Il listone del 2017, secondo semestre

JENETTE GOLDSTEIN & BILL PAXTON ALIENS (1986)E via con la seconda parte! Incoraggiato anche dal commento positivo di Luke che di solito non perde occasione per insultarmi, ecco qualche breve riflessione su tutti i film che ho visto nella seconda parte dell’anno che sta per terminare. E ‘sta cosa mi fa notare che non ho rivisto Aliens (J. Cameron1986) quest’anno, quindi sarà bene che ponga rimedio!!!

Drive (N. Winding Refn, 2011). Sull’onda di Baby Driver mi sono buttato su questo Drive senza saperne niente e… che film! Musiche elettroniche che creano un’atmosfera avvolgente, attori tutti in palla, storia crudissima e regia perfetta… dov’ero quando è uscito sto film???

Baby Driver (E. Wright, 2017). Si, me lo sono riguardato. Si, al cinema tutte e due le volte. L’avevo fatto anche con Mad Max: Fury Road (G. Miller, 2015), a suo tempo…

Lo imposible (J. A. Bayona, 2012). Lo possiamo definire un docu-film? E’ la storia, a quanto pare molto veritiera, di una famiglia inglese sorpresa dallo tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano. Fa paura pensare a una cosa così, ma allo stesso tempo suppongo che le disgrazie capitate a questi inglesi non siano state la cosa peggiore accaduta in quei giorni!

On The Milky Road (E. Kusturica, 2017). Ne ho scritto sul blog. In una parola: imbarazzante.

Mad Max (G. Miller, 1979). Ennesimo film da vedere e rivedere, e ammetto che lo riguardo più del secondo anche se probabilmente ha più difetti. Ci sono proprio legato a questo film, sin da quando ne guardavo e riguardavo la versione (ovviamente censurata) in VHS decenni fa.

Dunkirk (C. Nolan, 2017). Anche di questo ho scritto sul blog: per me nella top 3 di C. Nolan insieme a The Prestige (2006) e Memento (2000). Bello bello bello.

Mystic River (C. Eastwood, 2003). Un Clint in formissima dietro la macchina da presa, un cast di attori eccezionali, una storia cattiva sin dal prologo coi bimbi adolescenti… un thriller drammatico veramente spettacolare.

Mad Max 2 (G. Miller, 1981). Altro film, altro capolavoro di Miller, ancora più violento del primo e ancora più innovativo: praticamente tutti i film con del post-atomico/futuro distopico dopo Mad Max 2 ne prenderanno spunto a piene mani. Mi fa ridere un sacco che gli statunitensi doppiarono il film perché trovavano alieno l’accento australiano degli attori, sui dvd ho entrambe le tracce audio e le differenze fanno molto ridere. Come gli statunitensi.

Verónica (P. Plaza, 2017). Horror spagnolo di cui ho scritto sul blog: diciamo senza infamia e senza lode.

King Arthur (G. Ritchie, 2017). Speravo in qualcosa di meglio, sinceramente. Nell’ultima mezz’ora ho completamente spento il cervello, cosa che mi succede sempre quando mi si satura di effetti speciali al computer che pare di vedere il trailer di The Witcher… e alla fine di questa rilettura del mito di King Arthur mi è rimasto davvero poco.

Abracadabra (P. Berger, 2017). Commedia dai toni un po’ oscuri che riesce a divertire solamente a tratti, e a commuovere solamente a tratti. Ha degli spunti intelligenti, ma non lo definirei un film riuscito. Dentro c’è Antonio de la Torre che come attore continua a volte a convincermi e a volte no. Qui ce la fa (così come anche in La isla minima, 2014, e Tarde para la ira, 2016).

Blazing Saddles (M. Brooks, 1974). Ricordo che lo cominciammo a guardare con Ale e Andre tipo nel ’98 e dopo dieci minuti smettemmo chiedendoci che robaccia fosse. Venti anni dopo preso dalla curiosità me lo sono comprato pensando che fosse stata colpa del doppiaggio italiano… no. E’ proprio un film privo di intelligenza e senza nessuno spunto comico degno di nota. Incredibile che Brooks ci abbia regalato in quello stesso anno un capolavoro come Young Frankenstein e, qualche anno dopo, Spaceballs (1987)!

Misery (R. Reiner, 1990). E riecco Rob Reiner! Gran film Misery, ti tiene incollato al divano (l’ho visto in dvd… al cinema ti terrebbe incollato alla poltroncina!) tutto il tempo, con James Caan e Kathy Bates perfetti dall’inizio alla fine. Ho pure letto il libro, bellissimo, e nonostante questo il film non perde un grammo della sua forza. Incredibile.

The Beguiled (S. Coppola, 2017). Sofia Coppola alla regia non mi ha mai fatto gridare al miracolo, ma questo film ambientato nella guerra civile statunitense è davvero ben fatto. Bravo Colin Farrell, brave tutte le attrici giovani e meno giovani (probabilmente quella che eccelle meno è la Kidman), e bella la ricostruzione storica. Sono curioso di vedere la versione del 1971 con Clint Eastwood (oh, ma sono fissato con quest’omo!).

The Fog (J. Carpenter, 1980). Anche questa una volta all’anno me la guardo, e ogni volta ne rimango affascinato. Considerato un film minore di Carpenter non so perché, ha una storia molto ganza (cthulhesca, direi), è un bel film corale con assedio finale super carpenteriano, e dei pirati fantasma che fanno un sacco di paura. Nel 2018 me la riguarderò un’altra volta!

Tésis (A. Aménabar, 1996). Il cinema spagnolo offre moltissime perle, e questa opera prima è certamente tra le più riuscite nella recente storia del cinema. Molto anni ’90 (non necessariamente un difetto per me), risente un po’ di attori non sempre all’altezza, ma sia la sceneggiatura sia la regia facevano capire che eravamo di fronte a un geniaccio (Aménabar ci ha regalato altri film che vale la pena vedere). Da vedere.

Cop Car (J. Watts, 2015). Sono fissato anche con Kevin Bacon, e in questo Cop Car non delude per niente. Bel film, compatto, ben girato, ben scritto, con bimbi protagonisti che sono sia credibili sia per niente antipatici (come spesso succede coi bimbi protagonisti). Film tutt’altro che leggero, ha anche degli spunti comici sempre ben messi e al servizio della trama. Assolutamente da vedere.

Duel (S. Spielberg, 1971). Eh si, me lo sono riguardato. Oh, è tanta roba!

It (A. Muschietti, 2017). Ne parlavano tutti e sono andato al cinema. Meh. Un film dell’orrore che gioca tutto sui rumori forti ed improvvisi, in cui il mostro è sullo schermo in maniera eccessiva, e in cui le parti migliori sono quelle senza l’orrore. Evitabilissimo.

Beetlejuice (T. Burton, 1988). Praticamente l’esordio alla regia di Tim Burton, con un cast eccezionale (Alec Baldwin, Geena Davis e Michael Keaton) e con una storia divertentissima. Una commedia horror tutta da godere, e per niente invecchiata nonostante siano passati… ugh… trent’anni!

A Nightmare On Elm Street (W. Craven, 1984). Classicissimo del cinema dell’orrore, secondo me è un film che fa ancora paura grazie al non abuso del personaggio di Freddy e alla messa in scena onirica che astrae la storia dagli anni ’80 e la rende quasi senza tempo. C’è un giovanissimo Johnny Depp che è molto divertente da guardare sullo schermo, magari anche per levarvi l’immagine di Jack Sparrow che ormai ha incollata addosso da qualche anno.

Churchill (J. Teplitzky, 2017). Questa è proprio da evitare. A parte un Brian Cox bravissimo, è un film biografico che falsa completamente la realtà, regalandoci un Churchill contrario al D-Day e preso dai rimorsi per i giovani soldati inglesi mandati al macello della guerra. Retorico, poco credibile, e giustamente passato quasi inosservato.

Batman (T. Burton, 1989). Il mio supereroe preferito, uno dei miei registi preferiti, delle musiche che mi hanno accompagnato sin dalle medie (avevo la musicassetta!)… questo capolavoro di film non è che un altro giro down Memory Lane, per me.

Abre los ojos (A. Aménabar, 1997). Se non l’avete visto, sappiate che Vanilla Sky del 2001 non è che un suo remake. Purtroppo l’attore protagonista è pessimo, recita come fosse a teatro ed è sempre esagerato in tutto, e questo il film lo paga. Ma rimane un’idea originalissima e brillante, e anche qui la regia non può che lasciare ammirati.

Batman Returns (T. Burton, 1992). Questo bel film natalizio me lo sono guardato a settembre, ma non importa… forse soffre di un sovrappopolamento di cattivi, ma quando sono interpretati da Danny De Vito, Christopher Walken e Michelle Pfeiffer chi sono io per lamentarmi? Da guardare e riguardare!

V For Vendetta (J. MacTeigue, 2005). Si, la graphic novel è cento volte meglio, sono d’accordo. Ma la graphic novel è talmente un capolavoro, che anche un film cento volte inferiore rimane un buon film, e per me questo V For Vendetta lo è. Poi mi ipnotizza la voce di Hugo Weaving

Celda 211 (D. Monzón, 2009). Altro film spagnolo, altro film molto intelligente che mescola azione e commentario sociale. Aggiungi una buona regia e un attore del calibro di Luis Tosar che è sempre perfetto in qualunque parte faccia, qui nell’incredibile Malamadre. Sicuramente un film da vedere (e rivedere)!

Undisputed (W. Hill, 2002). Altro film ambientato in carcere, questo però statunitense e quindi molto più “esagerato”. Ma trattandosi di Walter Hill regista, anche questo film merita la visione e va oltre l’essere un film “di cazzotti”. Di questi tempi, tra l’altro, sono molto interessanti le parti che trattano dello stupro commesso dal protagonista.

The Terminator (J. Cameron, 1984). L’ho già scritto che è un film perfetto. Lo è. La storia, la regia, gli effetti speciali, gli attori, le musiche… lo so letteralmente a memoria e non posso fare a meno di vederlo almeno una volta l’anno. Per me nella top 10 dei migliori film di sempre!

Blade Runner (R. Scott, 1982). Visto in preparazione del sequel di Villeneuve, Blade Runner è un film criticato e criticabilissimo, ma che non riesco a smettere di rivedere. Ha un’atmosfera unica, degli effetti speciali ancora oggi incredibili e delle musiche inarrivabili, e per favore evitate la versione con la voce narrante di Harrison Ford svogliato che è inascoltabile!

Black Swan (D. Aronovsky, 2011). Lo ammetto, non l’avevo visto nonostante i duecentomila premi che aveva vinto. Devo essere onesto? Un buon film, una storia di crescita, dei begli elementi dark… ma niente che mi abbia fatto gridare al miracolo. Natalie Portman bravissima, ma che ve lo dico a fare?

Blade Runner 2049 (D. Villeneuve, 2017). Ci prova a riprendere le atmosfere del primo, e per un po’ ci riesce anche. Visualmente è un’esperienza unica. Ma il finale con Harrison Ford che DEVE SMETTERE DI FARE I FILM!, e la ribellione in stile Matrix dei replicanti mi hanno lasciato molto amaro in bocca.

Blade Runner (R. Scott, 1982). Si, l’ho riguardato dopo una settimana. Ma stavolta al cinema!!! E se potessi rivederlo al cinema adesso, ci tornerei pure! Sul grande schermo ti avvolge ancora di più, se vi capita l’opportunità andateci senza pensarci due volte.

Gravity (A. Cuarón, 2013). Ed ecco che il fil rouge della fantascienza mi porta a Gravity. Ammetto che in DVD non mi ha impressionato troppo, ma è sicuramente un film da vedere al cinema e forse in 3D, quindi è difficile giudicarlo dal divano… comunque due attori meno credibili di Clooney e Bullock non potevano trovarli nemmeno facendo uno sforzo!

Jurassic Park (S. Spielberg, 1993). Si, il T-Rex è spettacolare. Anche il triceratopo. E le musiche, memorabili. Sam Neill è simpatico. Direi basta. Poi mi si arrabbia Ale, quindi non posso dire che secondo me Jurassic Park è un film mediocre…

The Fly (D. Cronenberg, 1986). E torniamo al cinema dell’orrore (il collegamento qui sta chiaramente in Jeff Goldblum)! Capolavoro di Cronenberg, film cattivissimo, oscurissimo, e con degli effetti speciali ancora oggi impressionanti! Una vera e propria perla.

American History X (T. Kaye, 1998). Questo film è ancora attualissimo, basta leggere le notizie sulle polemiche negli USA riguardo alle bandiere confederate e allo schiavismo (in una parola: il razzismo). Di conseguenza, nonostante la recente visione mi abbia fatto rivalutare il suo valore “puramente” cinematografico, American History X ha una forza dirompente. Sono anche contentissimo di vedere il mitico Avery Brooks in una parte tutt’altro che marginale, peccato non lo abbiano fatto lavorare molto a Hollywood.

Pulp Fiction (Q. Tarantino, 1994). Tarantino ha fatto 7 film e mezzo e per me ha fatto 7 capolavori. Pulp Fiction lasciò di stucco tutti quando uscì 23 anni fa, e ancora oggi è modernissimo, anzi, post-modernissimo, la qual cosa lo rende, probabilmente, immortale. Una gioia per i sensi.

Star Trek VI: The undiscovered country (N. Meyer, 1991). Come dite? L’avevo già rivisto a marzo? Eh, l’ho riguardato anche a ottobre…

Terminator 2: Judgement Day (J. Cameron, 1991). Come dite? L’avevo già rivisto a gennaio? Eh, l’ho riguardato anche a ottobre…

Escape From New York (J. Carpenter, 1981). Si, si, l’avevo già rivisto a giugno… ottobre l’ho finito con i grandi classici, che vi devo dire?

The Devil Wears Prada (D. Frankel, 2006). Un bel cambio di genere! Mi mantengo nella mia convinzione, checché ne dica Ale: per me questo film tra le commedie leggere è tra le migliori, sia grazie a una ricostruzione credo veritiera del mondo della moda, sia grazie alla Hathaway, sia grazie a una splendida Meryl Streep. Detto questo, non è tra i film che riguardo ogni anno, ecco.

Green Room (J. Saulnier, 2015). Il film più crudo e violento che abbia visto negli ultimi anni, dal regista dell’altrettanto meritevole Blue Ruin (2013). C’è un Patrick Stewart eccezionale, e sia la storia sia la messa in scena non potranno che colpirvi (violentemente e favorevolmente). Assolutamente da non perdere.

Jupiter’s Moon (K. Mundruczó, 2017). Visto al festival del cinema, l’ho trovato sia molto ruffiano, sia molto noioso e dispersivo, e con una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. Ne sconsiglio la visione.

Star Trek II: The Wrath Of Khan (N. Meyer, 1982). Che anno il 1982! Con questo film comincia una vera e propria trilogia che merita di essere vista all’interno dell’universo di Star Trek. Se non vi piace la fantascienza, immaginatevi le navi stellari come sottomarini e vedrete che tutto funzionerà allo stesso modo. Non ve ne pentirete!

The X Files (R. Bowman, 1998). Avevo quasi del tutto dimenticato questo film… ingiustamente! E’ bello! Tratta della mithology di X-Files, lo fa benissimo (con solo qualche esplosione di troppo, ma si vede che c’avevano i soldi e volevano usarli), Duchovny e Anderson sono in formissima… ho già voglia di rivederlo!

Black Rain (R. Scott, 1989). Non sono assolutamente un fan di Ridley Scott, ma questo Black Rain lo trovo interessante. Girato per la maggior parte in Giappone sotto una pioggia incessante e quasi sempre di notte, riesce a farti sentire l’umido anche se comodamente seduto sul divano di casa tua. Proprio un bel poliziesco fatto bene!

Jane Eyre (F. Zeffirelli, 1996). Un film classico in tutti i sensi, con Zeffirelli che ricostruisce l’epoca fin nei minimi dettagli. Molto fedele al romanzo della Bronte, è un film ben fatto e non mieloso. Merita la visione.

Dark Shadows (T. Burton, 2012). Finalmente un film godibile del povero Tim Burton, che ultimamente si era un po’ perso dietro vaccate inenarrabili tipo il suo Alice In Wonderland del 2010 o il canterino Sweeney Todd del 2007. Si vede che qui sia Burton sia molto del cast fossero appassionati della serie Dark Shadows degli anni 60, e questa passione esce tutta in un film divertente, pur se non all’altezza dei primi capolavori burtoniani.

Lucia y el sexo (J. Medem, 2001). Ok, l’idea è interessante. Va bene, l’attrice protagonista è carina e brava. Ma io ho solo pensato a strapparmi gli occhi per tutto il film! Il direttore della fotografia merita il carcere per quello che ha fatto qui… tremebondo. Poi anche la sceneggiatura non è che sia perfetta, tutt’altro… ma la fotografia. LA FOTOGRAFIAAAAAAAAAAAAAA!!!

Vacas (J. Medem, 1992). E quindi diamo una seconda possibilità a questo Medem. Niente, mi sa che non entrerà nella lista dei miei registi preferiti. Qui la storia poteva anche essere interessante, seguire la storia di due famiglie per varie generazioni… ma usare gli stessi attori per fare nonno, padre, e figlio delle due famiglie mi è sembrato abbastanza ridicolo (e, alla lunga, confusionario).

The Graduate (M. Nichols, 1967). Lo so, è imperdonabile. Questa è stata la mia prima visione di questo film. Bello bello, devo dire, e ogni volta constatare che Dustin Hoffman non parli napoletano (sono cresciuto sentendolo in TV con quell’accento insensato, scusatemi) ma anzi, che sia un buon attore, mi fa sempre piacere. Dovrò riguardarlo al più presto, ma è certamente un bel film (e i Simpson lo hanno omaggiato in almeno due episodi!!!).

Carnage (R. Polansky, 2010). Teatro al cinema con attori di prima categoria. Non arriva all’ora e mezzo, scivola via benissimo, e i dialoghi sono allo stesso tempo credibilissimi e godibilissimi, così come i personaggi. Per quanto dovremo ringraziare Tarantino per averci regalato Christoph Waltz?

28 Days Later (D. Boyle, 2002). Altra grandissima prova di Danny Boyle, stavolta col genere horror. Questo film fa paura ed è pure una scarica adrenalinica continua, con una regia e una fotografia completamente al servizio della storia, come se pure la cinepresa dovesse sopravvivere al virus che sta sterminando la popolazione britannica. E la colonna sonora è da 10!

28 Weeks Later (J. C. Fresnadillo, 2007). Dignitoso seguito del precedente, non l’avevo mai visto per l’assenza alla regia di Danny Boyle. Pur se peggiore del primo film, si fa vedere, specialmente la prima parte. Nella seconda il relativamente basso budget secondo me paga pegno nelle scene di distruzione della città… e Robert Carlyle che rispunta da tutte le parti tutto il tempo non mi è sembrata la scelta migliore che potessero fare.

The Bookshop (I. Coixet, 2017). Film d’epoca onesto, anche se la voce narrante che racconta le cose invece di mostrarcele mi fa imbestialire. Addirittura c’è un luogo importante per la storia, l’altro negozio di libri, che nemmeno vediamo mai e che ci viene solo raccontato! Inaccettabile. Però musiche, costumi e attori sono tutti di buon livello.

El río de las tumbas (J. Luzardo, 1964). Film colombiano di grande importanza storica, con un forte valore di denuncia e una grandissima forza politica, mostra delle limitazioni evidenti soprattutto con il sonoro e con gli attori. Il regista ce la mette tutta e usa anche delle trovate molto moderne, ma si vede che doveva lavorare con due soldi. Da vedere accettando la pochezza dei mezzi per apprezzarlo a dovere.

The Witch (R. Eggers, 2015). Ed ecco l’ennesima opera prima che fa paura da quanto è bella e fatta bene, e fa pure paura in generale. Senza sottotitoli è molto difficile capire il parlato, un inglese storicamente accurato tanto che in alcuni casi preso direttamente da documenti del 1600. Oscuro, claustrofobico, con molteplici piani di lettura, con musiche azzeccatissime… un’altra gemma del cinema horror recente!

A Single Man (T. Ford, 2009). Dopo essere rimasto positivamente impressionato da Nocturnal Animals del 2016, finalmente ho recuperato il primo film del nostro stilista Tom Ford. Mi piace il suo stile. Mi piace come gira, mi piace il ritmo che dà ai suoi film, mi piace come dirige gli attori. C’è tanto di autobiografico in questo film e si vede che è un’opera prima sentita, e il risultato per me si vede. Da guardare!

The Prestige (C. Nolan, 2006). Da tanto non lo rivedevo e non mi ha deluso. Qui Nolan ha fatto un vero capolavoro, con una storia intricata ma in cui tutto si risolve e ha un senso, con attori bravissimi tutto il tempo, con un montaggio concitato o rilassato a seconda delle necessità della storia, con David Bowie che è sempre una nota positiva in qualunque film… bello davvero.

Doomsday (N. Marshall, 2008). Nel mio mondo ideale a Neil Marshall farei fare almeno un film all’anno! In questo ci sono inseguimenti alla Mad Max, castelli fantasy alla Excalibur (1981), zombie apocalypse alla 28 Days Later, una donna forte protagonista alla Alien (1979), situazioni carpenteriane come non ci fosse un domani… divertimento dall’inizio alla fine!

Rosemary’s Baby (R. Polanski, 1968). Finalmente l’ho visto. Praticamente avevo visto mille film che esistono solamente grazie a questo… ma non avevo mai visto l’originale. Bellissimo, forte come un pugno nello stomaco, con un finale sconvolgente (poi fatto suo da Pino Daniele in ‘O scarrafone, tra l’altro)… voglio già rivederlo!


5 risposte a "Il listone del 2017, secondo semestre"

Lascia un commento