The Sandman Volume 1: Preludes & Nocturnes: recensione del libro

The Sandman è un fumetto scritto da Neil Gaiman cominciato nel 1989 e a cui l’autore continua ad aggiungere storie su storie… A dirla tutta, Sandman è il nome di vari personaggi dell’universo DC che hanno a che vedere con quello di Gaiman solo in maniera laterale. Sono i seguenti:

  • Wesley Dodds (1939-1946), un classico supereroe-giustiziere molto noir;
  • Garret Sanford (1974), di Jack Kirby, che inizialmente doveva essere il signore dei sogni, ma è stato solamente un normale supereroe aiutato da due incubi viventi chiamati Brute e Glob;
  • Hector Hall (1988-1990), una specie di sostituto di Sanford, ma con qualche complicazione legata a reincarnazioni varie.

Tornando al Sandman di Gaiman, di cui ho intenzione di scrivere, il nucleo principale dell’opera è formato dalle storie dei 75 numeri del comic (ora facilmente trovabili raccolte nei dieci volumi della 30th Anniversary Edition), ma ci sono vari spin-off di cui probabilmente parleremo più avanti. Per adesso cominciamo da:

The Sandman Volume 1: Preludes and Nocturnes

Questo volume contiene i primi otto numeri di The Sadnman, disegnati da Sam Kieth, Mike Dringenberg e Malcolm Jones III (ai colori Robbie Busch, e al lettering Todd Klein). Nei primi sette, incontriamo il personaggio principale della saga, Dream (Sogno), uno degli Endless (Eterni), che viene imprigionato dal mago Roderick Burgess nel 1916 e riesce a liberarsi solo decadi dopo, ma deve recuperare tre preziosi artefatti che gli sono stati rubati. L’ottavo numero è una sorta di epilogo che introduce un altro degli Endless, Death (Morte).

Questo volume è uno di quelli che più da vicino risente dell’influenza dell’universo DC, da cui Gaiman riprende personaggi per lo più minori ed ambientazioni varie (come per esempio l’Arkham Asylum). Lo trovo un’introduzione fantastica al mondo di Sandman, perché ci fa conoscere piano piano il suo protagonista, il suo mondo, ed alcuni dei suoi alleati e dei suoi nemici, oltre a darci un assaggio dei suoi poteri. La cosa più strepitosa di questa serie, però, è come riesca a migliorare nel tempo (normalmente accade il contrario), quindi per quanto adori la storia fin dall’inizio il bello è sapere che la parte migliore deve ancora arrivare.

Sleep of the Just

Inghilterra, 1916. Roderick Burgess, un mago che ricorda Alisteir Crowley, prova ad evocare Death – in un rito che ricorda da vicino il rito di Ashkente in Mort di Terry Pratchett – ma riesce solo a portare a sé un altro degli Endless, Dream, a cui ruba una borsina, un gioiello, e la maschera. Da lì cominciano ad accadere strani fenomeni legati al sonno in giro per il mondo.

Ogni volta che rileggo questo Sonno dei giusti trovo sempre la sua atmosfera molto vicina a quella di un altro scrittore che adoro, H.P. Lovecraft, sia perchè la storia comincia all’inizio del XX secolo come la maggior parte delle storie dello scrittore di Providence, sia perché i cultisti seguaci di Burgess potrebbero benissimo adorare dei Grandi Antichi. Trovo anche splendidi i disegni che fanno capire il passare degli anni con una caratterizzazione azzeccatissima dei personaggi che popolano la villa di Burgess. E soprattutto è il personaggio di Dream a catturare tantissimo la mia attenzione: misterioso, potentissimo eppure sottomesso per quasi tutto il racconto, fino alla spettacolare liberazione (che avviene in un modo che è piaciuto sicuramente anche a Guillermo Del Toro, che l’ha ripreso pari pari per un episodio del suo Cabinet of Curiosities). Ne capiamo il potere e soprattutto il suo senso di giustizia quando condanna all’eterno risveglio (eternal waking) colui che lo teneva prigioniero…

Interessante notare, verso la fine, una citazione da Shakespeare: “Lord, what fools these mortals be“, che viene dal A Midsummer-Night’s Dream (Sogno di una notte di mezza estate): i riferimenti alle opere di questo immenso autore non mancano mai negli scritti di Gaiman (e nemmeno in quelli del suo amico Pratchett, mi permetto di aggiungere). 

Imperfect Hosts

Liberatosi dalla prigione, Dream torna al suo Reame e lo trova in rovina. Lo aiutano Cain e Abel (apparsi in fumetti DC lontani nel tempo come gli House of Mystery e House of Secrets – anche il gargoyle Gregory ha simili origini), il suo vecchio servitore Lucien, e le tre streghe di shakespeariana memoria (ma anche pratchettiana, vedasi Wyrd Sisters – e in realtà è un concetto presente in svariate mitologie, da quella greca a quella celtica).

Si anticipa anche chi ha il rubino rubato a Dream, tale Dee, rinchiuso nell’Arkham Asylum (la madre è Ethel Dee, che avevamo incontrato col nome di Ethel Cripps nel numero precedente: era l’amante di Burgess che scappò col suo secondo in comando rubandogli gli artefatti di Dream). E della borsa con la sabbia dovrebbe sapere qualcosa tale John Costantine (personaggio di Swamp Thing e poi protagonista di Hellblazer). 

Qui Dream viene presentato come il signore delle storie, e per me è evidente come sia un avatar di Neil Gaiman che nelle storie (e nelle storie sulle storie) ci sguazza (come, e torniamo sempre lì, il suo amico Terry Pratchett). Impressionante la cura dei dettagli, con elementi che potrebbero sembrare casuali ma che non lo sono mai: per esempio, i cancelli di ossa e avorio del Reame di Dream, vengono direttamente da un monologo di Omero nell’Iliade

Dream a Little Dream of Me 

John Constantine, ultimo possessore della sabbia del Sandman (Dream, ma letteralmente Uomo della sabbia), si sveglia e le canzoni che ascolta sembrano portargli un messaggio: Dream a Little Dream of Me (Doris Day), Mr Sandman (The Chordettes), Sweet Dreams (Patsy Cline), Sweet Dreams (Eurythmics), Dreams Are Like Angels (Jeremy Sylvester), In Dreams (Roy Orbison)… Quando Dream lo raggiunge, John lo aiuterà a recuperare la sua borsa con la sabbia in possesso di una sua ex amante.

 In questo numero è divertente seguire il percorso musicale in cui ci accompagna Gaiman, ma soprattutto è impressionante vedere come gli artefatti degli Endless siano estremamente pericolosi per dei normali umani che possono vedere le prorie vite (e quelle degli altri) completamente devastate dal loro uso. Dream, qui, non infligge alcuna punizione crudele, dimostrando di non essere malvagio, ma solo di seguire un suo determinato codice di condotta che poco a poco andiamo scoprendo.

A Hope in Hell

Per riprendere il suo elmo, Dream deve trovare un demone infernale, quindi deve scendere all’inferno e parlare con Lucifer Morningstar, Beelszebub e Azazel, i signori di quel posto. Abbiamo rapidamente capito quanto potente sia Dream, ma qui pure lui ha paura ad affrontare creature tutt’altro che amichevoli e con poteri comparabili ai suoi, se non superiori.

La rappresentazione dell’inferno e dei suoi demoni è qualcosa di unico, che sicuramente rende questo numero memorabile. Oltre a questo, e al fatto che Dream non ha amici all’inferno, per il world building direi che è importante segnalare come si scoprano i nomi di altri due Endless: Destiny (Destino) e Despair (Disperazione), che si vanno ad unire alla già citata Death. Tutti i nomi degli Endless sembrano cominciare con la D, quindi, e non sono déi, ma entità probabilmente superiori senza le quali è difficile immaginare la vita nel nostro mondo.

Dream all’inferno non sembra avere molti amici, tanto che alla fine viene minacciato dai signori del luogo e riesce ad andarsene soltanto grazie ad uno stratagemma (dopo aver recuperato l’elmo, naturalmente). È interessante vedere come Gaiman si sia immaginato l’inferno abitato da demoni governati da un improbabile triumvirato che mantiene un equilibrio, si intende, instabile. In questo numero c’è anche una delle scene più tragiche dell’intero volume, quando Dream incontra la bella Nada che si capisce essere stata un suo antico amore: lei gli chiede se l’abbia perdonata, ma Dream impassibile la lascia all’inferno a continuare a soffrire, continuando un castigo lungo millenni. Scopriremo mai il perché di tale destino?

Passengers

La ricerca del terzo artefatto mancante, un rubino rosso, si apre all’Arkham Asylum, una risorsa che Gaiman poteva usare, essendo The Sandman un DC Comic (appare pure il marziano della Justice League of America). Dee, detto Doctor Destiny (altro personaggio apparso in fumetti precedenti della DC) dà del filo da torcere a Dream, visto che il solo toccare il rubino lo mette temporaneamente fuori gioco, perché il villain è stato in possesso della pietra per moltissimo tempo. 

Oltre al fatto che Doctor Destiny possiede il rubino di Dream da cui trae un enorme potere, qui tocchiamo con mano la sua cattiveria e la sua follia, e non è un caso che servirà più di un numero per far recuperare a Dream ciò che gli è stato sottratto. Non farei giustizia a questo blog se non sottolineassi l’omaggio a George A. Romero con la vignetta con un cinema che ha in programma Night of the Living Dead (La notte dei morti viventi, 1968). The Sandman è pieno di riferimenti cinematografici, musicali, letterari, e artistici: Gaiman, pur se giovanissimo, aveva già un bagaglio culturale notevole da cui pescare.

24 Hours

Queste 24 ore servono per farci capire la follia e la crudeltà di Doctor Destiny, che è fondamentalmente un folle sanguinario (some people just want to watch the world burn, come direbbe Alfred). Giusto per far capire quale sia il tono di The Sandman: bambini, alla larga! E come per il sacchetto della sabbia, ancora una volta si capisce come gli artefatti degli Endless non debbano cadere nelle mani sbagliate. In queste 24 ore, Dee frantuma le vite di alcuni avventori di un bar, mentre pianifica nella sua follia cosa fare del mondo: distruggerlo, ovviamente, come ogni buon villain completamente pazzo che si rispetti.

Anche qui non mancano riferimenti musicali, alcuni più nascosti di altri, tra Joy Division e Sex Pistols (nella spilletta sulla giacca di uno dei personaggi).

Sound and Fury

Lo scontro tra Dream e Doctor Destiny è immaginifico, nel regno dei sogni, e ha un esito scontato. Qui potrebbe sorprendere come Dream sia caritatevole nei confronti di Doctor Destiny, ma in realtà è assolutamente coerente con sé stesso nel non punire una persona colpevole di aver usato un oggetto non creato per mortali, e che quindi è impazzita completamente. 

A proposito di world building, interessante vedere Destiny (l’Endless) col suo libro (dove appunto è scritto il destino del mondo). E a proposito di Discworld, Doctor Destiny qui canta Death Takes a Holiday (La morte va in vacanza), che è stato un film nel 1934 e un musical nel 1929, e soprattutto una commedia di Alberto Casella del 1924. Se Morte va in vacanza, nessuno può più morire, che più o meno è il tema dei libri di Death nel Discworld da Mort in avanti.

Segnalo anche la citazione There’s no place like home del Mago di Oz, visto che in questo numero appare Scarecrow (Spaventapasseri), punto di congiunzione tra Oz e l’Arkham Asylum (fatte le dovute differenze!).

The Sound of Her Wings

Dream è tornato in possesso della libertà e di tutti i suoi artefatti. Questo ultimo capitolo del primo volume di The Sandman introduce quindi sua sorella Death (una splendida darkettona). In un dialogo sorprendentemente leggero, i due parlano di come lui si senta vuoto dopo essersi vendicato del figlio di chi l’aveva catturato e dopo aver recuperato gli oggetti che gli erano stati rubati. Death non ci sta, e lo accusa di essere come Desire (Desiderio, un altro Endless), e si capisce che non è un complimento. Gli dice di suonare patetico, di essere un egocentrico, e di lamentarsi solo perché è finito il suo giochino.

Capiamo anche che Dream (e presumibilmente tutti gli Endless) sono delle anthropomorphic personification, ossia delle personificazioni antropomorfe: appare come umano a noi umani, ma al marziano di cui sopra appariva in forma differente. È chiaro come fosse intenzione di Gaiman usare tutti gli Endless per dar vita all’universo di Sandman, ma nel primo volume ne conosciamo soltanto due… Gli Endless ci vengono presentati come una grande famiglia, e il rapporto tra Death e Dream sembra essere quello affettuoso tra fratello e sorella: si dicono le cose in faccia e si rispettano a vicenda. Non mi aspetto che tutte le relazioni tra gli Endless siano così idilliache, naturalmente…

La parte finale con Dream che accompagna Death a fare il suo dovere continua ad approfondire il ruolo degli Endless nel mondo degli umani, e per quanto mi riguarda continua a farmi pensare a Pratchett che a Death riserva un ruolo di primo piano nella sua saga del Discworld. Ciao!

PS: un eterno grazie a quei matti di retrofuturology per aver preservato queste preziose Sandman Annotations, di un’era in cui contavano i contenuti e non i social.

PPS: qualche immagine dallo splendido volume in mio possesso (del trentesimo anniversario).


Volume successivo: The Doll’s House

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13 risposte a "The Sandman Volume 1: Preludes & Nocturnes: recensione del libro"

  1. Io devo riprendere assolutamente a leggere Sandman. Se non ero mi sono fermato verso il 10 volume o giù di lì. Nonostante non lo abbia continuato ero comunque rimasto impresso dalla storia e il modo con cui veniva narrata e inoltre anche i disegni era affascinanti e perfetti per questo mondo.

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  2. A proposito di citazioni, Sam, ti ricordi forse di quando Sandman è apparso (a Cassidy l”avevo già fatto notare qualche tempo fa) nel mondo di Nathan Never ? Prova a pensare a un certo Neil visto nello speciale “Dallo spazio profondo” e nell’avventura doppia degli albi “La Fratellanza Ombra” e “Exodus”… 😉

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      1. Vero! Anche se, va detto, da qualche anno sta arrancando un tantino: fra l’abbandono di Antonio Serra (sapevi che sei anni fa lui ha “ucciso” il Nathan originale? Oggi non siamo più in quello stesso universo) e il nuovo corso di Bepi Vigna (che “corregge” arbitrariamente tutto quanto da lui non gradito riguardo alla precedente gestione) si fa fatica a ritrovare la strada…

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  3. Finalmente sei arrivato anche tu! E’ sempre bellissimo leggere di Sandman e trovare sempre più persone che lo conoscono e lo amano così tanto. Speravo che l’uscita della serie scatenasse proprio questo, e invece, tutto sommato, mi sembra che su questo aspetto sia stata abbastanza ininfluente: non ho sentito quasi nessuno diventato fan e aver recuperato il fumetto dopo aver visto la serie, ma magari ho avuto io un campione troppo ristretto (spero).
    Preludi e Notturni è un volume che ho rivalutato a una seconda lettura e soprattutto con il senno di poi: ci sono infiniti rimandi a situazioni, personaggi ed eventi che saranno mostrati molto più avanti, e mi sono chiesto un sacco di volte quanto già preciso fosse il piano di Neil Gaiman per la serie o se questi fossero solo dei semi gettati al venti che si è riservato solo in seguito di studiare come far crescere. Solo il fatto di nominare gli Eterni, ad esempio, è insegnale che già a questo punto doveva sapere, quantomeno, quanti fossero, chi fossero e quali fossero i rapporti tra di loro, visto che introduce subito il tema della faida tra Dream e Desire. Anche piccole didascalie a cui non daresti peso, con il senno di poi, acquistano il valore di spoiler senza contesto e ogni volta rimanevo a pensare WOW!
    24 Hours è sicuramente il mio capitolo preferito di questo volume, è disturbante e perverso e lo adoro! La scena che però mi ha fatto innamorare della serie è stato il duello all’inferno tra Dream e Choronzon, è un passo che ho letto e riletto infinite volte. Bellissimo!
    Ho letto veramente poco degli spin-off, devo recuperare; intanto con l’anno nuovo ho intenzione di rileggere almeno i volumi 3 e 4 per andare avanti a parlarne anche io sul blog, poi si vedrà!

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    1. Eh sì, finalmente sono arrivato a scriverne, anche se non so in quanto tempo riuscirò a completare questa titanica impresa, anche perché vorrei dedicare post corposi ad ogni volume, come ho fatto con questo Preludes & Nocturnes…

      Non so quanto avesse chiare le idee Gaiman all’inizio di questa avventura, ma sicuramente già sapeva almeno alcuni degli elementi che avrebbe sviluppato successivamente nella serie. Come hai giustamente detto, per esempio era chiaro che sapesse chi erano gli Endless, ma in scala minore era ovvio che avesse pensato di sviluppare la storia di Nada e Dream visto che aveva voluto dedicare una pagina dell’inferno all’incontro tra i due.

      Secondo me aveva in mente la struttura della serie, cioè una serie di storie legate tra loro ma anche in qualche modo indipendenti, con qualche collegamento all’universo DC ma senza legarsi le mani… e poi da lì avrà anche improvvisato una volta ottenuto il successo e quindi la piena libertà di fare ciò che voleva!

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