvigorito.

E tramortito, poco dopo.

Andiamo con ordine.

Il film apre con la notizia di un mago oscuro che sta creando scompiglio a New York, si pensa che le sue mire siano quelle di rivelare alla comunità dei non maghi l’esistenza della stregoneria così da scatenare una guerra. Scopriremo alla fine che questo misterioso mago è Gellert Grindelwald (nominato già nella saga cinematografica di Harry Potter), fondamentalista di un movimento ideologico che vede i maghi superiori agli uomini, e adesso sotto le mentite spoglie dell’Auror Percival Graves. Intanto arriva in città il signor Newt Scamander, ricercatore ed allevatore di animali magici, pare che sia in america per rilasciare una magica aquila gigante nel suo naturale habitat, gli sconfinati deserti dell’Arizona (mi pare). La città di New York ospita anche la sede di una setta che promuove la non magia e la caccia alle streghe, setta poco numerosa che ha come guida Samantha Morton madre adottiva di Credence Barebone un ragazzo introverso e timido che però nasconde un terribile segreto: ospita all’interno del suo corpo un Obscurus, forza malvagia in grado di distruggere tutto quello che incontra. Percival Graves, ovvero Grindelwald in disguise, lo manipola per poter usufruire di questa incredibile energia malvagia.

Tutto ok no? NO!

Il primo problema di questo poco interessante film è che la storyline di GrindelwaldCredence corre su dei binari completamente differenti da quella di Newt Scamander, e se magari in un libro hai tutto il tempo di iniziare a far quadrare le cose, in un film sei costretto a rientrare in specifici termini temporali che costituiscono la durata ottimale per un prodotto del genere e lo scandirsi del ritmo di narrazione.

In Fantastic Beasts and Where to Find Them perdiamo una dannatissima ora, su una durata complessiva di due ore e dieci, dietro al protagonista Newt Scamander che non fa altro che rincorrere le sue bestie magiche fuggite dalla valigia, evento che per altro non collimerà mai con la storia degli attentati di Grindelwald fatta esclusione per un dialogo in cui viene detto che Grindelwald sta usando le bestie a giro per la città come copertura per gli attentati. E questa cosa è peraltro logicamente molto forzata perché molti di questi sono avvenuti prima che Scamander giungesse in città e, a quanto detto dal pretesto iniziale del film, pareva che Grindelwald volesse portare sulla faccia di tutti la magia fregandosene di una copertura che, inoltre, aveva già (vi ricordo: per tutto il film è sotto le mentite spoglie di Percival Graves, fidato Auror).

Quindi assistiamo ad un ora e coda di Pokemon Go e scene goffe: Newt Scamander scambia per errore la sua valigia con quella di un povero cristo che la apre e fa uscire le bestie per errore. E c’è l’ornitorinco mariuolo, il tizio invisibile, lo splendido serpente drago azzurro, l’orribile ippopotamone balena, le api blu, gli insettistecco, il topo rosa ecc… ecc…

Le due storie corrono su due binari differenti senza che si abbia un incontro interessante tra le due trame, e senza che queste arrivino ad un punto fermo.

Immaginate un poliziesco in cui si indaga su un omicidio, diciamo un Black Rain di Ridley Scott, o qualcosa di più leggero, un Lethal Weapon di Donner. Ecco adesso immaginiamo che il protagonista che indaga sul caso fulcro della trama del film venga sospeso dal capo della polizia.

Cosa vi piacerebbe che succedesse?

  1. Il protagonista indaga per i fatti suoi sull’omicidio, trama principale del film.
  2. Il protagonista accetta di buon grado la sospensione e passa le giornate davanti alla TV o va al parco mentre la polizia indaga sul caso. Le due trame non si incontreranno più fino alla fine.

Ecco, secondo Fantastic Beasts and Where to Find Them la risposta più logica è la 2. Secondo questo film io dovrei sorbirmi metà pellicola di Pokemon e metà di maghi malvagi e casini intergalattici, senza che queste si tocchino mai.

Adesso… mi andava bene se tutto girava attorno agli animali fuggiti e la cosa di Grindelwald fosse stata di sfondo a questa idea di narrazione, o viceversa, ma qui siamo al 50/50. Vedi un po’ di bestie sceme che rubano o fanno confusione, e poi si passa a drammi famigliari o corruzione magica. E in tutto questo i protagonisti delle due trame si ignorano bellamente. Nessuno conosce nessuno, non ci sono legami di nessun tipo con nessuno dei protagonisti delle due storyline, non ci sono antefatti che introducono gli uni agli altri, nulla di nulla.

Sinceramente spendere quasi metà film dietro alle rincorse degli ornitorinchi magici non mi pare una buona idea, doveva esserci perché Scamander ruota attorno a quello ma è un’idea che va bene per qualche scenetta simpatica, una battuta o un po’ di azione spensierata, ottimo diversivo per staccare dal dramma che contraddistingue il personaggio di Credence, ma così il film soffre. Troppo tempo dietro a situazioni autoconclusive che non portano a nulla, troppo tempo a rifare le solite battute dell’ornitorinco che ruba, troppo tempo dietro ad un ombra di trama che sotto la luce svanisce.

In questa zona di caccia alle bestie le scene comiche soffrono di tempi dilatati e complice il fatto che tutto quello che vedrai non porterà assolutamente a niente il ritmo del film si dilata enormemente portando tutta la baracca a soffrire della sua stessa ironia che in realtà dovrebbe alleggerire il prodotto. La scena della banca è davvero troppo lunga, la scena dell’ippopotamo gigante è lunga, brutta e inutile, la cattura del serpente (bellissima creatura, sicuramente la più affascinante) azzurro avviene verso la fine e sai già che durerà più di dieci minuti e non porterà, ancora una volta, a nessun sviluppo di trama. Eventi slegati. Un vero peccato perché molte di queste scenette sono anche simpatiche e riuscite, merito di Dan Fogler e Alison Sudol che appaiono per tutto il film genuinamente divertiti e divertenti, ma ad un certo punto lo spettatore cerca qualcosa di concreto, un punto di arrivo, un evento rilevante. Qualcosa che leghi gli eventi tra di loro.

Attesa invano.

Contrapposto a questo arco narrativo ingenuo ed infantile, fatto di intrattenimento per bambini cresciutelli abbiamo l’altra storia: il mago oscuro e Credence. Un mattone drammaticamente emozionale fatto di violenza in famiglia, bambini orfani, innocenti uccisi a sangue freddo, distruzione cittadina e energie oscure all’opera.

Ecco il secondo problema di questo film, che target ha?

Non fraintendetemi, è un film godibile da una fascia d’età molto ampia, si parla di bambini ragazzi e adulti, ma si percepisce uno squilibrio evidente di toni narrativi che sinceramente trovo poco giustificabile. Si passa con estrema facilità dagli animaletti colorati e simpatici che sgambettano per la città a figli che uccidono le proprie madri violente perché posseduti da entità che si nutrono di odio e dolore.

Praticamente una fusione tra i Teletubbies e Apocalypse Now.

Troppo stacco tra le due narrazioni, tanto perché siamo in tema: Harry Potter riesce anche perché è sempre equilibratissimo, le cose serie nei primi due film sono trattate con gli occhi di chi le vive, il secondo film vira su dei toni leggermente più drammatici e infatti tutto è meno colorato rispetto al primo titolo, è tutto più composto e rigoroso. E questo avviene sempre gradualmente fino al quinto prodotto della saga in cui l’evoluzione di tono poco a poco ha portato gli eventi a seguire la crescita dei protagonisti creando così un amalgama senza grumi, dal colore vivido del bambino al colore scuro di chi i problemi li vive con un cuore differente, l’adolescente quasi adulto. Il tono del film, rispetto ai protagonisti e riflesso sullo spettatore è importante in questo genere di prodotti, tanto non vuoi comunicarmi nulla con uno squilibrio di toni così marcato dai! Lo sappiamo tutti. Le scene con gli animali sono a tratti troppo infantili per essere apprezzate da un adulto, ma il dramma degli orfani e della madre che odia suo figlio adottivo è troppo marcato per essere compreso a pieno da dei bambini. Poteva comunque mantenere questa struttura ma il tono doveva accomunare le due cose.

Non c’è un equilibrio stabile, non c’è un tono generale che associa le due trame, e anche per questo sembrano più slegate di quello che sono. Sembra di guardare due film differenti ambientati nel solito contesto. No.

Ulteriore nota di demerito va anche all’inconcludenza che ha il personaggio di Jon Voight e tutti i comprimari che ci girano attorno, sembra che in qualche modo questo sia legato ai piani di Grindelwald ma con il passare del tempo ci rendiamo conto che quella sotto trama è lasciata cadere nel nulla, senza nessun riscontro in nessuna parte del film, senza un peso di qualsivoglia misura. Senza un senso. Filler sorpassabile e del tutto gratuito che non offre nulla di più a questo cacofonico pasticcio di film.

Ma mi deve piacere questo film! Deve piacermi. Sono disperato. Doveva piacermi tantissimo, ragazzi il trailer l’ho visto centoventimila volte. Doveva… piacermi…

Se non mi piace Rogue One giuro mi sparo in bocca.

Ma è tutto da buttare questo Fantastic Beasts and Where to Find Them? No, assolutamente no.

Prima di tutto ha le musiche di James Newton Howard assolutamente apprezzabili, bellissimi i costumi d’epoca e il fascino dell’ambientazione dei primi decenni del novecento è innegabile, il film gioca benissimo con questo elemento inserendo ogni suo aspetto in tono proibizionismo americano, con le retate della polizia dei maghi alle bische clandestine, lo swing cantato e suonato nei locali fumosi e nascosti, informatori della malavita e fedore che coprono il volto dei loschi figuri. Bellissimo uso dell’ambientazione che nel film prende vita in modo palpabile e non funge solo da sfondo.

Fantastic Beasts and Where to Find Them ci propone anche un intelligente ragionamento sulla società americana mettendo in scena tensioni razziali, lavoro da sfruttati sotto pagati e pene di morte, intelligente accostamento ad aspetti sociali che da ormai troppo tempo contraddistinguono il paese della presunta libertà, e non solo quello; Forse tratta questi spunti in modo troppo abbozzato, meritavano sicuramente un tipo di focus differente. Apprezzabile comunque che ci siano.

Interessante anche come gioca con gli stereotipi narrativi degli equivoci: ci fa credere che lo scambio di valigia tra Newt e Kowalski avvenga ad un certo punto quando invece accade successivamente o come ci inganna con la vera identità del bambino che racchiude l’Obscurus, devo ammettere che in questi frangenti il film ha giocato con lo spettatore con intelligenza sorprendendo e tentando di mettere sotto una luce differente i soliti giochi di equivoci che difficilmente possono sorprendere chi guarda molto cinema.

Il film conclude con un troppo lungo anticlimax che ci pone davanti a ben quattro finali quando il saluto sotto la pioggia e la scena del battello potevano andare più che bene come chiusura, almeno non ci troviamo davanti ad un film spezzato come spesso succede in queste saghe preconfezionate (sì, hanno programmato cinque film senza nemmeno vedere come va questo, non male). Ovviamente pone le basi per un telefonato seguito che speriamo sia meglio di questo inconcludente e poco interessante inizio.

Fantastic Beasts and Where to Find Them siore e siori. Tante idee. Bella l’ambientazione. Qualche spruzzo di ragionamento sociale e steampunk. David Yates gira con più sicurezza rispetto a i suoi Harry Potter ma il film risulta comunque abbastanza anonimo escluso qualche ripresa sbilenca nei momenti più drammatici o qualche bella soggettiva in punti di tensione. Tutto questo comunque non solleva alla sufficienza questo film mal bilanciato che soffre di errori di narrazione, scelte di tono incomprensibili e ridondanza narrativa come non ne vedevo da tempo. Mi ha divertito poco, appassionato meno e intrigato anche no.

Su IMDB il voto è alto e le fonti di Metacritic (Tra cui il Guardian e Hollywood Reporter) sparano 100 su 100 come se fossero mentine, sarò io ad essermi fatto un aspettativa troppo alta, o come spesso penso: non ci capisco un cazzo?

Voi lo avete visto? Che ne pensate?

Colin Farrell è in realtà Johnny Depp

Tan taann TAAAAAAN!

Addio.


4 risposte a "Fantastic Beasts and Where to Find Them"

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