Shaun of the Dead: recensione del film

film-shaun_of_the_dead-2004-shaun-simon_pegg-costume-shaun_of_the_dead_costumeShaun of the Dead (il vergognoso titolo italiano è L’alba dei morti dementi, che tenta di mantenere un gioco di parole come quello dell’originale con Dawn of the Dead, L’alba dei morti viventi, di George Romero) è una commedia horror del 2004 diretta da Edgar Wright, regista inglese che dopo essersi fatto le ossa in televisione (da notare soprattutto la serie Spaced del 1999, anche se esordì con un lungometraggio a basso budget, A Fistful of Fingers, nel 1995) sorprese il mondo intero con questo suo innovativo film in un genere che aveva bisogno di un po’ di freschezza: il film di zombie.

Nell’anno dell’uscita di The Dead Don’t Die (I morti non muoiono) di Jim Jarmusch (di cui potete leggere anche l’ottima recensione di Nick su Matavitatau) mi sembra abbastanza appropriato parlare della commedia zombie che diede inizio al genere, che conta pochi buoni film all’attivo. Sostanzialmente, questo e Zombieland (2009), film di cui è programmato il seguito Zombieland: Double Tap per ottobre 2019.

Shaun of the Dead è il primo della cosiddetta trilogia del Cornetto, composta anche da Hot Fuzz (2007) e The World’s End (La fine del mondo, 2013) e come entrambi questi film (e come pure i suoi altri lavori Scott Pilgrim Vs the World, 2010, e Baby Driver – Il genio della fuga, 2017) presenta tutti gli elementi tipici del cinema di Wright: umorismo intelligente, montaggio serrato, ottimi attori con buona chimica tra di loro (su tutti il duo Simon Pegg e Nick Frost), sceneggiatura finemente cesellata e trama inattaccabile. Cosa rende questi tre film una trilogia, pur se il termine va usato in modo abbastanza flessibile visto che i film possono essere visti in maniera assolutamente indipendente? Il tema comune è prendere un genere tipicamente hollywoodiano (zombie, poliziesco d’azione e fantascienza) e trasportarlo a una dimensione inglese aumentando via via il focus territoriale (prima Londra, poi una cittadina rurale ed infine i classici pub).

In Shaun of the Dead, quindi, eccoci a Londra insieme a Shaun (Simon Pegg), un ragazzo annoiato dalla vita che passa le sue giornate videogiocando con l’amico di sempre Ed (Nick Frost), lavorando in un piccolo supermarket, e uscendo sempre nel solito pub, The Winchester, con la ragazza Liz (Kate Ashfield). Lei, annoiata, gli lancia un ultimatum, vuole dare una scossa alla propria vita, e a lui non resta altro che ubriacarsi con Ed per sfogarsi un po’. Ma al rientro a casa è deciso a cambiare rotta e fa una lista di cose per rimettersi in carreggiata. Solo che durante la notte scoppia l’epidemia zombie! Così gli toccherà recuperare il rapporto con Liz da leader di un gruppo di sopravvissuti che include, tra gli altri, anche Ed, sua mamma (Penelope Wilton) e il suo attuale compagno (il sempre divertente Bill Nighy).

Come commedia, il film funziona perfettamente: i tempi comici sono tutti perfetti al millisecondo e ci sono sia battute fulminanti sia situazioni assolutamente ilari e memorabili. Splendida la scena in cui Shaun che si sveglia col mal di testa da ubriacatura e arriva fino al supermercato e torna a casa senza neanche rendersi conto dell’apocalisse zombie intorno a lui. Per non parlare dell’uccisione dei primi non morti da parte di Shaun e Ed con il tiro dei dischi di vinile scelti tra quelli sacrificabili della collezione! Anche il salvataggio della mamma col compagno che lancia commenti sarcastici sul figlio di lei è da antologia.

Ma, più in generale, il ritmo del film è indiavolato, non c’è un secondo di stallo, se non quando la cosa è voluta per veicolare la noia di Liz al ripetersi delle stesse uscite negli stessi posti giorno dopo giorno. Lo stile registico di Wright è molto dinamico con un uso del montaggio incredibile, si pensi per esempio ai diversi piani per salvarsi mostrati visivamente coi tagli velocissimi per esaltarne le differenze e dare loro valore comico! E poi non ci si può che inchinare di fronte alla brillantezza della sceneggiatura, tutto si incastra alla perfezione! Per esempio, la lista di Shaun per rimettere in sesto la propria vita altro non è che la lista di ciò che effettivamente accadrà nel film!

Infine, anche la parte horror di Shaun of the Dead è di tutto rispetto: gli zombie sono ben fatti ma, soprattutto, i canoni romeriani del genere sono tutti rispettati! Non solo gli zombie si muovono lentamente e per lo più in gruppo e si uccidono con colpi alla testa, ma è presente una buona dose di satira e commentario sociale. Così come in Dawn of the Dead Romero si faceva beffe del consumismo sfrenato e del capitalismo liberista che stava sopraffacendo qualunque altro stile di vita, qui Wright ci mostra come zombie sin da subito, ben prima dell’epidemia, schiavi dei nostri telefoni cellulari e sempre inquadrati in file ordinate che si muovono lentamente!

Quindi si ride, certo, ma il film fa anche riflettere così come siamo abituati a fare con i migliori prodotti del genere. Shaun of the Dead riesce ad eccellere sia come commedia che come horror. Insomma, vittoria su tutta la linea per Wright che, non a caso, è adesso un nome rispettato nell’industria cinematografica pur se non abituato a incassi stratosferici e non asservito alle logiche delle grandi case di produzione e dei loro prodotti seriali (non a caso fu buttato fuori dal set del primo Ant-Man per differenze creative coi produttori). Ciao!



23 risposte a "Shaun of the Dead: recensione del film"

  1. Immenso capolavoro! All’epoca lo adorai in lingua originale e iniziai a tradurre i sottotitoli perché volevo farlo vedere a mio padre, ma prima che finissi venne distribuito in home video italiano: che fregatura 😀
    La genialità sta anche nel riproporre nella seconda metà del film gli stessi dialoghi della prima metà, scoprendo che quelle frasi avevano una doppia lettura: quella in un mondo “normale” e quella in un mondo zombie. Una cura che purtroppo non ho ritrovato nelle successive opere degli autori.
    Da antologia la parentesi strappacuore dove finalmente padre e figlio riescono a parlare: servivano gli zombie per riappacificarli…

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  2. Questa è una delle pellicole pù belle realizzate sugli zombie. Non è una parodia sugli zombie ma un film con gli zombie. Tocca le stesse tematiche di Romero però in chiave comica anche se la critica sociale è molto forte. Un film che mi fa sempre ridere, montato alla stragrande che riguarderò con piacere ogni volta che posso.

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