Ready Player One: recensione del film


ready-player-one-trailer-edCome adoro Spielberg quando si diverte e fa divertire! Avete presente lo Spielberg della trilogia di Indiana Jones (sì, è una trilogia, non lo sapevate? Ci sono tre film, il terzo ed ultimo addirittura con Sean Connery!)? Ecco, quello! Semplicemente meraviglioso. E finalmente, dopo delle robe grigie ed inutili come War Horse (2011) e Bridge of Spies (Il ponte delle spie, 2015), Spielberg ci regala Ready Player One. Mi ci sono divertito come un bimbo!

Premetto che non ho letto il libro di Ernest Cline, quindi non posso commentare le eventuali differenze tra questo e il film. Quindi dimentichiamoci il libro e parliamo del film. Due ore e venti mi sono volate come fossero dieci minuti. Ready Player One è strutturato come un gioco, dove il protagonista deve trovare tre oggetti, tre chiavi, per vincere, e l’azione è praticamente continua. L’altra cosa che è continua è l’Operazione Nostalgia. Per TUTTO il film mi sono trovato a meravigliarmi di tutti i riferimenti di cui questo film è zeppo, e molto spesso ho sorriso o riso semplicemente vedendo, che so, Raynor di Starcraft spuntare sul campo di battaglia, o la Plymouth Fury di John Carpenter’s Christine (1983), o la Sulaco di Aliens (1986)!

Quindi Spielberg mi ha conquistato semplicemente con una vagonata di member berries? ‘Member this? ‘Member that? South Park come al solito c’aveva preso in pieno e adesso siamo subissati di prodotti cinematografici e televisivi che semplicemente sfruttano l’effetto nostalgia per avere successo? La risposta è sì, ma Ready Player One è soltanto questo? No, direi di no. Questo film funziona, è proprio divertente, le scene d’azione sono SPETTACOLARI, c’è un senso d’avventura che è al livello di Young Sherlock Holmes (Piramide di paura, 1985) o The Goonies (I Goonies, 1985), le musiche di Alan Silvestri sono old school e molto orecchiabili…

Ma c’è qualcosa che non funziona? Certo che c’è, e parecchio, anche!

Mi sarei aspettato una differenza notevole tra il mondo reale e quello di fantasia a livello di fotografia e colori, ma il mio vecchio arcinemico Janusz Kaminski non mi ha stupito neanche stavolta: è la solita fotografia spielbergosa degli ultimi 15 anni, purtroppo. I personaggi sono al massimo abbozzati: anche se si capisce che hanno delle storie tormentate (almeno Wade e Samantha), a malapena si riescono ad intuire. C’è un sacco di spiegazioni da voce fuori campo, che è il metodo più rapido e meno immaginativo che un film può usare per far capire allo spettatore cosa sta succedendo. E probabilmente se mi mettessi a pensare un po’ alla trama ci troverei dentro duecento cose che non tornano (per esempio, per scappare ai cattivi quando sono nella realtà virtuale non basta levarsi il casco invece di fuggire, usare lo Zemeckis cube e chi più ne ha più ne metta?). E il cattivo che alla fine si redime da solo perché capisce di essere cattivo…

Ma… Batman! Alien! Star Trek! Star Wars! Back To The FutureSpaceballs! Chucky! The Shining! I Gremlins! Beetlejuice! Akira!

Ok, lo ammetto, la nostalgia mi ha conquistato… Ciao!


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