
Nel 2014, un anno prima che finisse Star Wars: The Clone Wars, il nostro Dave Filoni sforna una nuova serie animata su Star Wars che vedrà la fine nel 2018 dopo quattro stagioni: parliamo di Star Wars Rebels. Obiettivo della nuova serie di Dave è quello di raccontarci la nascita della Ribellione e il periodo di dominio galattico dell’Impero. Siamo circa quindici anni dopo la caduta della Repubblica Galattica, in pratica quindici anni dopo Revenge of the Sith (George Lucas – 2005) e una manciata di anni prima gli eventi di Star Wars A New Hope (George Lucas – 1977).
Ah, non c’entra una cazzo ma Dave nella sua infinita bontà ha deciso di finire The Clone Wars annunciando la settima stagione e ponendo il punto di chiusura sulla serie ad oggi incompleta. Vi metto il trailer di presentazione: The Clone Wars 7° stagione. La prima volta che l’ho visto ho pianto, ma questi sono problemi mentali miei.
Torniamo sul pezzo! Star Wars Rebels si concentra sul ventennio di dominio Imperiale incontrastato, almeno fino alla decisiva battaglia di Yavin IV dove la distruzione della prima Morte Nera accende la speranza nella piccola forza della Ribellione. Ma per adesso la Ribellione è composta da qualche sparuta cellula sperduta per la galassia che combatte l’Impero come può e aiuta coloro che soffrono di più l’oppressione della dittatura. Tra tutti i gruppi di Ribelli Rebels si sofferma sui personaggi che poi diventeranno i protagonisti della serie: Ezra Bridger, Sabine Wren, Zeb Orellios, Kanan Jarrus (Caleb Dume sarebbe il suo vero nome, ma essendo un Jedi sopravvissuto all’ordine 66 adesso si fa chiamare Kanan per nascondere la sua vera identità), Hera Syndulla e il droide Chopper. Questa piccola cellula Ribelle che agisce al bordo del Ghost, un trasporto Corelliano di classe VCX-100 light freighter, commette i suoi crimini contro l’Impero su Lothal, un pianeta dell’Orlo Esterno pieno di rovine Jedi.
Andiamo con metodo: è bello Rebles? Eeeehhhmmmmhhpppfffffssssmmmm… ni?
Il problema principale con Rebels è il target. Infatti, questa serie televisiva è pensata palesemente per dei ragazzi sugli undici – quindici anni, magari che sono appassionati del brand ma che non pretendono molto dalla narrazione se non un po’ d’azione e avventura. Non fraintendetemi, va benissimo l’impostazione action per un prodotto del genere, è nella natura di Star Wars la pura avventura, però al contrario di Clone Wars non siamo riusciti a lavorare su più livelli narrativi finendo per tagliare fuori la fetta di fan più grandicelli. Ci sono un sacco di prodotti che hanno la lucidità di lavorare su più livelli narrativi arrivando ad un pubblico vastissimo, Clone Wars è un esempio, ma anche Batman la serie della Warner Bros del ’90, Conan Future Boy di Hayao Miyazaki, Adventure Time, SpongeBob, i Simpson o Fantozzi. Sì, Fantozzi, che fa ridere grazie ad un lavoro su tre livelli: bambino per la sua demenzialità e lo slapstick, adolescente perché inizi a capire la struttura delle battute, e adulto per la critica sociale. Ne ho citati alcuni, i primi che mi sono venuti in mente, ma ce ne sono a bizzeffe di prodotti del genere. E Star Wars nella sua prima vera incarnazione è uno dei più fulgidi esempi di qualcosa che funziona ad ogni età: l’azione e il misticismo funzionano per i bambini, le storie d’amore e gli intrighi familiari funzionano per i ragazzi e il sotto testo mistico, introspettivo, religioso; il legame affettivo per i propri cari e gli insegnamenti di vita funzionano per gli adulti.
Clone Wars ha l’intelligenza necessaria per non sbilanciarsi in favore di nessun target demografico. Rebels invece ha paura di perdere il proprio target di bambini e spessissimo rimane nei suoi canoni senza osare: non c’è violenza, anzi spesso le scene d’azione sono troppo edulcorate ed artefatte, non c’è romance anche se poteva benissimo esserci, e l’Impero è trattato come un nemico demente dei cartoni della Warner Bros tipo Yosemite Sam o Taddeo per esaltare il ruolo da protagonisti dei personaggi principali. Inoltre si evitano gli archi narrativi su più puntate per rendere il prodotto fruibile anche a chi non può seguire puntualmente la trasmissione e c’è troppa voglia di far immedesimare il pubblico in una figura famigliare rappresentata dal cast principale facilmente riassumibile in padre, madre, sorella maggiore, fratello maggiore e Ezra Bridger (ovviamente il prototipo di bambino che dovrebbe seguire lo show).
Questo evidente inscatolamento dei meccanismi di ricerca del target rendono Rebels un po’ poco fruibile da un pubblico maturo e squilibrano il prodotto impedendo quello di cui si parlava prima, il lavoro su più piani narrativi. Ora… c’è da dire che non tutta la serie è in questo modo e talvolta assistiamo a delle bombe incredibili che però stonano! Mannaggia! L’esempio migliore è sempre The X Files: hai un telefilm serissimo, oscuro e dal tono horror e ad un certo punto (dalla quinta stagione in poi) c’è la puntata di Mulder che indaga sui vampiri pasticcioni tipo il Conte Dacula e prende appunti sul Sapientino, o Scully che inciampa sulle bucce di banana. E dici: Che cazzo sta succedendo? Ecco, non siamo a questi livelli perché alla fine il tono di Rebels ci può benissimo stare con l’ambientazione di Star Wars e i suoi stilemi, però passiamo in modo troppo repentino da puntate dove l’azione ricorda quella dei G. I. Joe, con l’Impero che non colpisce MAI nulla e nessuno e dove i nostri eroi sono delle macchine di morte, a puntate serissime in cui succedono cose importanti per la trama di tutto il brand ma che sembrano buttate nel mezzo di un qualcosa che non è del tutto pronto ad accoglierle. Il problema con queste storyline è sempre il solito, il target: Rebels vuole che il pubblico si identifichi in Ezra Bridger, ragazzino di tredici anni scavezzacollo e impaziente che dovrebbe un po’ raccogliere tutti gli spettatori tipo del programma. Questo porta ad un onnipresenza molesta di questo personaggio che purtroppo nelle prime stagioni funziona poco, è abbastanza insopportabile e rompe i coglioni. Rompe i coglioni! Perché se la puntata è su Ahsoka che dopo anni ritrova il suo vecchio maestro Anakin, adesso divenuto Darth Vader, io voglio vedere loro due! Non Ezra che zompetta a destra e a sinistra. Se la puntata è su Maul che dopo anni di ricerca trova Obiwan per compiere finalmente la sua vendetta, non me ne frega nulla di Ezra che si perde su Tatooine. Se mi metti il ritorno in gloria dei mitici Cloni di The Clone Wars come Rex o Wolfee, non me ne frega nulla della caccia al vermone per fare la cena (giuro succede). Sono delle idee che spiazzano e non funzionano su nessun piano, escluso quello del bambino distratto di dodici anni che guarda in tv il programma.

Le puntate serie che sviluppano la trama sono belle. Sono BELLE. Perché la gente che ci sta dietro è la solita di Clone Wars! Quando alla fine della prima stagione arriva Grand Moff Tarkin per indagare sui problemi dei Ribelli di Lothal è stupendo! Il climax con l’Inquisitore che si redime, sempre alla fine della prima stagione, è davvero ben fatto! C’è Thrawn, considerato da molti uno dei cattivi più belli di sempre di Star Wars grazie ai libri di Timothy Zahn (non li ho ancora letti, datemi tempo), ed è stupendo! Le puntate che concludono l’arco narrativo di Darth Maul sono bellissime e poi cazzo… la quarta stagione è stupenda! Sedici puntate tutte legate tra di loro che giocano tra la spiritualità della Forza e della natura e la realtà dell’Impero e della guerra. E in queste puntate dici: VAFFANCULO. Perché qui c’è tutto quello che doveva esserci sin dalla prima stagione! C’è finalmente la romance tra Kanan e Hera (che belli loro due, personaggioni! <3), c’è finalmente un avvicinamento di amicizia più profondo tra Sabine ed Ezra ormai adolescente, c’è l’Impero che ammazza la gente, la Ribellione in difficoltà, c’è Thrawn, e questa bellissima idea della Forza che serpeggia nella natura che ci circonda, idea a dire il vero sviluppata benissimo per tutta la serie e che mi ha portato a quel bellissimo rapporto ancestrale che si sviluppa nel Il mio vicino Totoro (Hayao Miyazaki – 1988) tra le bambine e quello che le circondano.

C’è tutto, ma è tardi! E’ tardi! Non perché quello visto prima sia una cacata o perché sia effettivamente tardi per narrare certe cose, no. Rebels è bellino ma poteva essere molto di più come dimostra la quarta stagione e certi archi narrativi più importanti. Poteva essere di più ma non ha avuto il coraggio, non c’è stata l’intenzione. Forse perché volevano cambiare dopo The Clone Wars, come adesso hanno cambiato con l’imminente Star Wars Resistance, che la gente odia ancor prima di aver visto ma che secondo me potrebbe essere carino, soprattutto con delle animazioni così. Ma oh, il fan di Star Wars ha decretato la prematura fine di questa serie. Che ci si vuole fare? Furbo come boicottare Solo al cinema. Un po’ li capisco eh, dopo The Clone Wars tutti si aspettano qualcosa di strafigo ma evidentemente questi non sono i piani. Dicevamo, non c’è stata intenzione di fare qualcosa tipo The Clone Wars, e capisco Dave Filoni nel voler provare a fare qualcosa di nuovo, però secondo me bastava cambiare era narrativa all’interno dell’ambientazione per proporre già qualcosa di nuovo senza toccare altro. Perché Rebels è fatto con garbo e metodo proprio come The Clone Wars: La colonna sonora che spesso si rifà a John Williams, i suoni dei Caccia Tie e degli X-Wing proprio come nei primi film! Le uniformi, il mood imperiale perfettamente ricreato, l’imponenza degli Star Destroyer. Rebels è pensato in modo coerente rispetto a Star Wars, è il suo cuore che non è nel posto giusto e per la maggior parte di tutta la serie assisti a qualcosa di carino e godibile ma che non appassiona come dovrebbe e che sinceramente vola via dalla testa molto presto. Ripeto, eccezion’ fatta per gli archi narrativi più importanti che sono davvero strabelli e per la quarta stagione che è davvero bella.
Lo buttiamo via ‘sto Rebels? Ma no… Lo guardiamo e ci esaltiamo quando appare Ahsoka, o Maul, o Vader! Siamo felicissimi delle comparsate dei personaggi storici come Lando Calrissian doppiato da Billy Dee Williams, Vader doppiato da James Earl Jones o Saw Guerrera doppiato da Forest Whitaker, che poi riprenderà il ruolo in Rogue One! Bellissimo! Ci piace un sacco come ci permette di capire altri prodotti dell’universo di Star Wars e come chiude le storie di alcuni personaggi storici, vediamo infatti la fine di Darth Maul, l’epilogo della storia di Ahsoka, le puntate su Guerrera che ci aiutano ad inquadrare il personaggio che purtroppo in Rogue One non ha avuto lo spazio che meritava. In più la serie è tecnicamente eccellente, a partire dal doppiaggio che vanta grandi nomi come Jason Isaacs, Sarah Michelle Gellar, Brent Spiner, Ian McDiarmid (l’imperatore a chi altro vuoi farlo fare?), Frank Oz (uguale Yoda) o Malcolm McDowell.
Per tutte queste ragioni ed altre che non elenco, altrimenti non si finisce più, Rebels poteva essere una perla rara e invece è un prodotto che ti fa dire: sì, è buono ma se penso a cosa potevano fare mi prende malissimo. Alla fine sono po’ amareggiato, anche se da fan della baracca mi ritengo più che soddisfatto e divertito. Rebels però rimane li, pur essendo un buon prodotto non riesce a bucare lo schermo e finisce nella cesta delle tante buone cose fatte per Star Wars. La tristezza è che la sua natura non gli permetterà mai di scrollarsi di dosso questo mantello da prodotto di contorno e alla fine le tantissime idee buone di questa serie affondano mestamente nella mediocrità generale, bandita nello scoppiettante finale e in qualche frangente ma presente come una patina trasparente per buona parte dell’opera.
Addio!
Avevo già letto commenti poco entusiasti qua e là sull’internet.
Finirò con calma quel capolavoro di Clone Wars, me lo sto gustando piano piano, e basta. La tua recensione ha rinnovato la mia non-voglia di vedere questo Rebels.
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Io la penso come te, il target è ridotto ad un’età adolescenziale al massimo… Da fan ho visto diverse puntate che mi hanno intrattenuto, non erano pessime. Quando comparivano i personaggi principali della saga erano i momenti migliori!
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