Avatar: The Way of the Water: recensione del film

Avatar: The Way of the Water (La via dell’acqua) è il seguito di Avatar, film del 2009 che sconvolse il cinema mondiale tra 3D avanzatissimo e incassi da paura. Essendo stato in lavorazione per praticamente una decade, non sorprende trovare tante firme al soggetto (James Cameron, Rick Jaffa, Amanda Silver, Josh Friedman e Shane Salerno) e alla sceneggiatura (i primi tre del precedente elenco), ma la regia è solo sua: James Cameron, da sempre impegnato ad alzare il livello di qualunque cosa faccia, che siano film o documentari nelle profondità più irraggiungibili dell’oceano. Cameron qui è anche produttore. Ed è pure al montaggio. Se avesse pure scritto la colonna sonora avrebbe fatto il pieno di punti, ma generosamente l’ha lasciata a Simon Franglen, suppongo a causa della prematura morte di James Horner nel 2015.

Sono il primo a lamentarmi del fatto che James Cameron abbia deciso di abbandonare una splendida carriera da regista per andare a vivere su Pandora ormai più di venti anni fa, eppure sono anche uno dei difensori di Avatar, che secondo me rimane un gran bel film con un messaggio ambientalista chiarissimo e condivisibile, e delle immagini splendide che vanno al di là del trucco del 3D. E anche se fino a qualche giorno fa ero convinto di essere totalmente disinteressato al ritorno dei Na’Vi color puffo, quando ho visto i biglietti per questo nuovo Avatar in prevendita nel mio cinema di fiducia mi sono elettrizzato e alla fine ho deciso che non avrei potuto vivere decentemente il resto della mia vita senza fiondarmi a vedere The Way of the Water il prima possibile. E così ho fatto!

Dato il budget stratosferico (stimato intorno ai 400 milioni di dollari), non credo ci siano stati problemi a far tornare tutti gli attori principali del cast originale, anche se già prima di entrare mi ha sorpreso notare il nome di Stephen Lang e Sigourney Weaver, i cui personaggi erano deceduti nel primo film… E la povera Michelle Rodríguez? Sto scherzando, dai. Cominciamo a parlare del film per davvero…

Sono uscito dal cinema entusiasta dei 190 minuti di Avatar 2, anche se questo era prevedibile dato che mi è impossibile parlar male di una qualunque cosa fatta da James Cameron. Praticamente ho solo una lamentela riguardo al film, ma non ha grande importanza per me alla luce di tutte le cose che invece ho adorato. Ma forse è meglio partire da un accenno di trama. Se volete evitare spoiler, il consiglio è di leggere dopo la visione…

Son passati anni dagli eventi del primo film, e Jake (Sam Worthington) e Neytiri (Zoe Saldaña) vivono felici nella foresta di Pandora. Hanno dei figli: il primogenito Neteyam (Jamie Flatters) che è l’orgoglio dei suoi genitori, responsabile e leale; Lo’ak (Britain Dalton), ribelle e adolescente incompreso; e la piccola Tuk (Trinity Jo-Li Bliss). Inoltre hanno adottato Kiri (Sigourney Weaver), figlia dell’Avatar della dottoressa Grace Augustine, di padre ignoto e con una connessione speciale con Eywa, ovvero la forza che su Pandora connette tutti gli esseri viventi, e sta sempre con la loro  famiglia pure il giovane umano Mowgli, ehm, volevo dire Spider (Jack Champion), orfano di guerra (in realtà viene rivelato quasi subito chi sia il padre). La famiglia Sully vive felice fin quando non tornano gli umani con varie navi che praticamente nuclearizzano vaste zone del pianeta semplicemente in fase di atterraggio, e che hanno un obiettivo ben più ambizioso di prima: preparare la colonizzazione massiva di Pandora. A guidare le operazioni c’è la generalessa Ardmore (Edie Falco), e si scontra con la resistenza guidata da Jake, per la quale fa arrivare una squadra speciale dalla Terra guidata dall’Avatar del defunto Quaritch (Stephen Lang). Per evitare che la sua famiglia ci vada di mezzo dopo che Spider viene catturato da Quaritch, Jake decide di abdicare e di nascondersi lontano, presso i Metkayina, che vivono in un arcipelago sotto il benevolo governo di Tonowari e Ronal (Cliff Curtis e Kate Winslet, quest’ultima tornata a lavorare con James Cameron sott’acqua dopo Titanic, 1997). Naturalmente la pace non durerà molto…

The Way of the Water parla di svariate cose e lancia messaggi uno più condivisibile dell’altro. È un film sulla famiglia, sullo stare uniti di fronte alle difficoltà, sul rapporto tra padre e figli, e su come il fuggire dai problemi non li risolva perché l’unico modo per farlo è affrontarli alla radice. È un film anti-colonialista, con la guerriglia Na’Vi presentata chiarissimamente come giusta di fronte all’invasione degli umani (l’assalto al treno iniziale porta alla mente, tra le altre cose, la lotta dei nativi americani contro i coloni inglesi, mentre agli elicotteri degli umani che si inoltrano nella foresta mancano solo le canzoni dei Creedence Clearwater Revival per essere al 100% Vietnam). 

Ma è anche un film ambientalista come e più del primo, con una parte dedicata alla stupidità della caccia alle balene (su Pandora si chiamano tulkun) che spero procurerà qualche volontario in più alla Sea Shepherd o alla Captain Paul Watson Foundation. E ci sono innumerevoli scene sulla connessione degli esseri viventi di Pandora, su come sia possibile vivere in armonia, mentre gli esseri umani sono chiaramente presentati come una specie di virus dannoso, esseri senza scrupoli e senza sentimenti che ancora una volta compiono atti ignomigniosi in nome del denaro, o della vendetta.

Molto tempo viene speso a caratterizzare i figli di Jake e Neytiri, specialmente Lo’ak che si sente incompreso e anche per questo riesce a comunicare in modo speciale con Payakan, un tulkun isolato dal branco perché colpevole di aver provato a reagire contro i cacciatori di tulkun, cosa che ha portato alla morte di vari esemplari. Anche a Kiri tocca una sorte simile, dati i suoi poteri fuori dal comune, e pure per Spider le cose non sono semplici, lacerato tra due mondi e due padri.

Fondamentalmente, Cameron ripropone qui temi che aveva già sviluppato in suoi film precedenti, oltre ad Avatar, naturalmente: l’ambientalismo visto dal punto di vista del mare c’era in The Abyss (1989), la famiglia e l’adolescenza problematica c’erano in Terminator 2: Judgment Day (Terminator 2: Il giorno del giudizio, 1991), la stupidità degli umani militarizzati e colonizzatori arriva da Aliens (Aliens – Scontro finale, 1986)

E ancora una volta si potrebbe criticare il film per la semplicità di una trama che, al di là degli splendidi messaggi, si sviluppa con una linearità incredibile. Praticamente, dopo mezz’ora è facile capire cosa succederà fino alla fine, e non è difficile capire chi morirà e chi no, e come e quando. Però, onestamente, non ho dato alcuna importanza a questo perché tutto è al servizio dei messaggi di cui sopra, e inoltre le scene sono tutte una più spettacolare dell’altra. Quelle subacquee sono incredibili, con flora e fauna che lasciano continuamente a bocca aperta. La scena dell’affondamento del Titan… ehm, della nave baleniera è devastante, così come tutta la battaglia che la precede. La prima ora nella foresta degli Omatocaya con la guerriglia e le immagini di Bridgehead City per me avrebbe potuto durare anche cinque ore e non me ne sarei lamentato. E via così…

E l’ho detto che ho pianto in almeno quattro diversi momenti? Certo, state leggendo i pensieri di uno che crede fermamente che il film più romantico della storia sia The Terminator (1984), magari questo tenetelo in conto.

Ma Avatar: The Way of the Water è anche il secondo film di una trilogia (o forse una pentalogia, dipende dagli incassi, ha dichiarato Cameron), quindi ci sono elementi e fili narrativi che rimangono pendenti o inspiegati. Il personaggio di Kiri per esempio nasconde ancora vari segreti, e l’invasione umana è ancora in corso quando il film termina con un primo piano di Jake (esattamente come il primo film). Il seguito, e terzo film della saga, uscirà a fine 2024, cosa che mi sorprende visto che per quanto ne so è stato girato contemporaneamente a questo, ma suppongo ci sia un lavoro agli effetti speciali brutale (d’altronde è tutto generato digitalmente, non hanno girato nemmeno un minuto fuori dagli Studios). Beh, io sarò pronto per andare al cinema (pandemie mondiali permettendo). Ciao!

PS: c’è anche qualche altro problemino in qua e là: per esempio, non ha molto senso che i Metkayina svaniscano nella battaglia finale lasciando la famiglia Sully a scontrarsi contro Quaritch e la sua squadra, anche se capisco che abbia un senso tematicamente che la resa dei conti finale non includa elementi esterni ai protagonisti. 



18 risposte a "Avatar: The Way of the Water: recensione del film"

  1. mia sorella è andata a vederlo, mi sembra il tipico film dello stupore come 100 anni fa (le lezioni di storia servono a qualcosa 🤣)
    a me non interessa minimamente

    poi c’è, settemila persone al soggetto e 3 sceneggiatori per quella che sicuramente è una sceneggiatore (quasi) di mer*a? 🤣🤣🤣🤣

    se qualcosa per cui non era famoso Avatar era la sceneggiatura

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    1. Secondo me sbagli a partire con tali pregiudizi, è un film esageratamente bello! La storia è classica? Si, certo, lo è. Come classiche sono le storie di centinaia di capolavori del cinema.

      Si dice che le storie base siano sette (vedi libro di Christopher Booker), eppure esistono migliaia di film. Questo è un altro, e spacca di brutto. :–)

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  2. Che ridere quelli che rosicano, in tanti volevano vedere Cameron sbagliare, ma visto che si Invoca la storia del cinema, successe anche con Titanic. Anche perché le chiacchiere stanno a zero, nessuno si lamenta delle storia semplici (e piene di buchi) dei film contemporanei, che per cura e passione per l’argomento trattato, sono già tutti datati, perché Cameron non solo ha firmato un gran bel film, ma ha dimostrato di nuovo a tutti come si fa. I detrattori? Lasciamoli rosicare, cazzi loro se hanno deciso di perdersi un bel film 😉 Cheers

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    1. Dati i costi astronomici, pare che per ora non stia andando bene a Jim, che nel mercato domestico doveva arrivare a 170 milioni di biglietti con facce di presidenti morti sopra, e ne ha fatti solo 135. Vediamo se nelle vacanze di Natale riesce a costruire il risultato di cui ha bisogno, io sinceramente glielo auguro! :–)

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  3. Il mio parere è piuttosto discordante. Va detto però che anche sul primo film avevo parecchi dubbi, ma riguardandolo sono riuscito a farmelo piacere di più (fermo restando che è “Balla coi lupi” nello spazio e che punti al 99% sui soli effetti speciali).
    Questo secondo capitolo l’ho trovato troppo simile al primo. Pur apprezzando il messaggio ecologista (l’unica scena che mi ha coinvolto è stata la caccia alla balena, che però ormai è praticata solo da un paio di Paesi coglioni, quindi il messaggio arriva un po’ tardi…), per il resto l’ho trovato poca cosa. Avrei preferito o un’avventura meno incentrata sullo scontro con gli umani, oppure un uso dei suddetti umani più innovativo. Dato che punta a ricalcare la storia della frontiera, il modo in cui agiscono i terrestri mi lascia un po’ perplesso. E dura davcero molto, ci sono stati momenti di stanca…
    Ci sono sempre gli effetti speciali belli, ma al secondo film speravo in qualcosa di più dell’estetica. Tra l’altro ho trovato i movimenti dei personaggi strani e scattanti i certi punti: leggendo su internet ho letto che Cameron ha optato per una hfr superiore allo standard, che sia quello il motivo?
    P.S. Tra le stranezze c’è anche Quaritch che dice ai suoi “non sparate” quando sarebbe il momento esatto per farlo. 😅

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    1. Dipende anche dalla tecnologia del tuo cinema la cosa della frame rate per second, sia quella sia la aspect ratio varia durante il film.

      Sulla trama e le sue stranezze, come hai detto è una classica storia di frontiera e tanti di quei film finirebbero anzitempo se i cattivi sparassero al momento giusto e da una lunga distanza invece di voler lottare contro gli eroi in modo da fae vincere questi ultimi! X–D

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  4. Personalmente ci trovo qualcosa di profondamente sbagliato in Avatar: mi annoia. Di fronte la noia uno che può fare? Niente. Lo guardi, ne ammiri l’aspetto tecnico, e poi preghi di uscire dalla sala il prima possibile. Infine smadonno.

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  5. Leggo un grande entusiasmo… Bene, bene! Non mi ero assolutamente annoiato col primo “Avatar”, quindi sono più che lieto di sapere che non mi annoierò assolutamente nemmeno con il secondo 😉

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  6. Andrò a vedere la terza puntata di ‘sta caata specista e guerrafondaia (si scherza, eh: io l’ho vista così ma dé, citando proprio «The Abyss», ho occhi peggiori dei tuoi) solo per parlarne malissimo!
    ebbene sì: pregiudizio al millemila percento!

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          1. Yahahah!
            in effetti i suoi film, col tempo, durano sempre di più e hanno un numero sempre maggiore di cavallucci marini inquadrati!
            ai tempi di Terminator non ce n’era nessuno, in Titanic forse un paio per sbaglio,
            in Avatar 1 non mi ricordo (ma erano di più),
            e in Avatar 2 sono migliaia!
            spero davvero tanto che gli ippocampi siano protagonisti di Avatar 3 quanto le cubo-balene-corazzate sono state del secondo!
            un Avatar 3 che durerà quanto una trilogia di Eschilo: entreremo in sala alle 8 del mattino e usciremo alle 19.48!

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