Bad Times at El Royale: recensione del film

20479Bad Times at El Royale (7 sconosciuti a El Royale, in Italia) è The Hateful Eight fatto meglio. Ecco, l’ho detto: è meglio di Tarantino. Che film incredibile!!! Potrei chiudere qui questa recensione dell’ultimo film di Drew Goddard (lo stesso di The Cabin in the Woods, 2012) con Jeff Bridges, Cynthia Erivo, Dakota Johnson e Jon Hamm come protagonisti, ma invece mi dilungherò un pochino di più.

In realtà c’è poco da dire: è tutto perfetto. La trama è incasinata ma tutto torna alla perfezione fino al minimo dettaglio, e il mistero si dipana poco alla volta tenendo lo spettatore incollato allo schermo dall’inizio alla fine. I personaggi sono tutti memorabili e perfettamente calati nel periodo storico in cui si svolge la storia, cioè gli anni 60. I dialoghi sono finemente cesellati e credibilissimi. La colonna sonora è STREPITOSA a dir poco, e non so se è davvero Cynthia Erivo che canta nelle scene in cui il suo personaggio canta, ma… è da pelle d’oca! La regia è perfetta, la fotografia splendida ed è geniale come si adatti ai pezzi in flashback per aiutare a farli risaltare di più rispetto alla trama principale. E ora permettetemi di fare un po’ di spoiler per parlare del film, cosa inevitabile ma che comunque manterrò ai minimi termini per non rovinare nessuna sorpresa.

In Bad Times at El Royale alcuni personaggi molto peculiari si incontrano in un hotel ormai caduto in disgrazia al confine (letteralmente!) tra Nevada e California. Jeff Bridges è Father Flynn, un vecchio sacerdote con problemi di memoria, Cynthia Erivo è Darlene Sweet, una cantante di scarso successo, Jon Hamm è un rappresentante di aspirapolvere industriali, Dakota Johnson (sapevate che è la nipote di Tippi Hedren, la protagonista di The Birds di Hitchcock?) è una hippie molto scontrosa, e Lewis Pullman è l’inefficiente Miles, dipendente dell’hotel. Dopo un’introduzione in cui già cominciamo a sospettare che le cose non siano esattamente quelle che sembrano, in vari capitoli dedicati ognuno ad uno degli occupanti dell’hotel Drew Goddard ci racconta le reali identità dei personaggi, una più interessante dell’altra. E qui mi fermo per non rovinare la trama a chi non abbia visto il film!

Io credo che questo film non esisterebbe se non esistesse Tarantino. Ne vediamo l’influenza nell’uso della musica, praticamente onnipresente, nei dialoghi verbosi, nella struttura a capitoli, nelle scelte di trama, e, perché no, nell’uso della violenza che c’è poco ma quando c’è si fa sentire. Allo stesso tempo, credo che Goddard si sia superato e sia riuscito a fare un film migliore del suo modello più diretto, The Hateful Eight (2015), in cui dei personagi molto peculiari si incontrano in un hotel (del far west) in mezzo al nulla. Intendiamoci: adoro The Hateful Eight! Allo stesso tempo, credo che la sua trama non regga ad un esame approfondito… mentre in Bad Times at El Royale tutto funziona come un orologio svizzero! Niente è come sembra, ma quando scopriamo la realtà, tutto ha un senso.

Mi è piaciuto particolarmente il personaggio di Darlene Sweet che nella vita ha subito tante ingiustizie e tante angherie che vengono fuori nel dialogo con Billy Lee, il personaggio interpretato da Chris Hemsworth che arriverà circa a metà film ad aggiungere un po’ di pepe alla storia. E Jeff Bridges in questo film è magistrale, cosa che non sorprende con un attore così ma che fa sempre piacere ripetere (recentemente lo avevo apprezzato in Crazy Heart del 2009, per esempio).

Insomma, gran film, non vedo l’ora di averlo in DVD/Bluray per godermelo un’altra volta! Super consigliato, naturalmente, ciao!

PS: per chi abbia visto il film… il caso su cui indaga Hamm riguarda Bob Kennedy, giusto? O suo fratello?


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9 risposte a "Bad Times at El Royale: recensione del film"

  1. Fremevo dall’impazienza di vederlo, e poi l’ho perso! Credo che al cinema, almeno da me, sia rimasto fuori pochissimo, ho fatto appena in tempo ad accorgermi che era uscito e programmare di vederlo che l’hanno tolto. O magari sono arrivato tardi io (probabile). Peccato. Lo recupererò comunque il prima possibile, sicuramente!

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  2. “In realtà c’è poco da dire: è tutto perfetto”
    Non potevi riassumere in maniera migliore questo film.
    A parte gli scherzi, Bad Times at El Royale è un film veramente bello e intelligente sia nella scrittura che nella sua messa in scena e spero tanto di rivedere Goddard dietro la macchina da presa dopo aver visto le sue perle.

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